- Terraferma – 2011 - ♥♥♥♥ e 1\2 -
di
Emanuele Crialese
L’ ultimo film di Emanuele Crialese è ambientato in un’ isoletta sperduta del Mediterraneo, della quale volutamente non si cita il nome, ma che chi conosce quei luoghi riconoscerà come Linosa. In quest’ isola dimenticata anche dalla moderna geografia il mare sembra essere l’ unico vero deus ex machina. E’ mezzo di sostentamento per la comunità di pescatori locali ma è anche portatore di novità e di ricchezze per chi ne sfrutta il turismo derivante dalle bellezze dei suoi fondali. Due generazioni a confronto fin dai primi minuti del film sono evidenziati da Crialese, quella dei figli che sfruttano il turismo e sono attratti dai lussi dei turisti e quella degli anziani pescatori che vogliono mantenere intatte le usanze e le tradizioni isolane. In mezzo a queste due ci stanno i giovani, con i loro dubbi e le loro continue incertezze; in perenne bilico tra questi due stili di vita, rappresentati dal ventenne Filippo. Filippo non sa ancora che decisione prendere in merito alla sua vita, orfano di padre, inghiottito anche lui misteriosamente dal mare, si ritrova a lottare tra le contraddizioni dei suoi coetanei e ciò che i suoi parenti gli propongono come alternativa di vita. Poi c’è Giulietta (Donatella Finocchiaro), giovane vedova e madre, che nasconde i propri ricordi e la sua casa affittandoli ai turisti, combattuta tra la volontà di un futuro migliore per suo figlio e la sua insoddisfazione personale. Ma sicuramente uno dei protagonisti indiscussi di Terraferma è il mare. Proprio da quel mare, che unisce e separa, arriveranno dalle coste dell’ Africa, a bordo di imbarcazioni fatiscenti, molti disperati e saranno costretti a scontrarsi con le leggi isolane, sia quelle della terra che quelle del mare. Lo stile con cui Crialese analizza la situazione degli immigrati, ormai diventata attualità, è mista da lirismo, poesia e anche ironia. Il regista di origine siciliana alterna questi suoi stili bombardando lo spettatore con questo suo continuo cambio di registro emotivo con il risultato di coinvolgerlo intensamente con ogni singolo momento del film. Si respirano di conseguenza toni neorealisti in Terraferma in molti dei dialoghi tra i pescatori o tra gli stessi familiari protagonisti del film. Il dramma dell’ immigrazione si respira intensamente in tutto il film raggiungendo anche picchi quasi horror, come nell’ assalto notturno dei clandestini all’ imbarcazione del giovane Filippo. In quell’ istante il film sembra tramutarsi in un film horror e i clandestini tramutarsi in poco più di zombie spinti però non dall’ odore della carne umana quanto dalla speranza di salvezza. E quindi ecco emergere la contraddizione e il fraintendimento che spesso vi è quando si discute di immigrazione: quella di percepire quella che per loro (i clandestini) è una richiesta di speranza come una vera e propria minaccia per la nostra terra. Un percorso quello della sensibilizzazione all’ immigrazione che Crialese affronta come se fosse un lungo viaggio interiore ed emotive che conduce ad un finale nuovo e rischioso ma che al suo interno racchiude tutta la potenza di una nuova sfida che non può che condurre alla crescita individuale e collettiva.
(Fedele alla legge del mare)
(Fedele alla legge dei soldi e del turismo)