Il PUS (massoni, latifondisti, la mafia) usarono il terrore della banda Giuliano finché fu necessario, finché non ottennero i loro scopi. Annacquare la riforma Gullo sull'agricoltura, il riconoscimento dell'autonomia siciliana (da cui figliarono tutti gli sprechi e i clientelismi della macchina regionale), la fine dell'avventura delle sinistra che avevano vinto le elezioni regionali nel 1947. Questa la scheda del libro che potete prendere dal sito dell'autore:
Per quanto non dichiarata, fu una guerra ad altissima intensità.Si combatté in Sicilia fra il 1943 e il 1950, tra lo sbarco degli anglo-americani e l’uccisione di Salvatore Giuliano.Il numero finale dei caduti, malgrado manchi una contabilità ufficiale, oscilla tra i 1500 e i 2000: soldati, carabinieri, poliziotti, mafiosi, banditi, indipendentisti, fascisti, comunisti, sindacalisti, poveri cristi.Di volta in volta cambiarono i pupi e gli scenari, mentre il puparo rimase sempre il Partito unico siciliano, il Pus (massoni, imprenditori, boss di Cosa Nostra, politici di ogni colore, giudici). E suoi alla fine furono i guadagni. Come avrebbe sancito Totò Riina:«Per fare la pace, bisogna prima fare la guerra».Sul sito di Alfio Caruso potete leggervi anche il primo capitolo. I link per ordinare il libro su Ibs e Amazon
Furono sette anni di anarchia e terrore indiscriminato con lo Stato ospite indesiderato. Cominciarono gl’indipendentisti, cioè i grandi proprietari terrieri e i nobili per difendere anche i centimetri dei latifondi. Proseguirono gli agitatori fascisti per sabotare la leva obbligatoria in favore dell’esercito della nuova Italia.Poi avvennero le rivolte contro la politica dell’ammasso, la guerriglia per il pane, la ribellione di Catania, di Comiso, di Piana degli Albanesi, di Vittoria, di Ragusa, di Giarratana, di Scicli, di cento altri comuni, dove l’esercito per ristabilire l’ordine fu costretto a utilizzare mitragliatrici, cannoni, blindati.
In un misterioso agguato venne ucciso il personaggio più singolare di tutti, il professore universitario Antonio Canepa: nella sua breve vita aveva preparato un attentato a Mussolini, ne era diventato uno sperticato agiografo, aveva guidato la cellula dello spionaggio britannico nell’isola, aveva infiammato con un libello i cuori degli indipendentisti, si era clandestinamente iscritto al Pci.A intorbidare viepiù le acque provvidero la congiura per instaurare a Palermo una monarchia con i Savoia e l’arruolamento nell’Esercito dei volontari per l’indipendenza siciliana, Evis, della banda Giuliano a ovest e di quella dei niscemesi a est.Ne sarebbero discesi la strage di Portella delle Ginestre e quella degli 8 carabinieri di feudo Nobile, sulle quali da quasi settant’anni proseguono misteri e depistaggi.
Nell’ombra tramavano i grandi boss della mafia.Avevano individuato in Giuliano lo strumento perfetto dei propri disegni, lo fecero diventare il pericolo pubblico numero uno onde poter ricattare le Istituzioni e contrattare il prezzo della consegna, il più alto possibile: l’inossidabile alleanza fra la disonorata società e rappresentanti dello Stato, che sarebbe proseguita per oltre mezzo secolo.
Naturalmente Giuliano mai sarebbe potuto arrivare vivo in un’aula di tribunale.