Centu concas centu berritas, dicono in Sardegna! Cento teste cento cappelli; in parecchi, infatti, la penserebbero diversamente: lasciando l’Italia così com’è occorrerebbe piuttosto cambiare gli italiani, inclusi i tantissimi che fanno esistere il PD. Insieme ai tanti altri che fanno esistere il partito uguale e contrario. Solo pochi giorni fa, risultava curioso, per esempio, il coro adulatorio – formato soprattutto da esponenti femminili – con il quale i luogotenenti del PDL hanno salutato una possibie entrata nell’arena politica di Marina Berlusconi. L’effetto ottenuto era così uniforme che spiccava, nell’imbarazzante mare magnum di dichiarazioni e controdichiarazioni, l’implausibile voce contraria di Brunetta: “No, alle dinastie”.
Se c’è un comportamento che si è sempre ammirato nei figli di Berlusconi è stata la signorilità con cui in tutti questi anni hanno accolto le critiche al limite del linciaggio, ricevute, a torto o a ragione, dal padre impegnato in politica. Non mi riesce dunque di capire come tutte queste signore del PDL, che dichiarano un amore viscerale verso la sua progenie, possano augurare a Marina un simile destino. Diversamente da Brunetta, non penso che il problema che si pone sia un problema di “dinastia” politica – la miglior politica statunitense dell’ultimo mezzo secolo l’hanno forse fatta i rampolli di simili dinastie – quanto un problema di “passione” e di “impegno”. Ritengo, insomma, che la leadership politica sia cosa diversa da quella manageriale e richieda altri-skills. Con questo non voglio dire che Marina non abbia tali capacità: ha dimostrato di essere un ottimo top-manager, potrebbe dimostrare di essere un altrettanto valido leader politico, ma questo input deve venire da lei. Di sicuro non deve proporsi perché sollecitato dal coro di yes-women o yes-men di cui sono solitamente circondati questi personaggi.
Paradossalmente, a trarre maggior profitto da una discesa in campo di Marina Berlusconi, sarebbe comunque la sinistra. Di fatto, un simile status-quo, che metterebbe in serio pericolo il suo futuro al governo del Paese, obbligherebbe il PD ad un reale esame di coscienza. E se un Segretario donna fosse meglio? E se una Debora Serracchiani Segretario valesse quanto è più di un Matteo Renzi in quello stesso ruolo? Se il dubbio assilla noi, figuriamoci in quel di Firenze: corri Matteo, corri…
Featured image, Debora Serracchiani, fonte Wikipedia.
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