Magazine Diario personale
Sta per iniziare la stagione delle corse campestri e non sto nella pelle.
Il mondo delle corse campestri è un mondo un po' parallelo a quello del running abituale.
Mentre nelle gare su asfalto, le classiche 10km, trovate letteralmente di tutto, dal fenomeno del quartiere alla massaia con doppio guinzagli e barboncini al seguito, sull'erba bagnata i personaggi sono un po' di versi.
Diciamo che è un gradino superiore, una corsa un po' da fissati.
Un po' perché per il soggetto medio fa più effetto tornare a lavoro il lunedì e dire ai colleghi "ho fatto una gara di 10km" oppure "ho fatto una MEZZAmaratona" piuttosto di "ho corse per 6km in mezzo ai prati", un po' perchè non a tutti piace l'idea di infangarsi di prima mattina, la fauna in questi paesaggi è sempre abbastanza ridotta.
Insomma, finalmente il modo migliore per utilizzare quei fottuti campi da golf!
Attenti però.
L'ambiente, solo apparentemente, è più allegro e goliardico.
La presenza di tanti bambini (le corse campestri restano anche e soprattutto un mondo sano per inserire i piccoli nell'agonismo podistico) non deve ingannare.
Mentre nelle corse su asfalto si ricerca quasi sempre la prestazione personale, dove limare anche 5" al PB può girare l'umore di una domenica intera, nel cross country le velleità prestazionali si riducono eslusivamente ad una battaglia con gli avversari.
Qui non c'entra niente la sfida con se stessi, qui si punta un avversario e si fa di tutto per arrivargli davanti.
Non si tratta di correre il più veloce possibile, ma di quanto più a lungo riesci a correre veloce.
Con tutte quelle subdole "scorrettezze" che questo tipo di competizione prevede, dal taglio improvviso di una curva alle gomitate ai fianchi alla pestata sui piedi.
Già, perché sul prato mica si corre con le scarpe da running tradizionali.
O meglio, potete pure correrci, ma non siete adeguati all'ambiente.
Sull'erba si corre con le scarpe CHIODATE.
Chiodi naturalmente un po' più lunghi di quelli da pista.
Non vi preoccupate, visto che non se le compra nessuno, costano la metà di quelle "normali".
Per restare sul discorso abbigliamento, la canotta deve essere il più vintage possibile, possibilmente non in licra ma grigia di cotone con scritte old style, per farla impregnare ed inzuppare bene di fango e rendere il tutto più "vissuto.
E poi c'è la tradizione, inventata da me lo scorso anno, ma che pare sia già diventato motivo di affluenza a questo circuito.
Le ciambelle fritte a fine gara.
Naturalmente sporche di fango.
Venite a sudarvele.
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