Quando gli unici abitanti della casa eravamo solo io e mio marito, era una guerra lampo. C’era solo da capire se tenere la TV spenta o accesa. Si, perché c’è una differenza fondamentale fra me e lui: io odio la TV e lui non potrebbe farne a meno.
Quando sono nati i bambini, la guerra è diventata ideologica: mio marito è abbastanza permissivo nel concedere ai figli l’accesso alla TV mentre io sono per limitarne l’uso ai momenti in cui è strettamente necessario. Ad esempio, un uso comune anche per me, è l’immobilizzazione della prole sul divano.La baby-sitter TV mi fa comodo quando voglio andare in bagno senza corteo di bambini e giocattoli al seguito. Si, sono bellini quando, in un eccesso di spirito di collaborazione che, per l’appunto si manifesta in bagno - il famoso “eccesso nel cesso” - magari mi srotolano tutta la carta igienica per asciugarmi dopo la doccia (in fondo a cosa serve l’accappatoio se hai una carta igienica morbida e super assorbente?) … Dicevo, si sono bellini ma è decisamente più confortevole fare la doccia senza rischiare di scivolare sul polpaccio di Barbie messa a riposare dalla figliola sotto il tappetino assorbente.Oppure, per esempio, la baby-sitter TV è utilissima per tenere seduti i bambini finché s’asciuga il pavimento che sono riuscita finalmente a sgrassare dalle impronte di colla e cioccolato. Per inciso, a scanso di equivoci, “colla e cioccolato” non è un cocktail di droghe di nuova generazione che propino ai figlioli per gasarli ma il risultato di un pomeriggio passato magari a incollare disegni, addentando pane e cioccolata. A parte questi usi alternativi e occasionali, l’accesso alla TV, a casa mia, è regolamentato. Seguendo la migliore pedagogia, ho sempre pensato che la TV fosse un’esperienza troppo passiva per creature in crescita e bisognose di ricchi stimoli e molte relazioni umane. Dinanzi alla pedagogia, il dolce papà tace.O meglio, ha taciuto fino a qualche tempo fa, quando mia figlia quattrenne ha cominciato, tutto ad un tratto, a sfoderare nuove conoscenze, trasformando la guerra del telecomando in una modernissima Information warfare, detta in parole povere “guerra dell’informazione”.Io, sfogliando un libro: “Vedi, amore, questo monumento si chiama Sfinge”.Lei: “Lo so, mamma, l’ho visto nel cartone di Giustino” (ndr il cartone è Giust’in tempo”)Io:“…ah..”---Lei: “Mamma, oggi prepariamo per merenda la banana girandola? Ho io la ricetta” Io:“Bene! Te l’ha insegnata la nonna?”Lei: “No, l’ho vista da Daniel Tiger”Io: “…ah..”----Lei: “Mamma, sai come si dice papà in inglese? Si dice Daddy.” Io: “Brava! Come lo sai?”Lei: “L’ha detto Dora” (ndr il cartone è “Dora esploratrice”)Ecco, questa è stata la scena peggiore. Mio marito era là che assisteva e commentava ridacchiando “Lo dicevo io che la TV è importante. E noi che spendiamo soldi nel corso d’inglese quando Dora lo fa gratis ...”CONCLUSIONI SERIE DELLA VICENDA BELLICA- Continuo a pensare che meno TV significa: più creatività, meno emozioni indotte e più equilibrio interiore, più relazioni umane. La televisione, quindi, è limitata a certi orari ed usi e con gli opportuni temperamenti alla regola. Se dopo ore di giochi, letture, danza e altre attività, la mia bambina è stanca, guardare insieme un bel cartone stando abbracciate sul divano è un’esperienza positiva.- Con le TV tematiche, la scelta dei programmi per bambini si è ampliata rispetto ai tempi in cui eravamo noi bambini e ce ne sono alcuni molto istruttivi e divertenti. - Se i bambini hanno l’abitudine di raccontare quel che hanno visto, ascoltare le loro interpretazioni e le scene che più li ha colpiti è un altro modo per conoscere i nostri figli e capire i loro vissuti interiori.Come spesso accade, non è lo strumento da valutare ma l’uso che se ne fa. E a casa vostra chi vince la guerra del telecomando?Ketty