
Tre razze canine a confronto
Massimo Pizzoglio per il Simplicissimus
Ammetto di non aver mai provato una simpatia viscerale per Michela Vittoria! Brambilla (credo che lei lo pronunci così, con il punto esclamativo).
Epidermicamente mi infastidisce il suo autoimponente presenzialismo, la sua pretesa sensualità (ci ha ammannito autoreggenti e altri dettagli intimi in tutte le occasioni, anche e soprattutto da ministra), il suo animalismo da “matteeenero! mmaccheccariiino!” rivolto anche al cucciolo di scarrafone (salvo poi accompagnarsi con blasonatissimi e pedigreetissimi quadrupedi).
Sulla sua inattività politico-amministrativa molto si è già detto e constatato; sul suo sgomitare per guadagnarsi un posto al sole, ora che il suo idolo (il porcello d’oro?) è in affannata disgrazia, molto ci tocca leggere sulle cronache estive, si sa sempre a corto di argomenti balneari.
E così ci siamo sorbiti la scenetta del grande successo dell’aver ottenuto da Moretti la concessione a far salire i cani sulle frecce rosse (per farli salire sulle frecce tricolori si sta lavorando Di Paola), con la rossa accompagnata da due Golden Retriever coiffatissimi che si prendeva tutto il merito e con qualche milione di italiani (che le frecce ferroviarie se le può permettere solo viste alla stazione) che non aspettava altro, tanto da cassaintegrati a zero ore di tempo per viaggiare in treno coi cani ce n’è.
Lei, che favoleggia amore, commozione e compassione per qualunque povera bestiola che soffra, sul suo sito, però, parla dei cinque greyhound irlandesi salvati da morte certa dopo una vita nei cinodromi: delle migliaia di randagi destinati a morte certa dopo una vita grama sui pubblici autodromi non fa cenno.
Ma la maestrina dalla frangia rossa è inciampata proprio nella “sua” Lecco (ricordate il presunto movimento ForzaLecco?): il comune le ha tolto la gestione del canile municipale che la sua associazione L.E.I.D.A. aveva in appalto da dieci anni.
E non per biechi sgarbi politici, ma perchè, a seguito di numerose denunce, l’A.s.l. ha fatto un’ispezione e ha verificato il pessimo stato in cui le (davvero) “povere bestiole” erano costrette a vivere: strutture fatiscenti, impianti fuori norme, igiene assente ingiustificata.
Condizioni, a parte lo scopo finale, peggiori di quelle del famigerato lager Green Hill contro cui la nostra, almeno a parole, si era tanto battuta (anche perchè i cani erano dei Beagle, mica bastardini-coda-a-ricciolo) e di cui ancor millanta il merito della chiusura.
E forse “Forza, lecca!” è il comando con cui, in tutina strizzata di pelle nera e frustino, ordina ai disgraziati randagini di ripulire la scarna ciotola dalla sbobba di papilloniana memoria.
Adesso la L.a.i.d.a. (come viene chiamata da molti colleghi, di partito e non) dovrà renderlo al comune, con uno smacco d’immagine non trascurabile, di cui se ne fregherà come già fece quando fu, da ministra per il turismo, più volte beccata in Costa Azzurra a far vacanza o quando riempì l’A.c.i. di parenti e amici.
Tutti bipedi, sfortunatamente.
