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La Isla Mínima di Alberto Rodríguez, dal 3 dicembre al cinema

Creato il 14 novembre 2015 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma
la isla minima

Profondo sud della Spagna, 1980. In un piccolo villaggio in cui il tempo sembra essersi fermato – nei pressi di un labirinto di paludi e risaie – si e installato un serial killer responsabile della scomparsa di molte adolescenti delle quali nessuno sembra interessarsi. Ma quando due giovani sorelle spariscono durante le festività annuali, la madre spinge per un’indagine e due detective della omicidi arrivano da Madrid per cercare di risolvere il mistero. Sia Juan che Pedro hanno una vasta esperienza nei casi di omicidio, ma differiscono nei metodi e nello stile. Dovranno ben presto fronteggiare ostacoli per i quali non sono preparati.Uno sciopero dei lavoratori locali mette a rischio il raccolto del riso e distrae i detective, messi sotto pressione affinché il caso si risolva rapidamente.Con loro grande sorpresa, le indagini in corso portano alla luce un’altra fonte di ricchezza per il villaggio: il traffico di droga.Gli investigatori vengono intrappolati da una rete di intrighi alimentata dall’Apatia e dalla natura introversa della gente del posto. Niente e ciò che sembra in questa isolata e opaca regione e l’indagine incontra difficoltà inaspettate.Entrambi gli uomini capiscono di dover mettere da parte le rispettive divergenze professionali se vogliono fermare lapersona responsabile della scomparsa delle sorelle prima che altre ragazze facciano la stessa fine.

La isla mínima nacque alcuni anni fa, in una mostra fotografica che ero andato a visitare con Alex Catalán, direttore della fotografi a e mio buon amico. Atín Aya, il fotografo di Siviglia, si era dedicato a catturare le ultima vestigia di uno stile di vita che era esistito per secoli nelle paludi del fiume Guadalquivir. Molte delle fotografi e erano ritratti di abitanti del posto e mostravano un misto di rassegnazione, diffidenza e durezza che erano parte di quei volti congelati nel passato e che, con la meccanizzazione del lavoro, molto probabilmente non avrebbero avuto un futuro duraturo. La mostra rifletteva la fine di un’era, di un’epoca. Questo è stato il mio primo contatto con La Isla, un paesaggio crepuscolare, adatto a un western di fine secolo. Per alcuni mesi, durante il 2009, con Rafael Cobos abbiamo giocato con la possibilità di scrivere un “noir”, traendo ispirazione dal romanzo di Bolaño 2666 e da film come Il mostro di Mägendorf di Ladislao Vajda, e altri: Memories of Murder, Chinatown, Giorno maledetto, ecc. Come fonte di ispirazione avevamo anche tutto quello che le paludi evocavano in noi, un magico e misterioso luogo in cui la ricchezza e il potere hanno vissuto spalla a spalla con il dolore e la tristezza di personaggi che sono il risultato di un passato politico e sociale. Con tutte queste informazioni a disposizione abbiamo iniziato a scrivere la storia. Abbiamo deciso di ambientarla nel 1980, un anno di grandi tensioni politiche in Spagna, una tensione che doveva essere percepita in sottofondo, come un digrignare di denti. – Alberto Rodríguez.

locandina



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