Quadro terzo - La fontana
Dopo un anno passato in Corsica, Jacòni fa ritorno in Gallura. Il poeta ha lasciato intendere ai suoi compaesani di aver trascorso il lungo periodo occupato in commerci. Solo Filianu sa che il soggiorno nell'isola francese gli è servito per costruirsi un alibi. Un mese dopo la partenza, Jacòni ha attraversato nottetempo le Bocche di Bonifacio, ha compiuto il delitto che Filianu gli ha commissionato - l'uccisione del suo avversario Peppe Medonna - ed è tornato in Corsica. Ora è giunto finalmente il momento di ricongiungersi ad Anna, in base agli accordi stretti con il padre della sua innamorata.
Mentre il ragazzo si rinfresca alla fontana sopraggiunge Pasca, sconvolta per la perdita della bambina nata dalla sua relazione con Burédda. Tra frasi sconnesse, la poveretta informa Jacòni delle imminenti nozze del suo amante Burédda con Anna. Jacòni resta folgorato dalla rivelazione. Sulle prime cerca di convincersi che quelle parole siano solo il delirio di una donna fuori di sé, ma poi è costretto ad arrendersi alla realtà. Passa un gruppo di pastori che accompagna Burédda allo stazzo di Filianu per organizzare la pricunta, ossia la domanda di matrimonio secondo il rituale gallurese. Con il cuore in tumulto, leggendo negli eventi il segno del destino, il poeta accetta di cantare per gli sposi la 'canzone a ballo' che gli ha ispirato la fontana.
Quadro quarto - La pricunta
Nello stazzo di Gjompàulu Filianu fervono i preparativi per il fidanzamento di Anna e Burédda, a cui partecipano i rappresentanti più autorevoli delle due famiglie. Come da tradizione, gli uomini armati sono raccolti davanti allo stazzo chiuso. Li capeggiano due poeti-cantori: Frési, l' alligadori cheesalta il valore della sposa, e Fascióla, l' omu di la pricunta, il procuratore dello sposo. Dopo il 'contrasto poetico' e la presentazione della sposa, è il momento dell' abbracciu, il fidanzamento ufficiale della coppia. Tutti si stringono in cerchio e Jacòni intona la 'canzone a ballo', che esprime tutto lo strazio per il suo amore spezzato. Matalena frena a stento i singhiozzi, mentre Anna non regge a tanto dolore e si accascia tra le braccia di Anghilesa. Le donne interpretano il malore come il presagio di un'imminente sventura e preparano uno scongiuro contro il 'malocchio'. Nella confusione generale, Jacòni approfitta per uscire furtivamente dallo stazzo. Improvvisamente rintrona un colpo d'archibugio; Jacòni rientra correndo nello stazzo e chiede notizie di Filianu. Un gruppo di pastori sopraggiunge dal bosco, portando il corpo di Filianu ferito a morte; prima di spirare, il vecchio riesce a mormorare che la giustizia di Dio si è compiuta.
Quadro quinto - La zidda
È passato un anno dall'omicidio di Filianu, che la gente del paese ha interpretato come una vendetta dei familiari di Peppe Medonna. Anna ha disdetto le nozze con Burédda, che si è unito a Matalena. Chiusa nella sua casa dove arde la zidda, il focolare, la ragazza tormentata dalla solitudine si dibatte tra l'amore e l'orrore per Jacòni, che sa essere l'assassino del padre. Anghilesa però non si lascia travolgere dall'odio per il poeta, ma anzi interpreta le sue azioni come uno strumento della volontà divina. Incoraggiato dalla donna, Jacòni chiede ad Anna di non opporsi al compimento del destino, che vuole la loro unione; e finalmente la ragazza si abbandona tra le sue braccia.