Magazine Società

La laurea non e’ solo un pezzo di carta

Creato il 29 aprile 2012 da Speradisole

LA LAUREA NON E’ SOLO UN PEZZO DI CARTA

LA LAUREA NON E’ SOLO UN PEZZO DI CARTA
Ho apprezzato moltissimo le parole del ministro Fornero quando ha sostenuto che è meglio che gli operai che accumulano un po’ di soldi, anziché investirli nella seconda casa, facciano studiare i figli.

In Italia i giovani non hanno fiducia né nella ripresa né nel valore di investire in se stessi. E non ce l’hanno perché i primi a non avercela sono i loro genitori, i loro maestri e i loro governanti.

Ricordiamo bene cos’ha detto Tremonti a proposito di cultura che con la “cultura non si mangia”. Ma non è così. Tremonti ci doveva spiegare come mai lui ha studiato e perché lo ha fatto e mi pare che lui, con la cultura e lo studio, ci mangi piuttosto bene.

Tutte le persone che ormai da tempo continuano a dire che tanto studiare non serve, non sono in buona fede. Che è meglio essere umili, accontentarsi magari di terminare la scuola dell’obbligo e imparare un mestiere, lo dicono perché hanno paura della concorrenza del figlio dell’operaio, se, come dovrebbe essere, venisse premiato il merito e non il cognome che si porta. Un diploma non è abbastanza.

Nessuno ha detto a questi giovani che la probabilità di restare disoccupati senza un titolo di studio superiore è il doppio che in presenza di un titolo.

 E nessuno dice ai giovani che, anche in presenza di un titolo, c’è un’enorme differenza di prospettive tra un diploma e una laurea. Dati Istat indicano che nell’arco della vita lavorativa i laureati hanno un tasso di occupazione di oltre 11 punti percentuali maggiore rispetto ai diplomati (77% contro 66%).

Non solo, guardando al lungo periodo i laureati hanno retribuzioni che in media sono superiori del 55% rispetto a quelle dei diplomati. Un gap che chiaramente si accumula con il tempo e che si reduce tra i più giovani. Ma anche nella fascia di età tra i 25 e i 34 anni la retribuzione dei laureati supera del 30% quella dei diplomati.

E’ sciocco quindi consigliare ai giovani di non andare all’università perché i salari di ingresso sono analoghi tra laureati e diplomati. Un salario di ingresso non dura tutta la vita, ma una vita professionale ne dura minimo 30. E l’effetto dell’istruzione nell’arco di questi 30 anni è enorme.

Inoltre l’ignoranza, nel senso di mancanza di cultura, in un paese crea solo guai.

Le statistiche, riportate a suo tempo, mettono in evidenza quali titoli di studio avevano le persone che votarono per Berlusconi:

** Senza titolo/licenza elementare (52,9%)

** Licenza media inferiore (25,4%)

** Diploma di media superiore (18,5%)

** Laurea (3,2%)

Quasi l’80% dell’elettorato berlusconiano ha interrotto la propria carriera scolastica estremamente presto. In pratica in Italia tutti gli analfabeti, semianalfabeti o analfabeti di ritorno (senza condanna per questo status, ma è la presa di coscienza di un dato di fatto) votarono per Berlusconi. Plagiati dalla televisione, dai predicatori che incantano o da chi parla più forte, questi elettori non hanno un substrato culturale sufficiente a schermare ed interpretare i messaggi che giungono loro.

Finché ci sarà ignoranza, non ci saranno neppure dei buon governi. Populisti, demagoghi e saltafossi la faranno da padrone.



Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :