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La guerra giusta di Frattini

Creato il 07 gennaio 2011 da Silvanascricci @silvanascricci

Il ministro degli Esteri Franco Frattini, ha proprio una bella faccia da tv.

E non fa nulla per nasconderla, anzi, la esibisce da serio professionista.

E’ del tutto chiaro che pur avendo piena coscienza del suo talento estetico, non poco deve essersi impenato, volenterosamente, per migliorarne la resa espressiva.

Ha studiato e si vede.

Probabilmente si è testato davanti allo specchio, assumendo l’aria assorta che gli è usuale e chiarendo una volta per tutte che il mento sollevato e la testa leggermente reclinata indietro fanno autorevolezza.

Allo specchio, forse, ha provato perfino a rivolgersi delle domande e ad esercitarsi nell’arte mimica di rispondersi.

Voltandosi su di un lato e poi sull’altro e riflettendo se sia meglio mostrare il profilo destro o sinistro.

Chiunque appaia in tv, infatti, sa che non conta tanto ciò che si dice, quanto il come che accompagna, circonda e spesso vanifica il cosa.

L’ideale astratto e quasi irraggiungibile – che sconfina nella mistica zen – sarebbe quello di riuscire a non dire assolutamente nulla, apparendo ragionevoli e sapienti.

E il ministro Frattini, coraggiosamente ha quasi raggiunto la perfezione.

Se ne avuta una dimostrazione durante la sua ultima apparizione a “Porta a Porta” di lunedì scorso.

Monica Maggioni, in studio, aveva appena finito di dire che “una delle storie di cui l’America di oggi fa fatica a parlare è dei soldati che tornano dalla guerra e non l’abbandonano più”, che Bruno Vespa gli rivolge una domanda a bruciapelo: “ministro Frattini, è stata una guerra giusta quella in Iraq?”.

Senza perdersi d’animo, con l’aplomb da consumato statista della postura, per non parlare della frittata di una sciaguratissima guerra il ministro la prende ‘ab ovo’.

“Oggi, dopo sette anni da quell’inizio dell’attacco anglo-americano all’Iraq, abbiamo un governo con una coalizione di partiti, che ha superato due volte elezioni libere…” concludendo la ‘peroratio’ pro bellica con la toccante riflessione che “quell’azione ha liberato un popolo, non soltanto un paese”.

Non solo giusta, quindi, ma sacrosanta; Vespa, tuttavia, ha la malaugurata idea di ascoltare il parere di Rino Fisichella, che sembrerebbe innocuo verso il governo, perchè di recente ha persino sminuito la bestemmia pronunciata dal premier, e che forse saprebbe ‘contestualizzare’ anche la guerra in Iraq.

E invece no.

Il monsignore non si trattiene: “sentir parlare di guerra giusta mi risulta molto difficile da accettare”.

Massimo Cacciari, in collegamento, accompagna con ampio cenno d’assenso ogni parola dell’arcivescovo che prosegue in un climax ascendente: “come si può dire che si fa una guerra per portare la democrazia? è paradossale, è contradditorio”.

E Frattini? come reagisce all’attacco del prelato?

La faccia in tv è tutto, e su tutto trionfa.

E la sua appare impermeabile al principio di non contraddizione.

Si mimetizza e nasconda nelle stesse parole dell’altro e non batte ciglio.

Anzi, no.

Sulle ultime frasi di Fisichella, con impercettibile movimento degli occhi, sembra quasi ineffabilmente che annuisca.



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