[LGBT] La legge del desiderio (1987, tit. or. La ley del deseo) è il film di Pedro Almodóvar che rivedo sempre con più sorpresa per le sue tinte fosche e accesissime, molto melodrammatiche, per la carica eversiva dei suoi eccessi così "realistici".
La storia è quella di Pedro Quintero (Eusebio Poncela), regista alle prese con una storia ormai agli sgoccioli con un ragazzo, Juan (Miguel Molina), tanto bello quanto incapace di amarlo. In più, l'uomo deve provvedere alle necessità economiche (e affettive) della sorella Tina (Carmen Maura) attrice complessata alla quale è stata affidata la piccola Ada (Manuela Velasco). In una situazione così precaria, viene però in aiuto la vita mondana di Pedro, che - frequentando il mondo dello spettacolo - non ha difficoltà a imbattersi in molte persone, alcune delle quali anche interessanti: si imbatte così in Antonio (Antonio Banderas), con il quale inizia una relazione molto complessa, dove è lui, stavolta a nutrire forti dubbi. Il temperamento tutt'altro che lineare del giovane e i sentimenti ancora forti di Pedro per Juan avvitano la vicenda in un susseguirsi di colpi di scena sorprendenti anche per chi è avvezzo alla cinematografia di Almodóvar.
La legge del desiderio è un teorema sull'emotività e sulla suggestione, suffragato dall'accompagnamento di canzoni indimenticabili (tra le quali spiccano Ne me quitte pas, Lo dudo e - nella scena più drammatica - Guarda che luna). Ma è anche un geniale incontro dei generi più diversi e popolari, che sembra pensato apposta per la televisione più ancora che per il cinema: dal melodramma, appunto, al giallo, dalla tragedia alla telenovela. Nell'insieme, però, Pedro Almodóvar spinge sul versante più fosco, in un film dove non c'è quasi intimità, bensì solitudine, non c'è introspezione, ma l'apoteosi del tentativo di scrivere la propria vita secondo il vissuto e, se occorre, l'effimero. Qui, forse più che in altri film del genio spagnolo, il raccontare e il raccontarsi ha un rilievo decisivo sull'agire, la parola e l'emozione precedono e guidano le azioni dei protagonisti.
I personaggi - compresi i due poliziotti, padre e figlio (nella finzione e nella realtà: Fernando Guillén e Fernando Guillén Cuervo) - obbediscono tutti a una legge non scritta del desiderio, come se fosse la parola definitiva, e in ogni caso quella decisiva sulla loro vita. Hanno tutti un che di marionettistico, è vero: ciononostante ci trapassano con la loro folgorante autenticità, perché ci parlano di sé e di noi, senza filtri, con immediata simpatia. Perciò, se non suscita proprio commozione nel suo avvitarsi pericolosamente su se stesso, nella sua rapida sintesi La legge del desiderio continua tuttavia a imprimersi nello spettatore con forza e con intelligentissima ironia.
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