Il capogruppo della Lega Franco Mazzocco lo ha proclamato alla fine del consiglio provinciale di oggi, e con un senso di liberazione e dando l’idea di una gran voglia di chiarezza: “Per chiarire tutti i dubbi che ci sono anche all’interno dei gruppi consiliari proporremo nella prossima seduta la società dell’acqua interamente pubblica”. Arriva il dies irae: ciascuno prenda posizione, la Lega può essere decisiva come già lo è stata in passato.
Momenti di confusione d’altra parte non ne sono mancati, e sempre sul tema principale della riunione di oggi, la riforma della gestione dell’acqua. Un giorno intero di discussione, a partire dalla commissione di stamattina per finire con l’assemblea dei sindaci di Padania Acque di stasera.
Il direttore dell’Ato Scaravaggi stamattina in commissione ha dichiarato chela situazione si fa caotica, quanto alla riforma del servizio idrico integrato. Infatti la provincia di Lodi ha scelto la il modello di società in house, quella di Cremona è incamminata verso la società mista e quella di Mantova sembra a propria volta dirigersi verso la società mista. Tutte e tre le Province dovranno fondersi, e le complicazioni quindi si sommano.
Giampaolo Dusi (Rifondazione), ricordato l’intervento di Scaravaggi, chiede che la gestione dell’acqua sia affidata a una società interamente pubblica. Lo fa con un ordine del giorno che non passa, perché il presidente Salini risponde sostenendo che c’è un problema formale: “Il testo parte dalla necessità di non remunerare il capitale investito, ma conclude chiedendo che la società di gestione sia interamente pubblica: sono due argomenti diversi”. Sono i due argomenti dei due referendum sull’acqua, legati tra loro: ma Salini e la maggioranza fermano la richiesta di Dusi. Salini inoltre afferma che “la tariffa viene stabilita dall’Ato con il parere vincolante dell’assemblea dei sindaci, non dal consiglio provinciale”.
L’ordine del giorno Dusi è al punto 10 ed è dedicato al Piano d’Ambito che prevede che nella futura società mista, ancora non costituita, il privato goda di un utile del 20% circa rispetto al capitale investito. Per chi ha votato sì ai referendum quell’utile non ci dev’essere. L’indirizzo politico che vuol dare Dusi non passa.
Poi il Pdl e la Lega presentano due documenti diversi, il consiglio provinciale viene sospeso per venti minuti. Dubbi e sospetti, incertezze e complicazioni corrono da un gruppo politico all’altro, gli stessi singoli gruppi presentano distinzioni al loro interno. Spunta il sospetto che Pdl e Lega combattano solo per una poltrona nel consiglio d’amministrazione del società di gestione provinciale. La Lega vuole un proprio rappresentante e non accetta di essere estromessa.
Le opposizioni, da parte propria, si dividono sulla Lega: votare astenuto sul documento della Lega o no? Il documento fa riferimento a una società pubblica che però non distingue bene, secondo i critici, tra enti locali e aziende ex municipalizzate. In tal modo si verrebbe a creare, sempre per i critici della Lega, un conflitto d’interessi tra Comune di Cremona e Aem: l’uno entrerebbe nella parte pubblica della società provinciale di gestione, l’altra nella parte privata (o meglio di diritto privato). In tal modo una società realmente privata potrebbe presentare ricorso al Tar, vincerlo e ottenere così che venga indetta la gara per creare una vera società mista. Ma resta il dubbio che dare sostegno alla Lega significhi solo dare aiuto a una caccia alla poltrona: un’astensione, secondo il Pd, verrebbe poi intesa così.
La Lega presenta la propria opzione perché il privato non entri, e nello stesso tempo si salvi il concetto formale di società mista. Una soluzione che per l’opposizione non reggerebbe di fronte a un ricorso.
Giuseppe Torchio, lista civica, chiede che si voti astenuto sulla proposta leghista. Il Pd invece vota contro. Infatti Cesare Mainardi afferma che “l’amministratore pubblico deve soltanto trovare il modo di realizzare la volontà popolare” in un caso come questo, in cui nei referendum la maggioranza dei sì è stata schiacciante e trasversale, da destra a sinistra.
La mozione della Lega, per quanto proponga un società pubblica, non passa: ottiene nove voti, la sostiene col proprio sì anche Giuseppe Trespidi (Udc).
Distinzioni in vari gruppi: Massimo Araldi si differenzia da Giuseppe Torchio, Antonio Agazzi propone un emendamento al Pdl, che viene bocciato.
Il Pdl insiste sulla società mista e la ripropone con un proprio documento. Il segretario provinciale Pdl Luca Rossi spiega che la parte pubblica sarà maggioranza e avrà sotto controllo il percorso autorizzativo.
Il Pd da parte proprio chiede che venga corretta la delibera dell’azienda speciale Ato, la sola proposta esistente di società di gestione provinciale del servizio idrico integrato (cioè tutto compreso, anche i depuratori di proprietà dei Comuni): è la famosa e discussa delibera sulla società mista, dell’11 ottobre 2011. Già, oltre un anno di discussioni e non si è deciso.
Ma non si è deciso perché il centrodestra è maggioranza e non accetta l’esito dei referendum. Le opposizioni hanno puntato su due alleanze: il Comune di Cremona, che in un primo momento si era detto favorevole a rispettare il referendum, ricevendo una delegazione del comitato acqua pubblica. Altro alleato la Lega, che il 21 dicembre 2011 ha fatto passare in consiglio provinciale il documento che prevede la società pubblica, piegando il Pdl e ottenendo il consenso del centrosinistra.
Il Pd sostiene che poi nel marzo 2012 la Lega ha cambiato parere, caduto il segretario della federazione cremasca Angelo Barbati.
Dunque il consiglio provinciale si conclude con un proclama che riapre i giochi. Ma quando si chiuderanno con un’effettiva decisione? E ci sono le condizioni per prendere una decisione che poi non venga battuta da un ricorso al Tar da parte di una multinazionale europea?
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