Regia: Stephane BrizèOrigine: Francia
Anno: 2015Durata: 93'
La trama (con parole mie): Thierry, padre di famiglia impiegato per una vita in un'azienda tessile, perde il lavoro e si ritrova intrappolato nel circolo vizioso degli impieghi a tempo determinato, i corsi di formazione senza futuro ed una condizione economica sempre più precaria.
Quando, finalmente, riesce a trovare un impiego fisso come guardia di sicurezza presso un centro commerciale, scopre l'altro lato della medaglia della crisi: piccoli furti perpetrati da anziani pensionati o insospettabili, controlli serrati su cassiere e dipendenti, momenti di durezza anche rispetto ai colleghi richiesti da un ruolo che non è suo ma che, di fatto, diventa una vera e propria necessità.
Luci e ombre del mondo del lavoro e di una realtà che rende l'impiego una lotta per la sopravvivenza.
Il mondo del lavoro è davvero una brutta bestia.
Considerato che, di fatto, il luogo di lavoro è quello che viviamo maggiormente - spostamenti compresi - nel corso di una giornata standard, e che spesso vediamo i nostri colleghi più tempo di quanto non ci capiti con famiglia ed amici, la tranquillità e, di contro, lo stress provati nel quotidiano in ufficio, in negozio, in fabbrica o qualunque cosa sia, finiscono per incidere in misura decisamente importante sulla nostra vita.
Nel corso degli anni, almeno in un paio di occasioni mi è capitato di provare sulla pelle la spiacevole sensazione data dal timore di rimanere senza lavoro, ed in casa Ford abbiamo sperimentato - questa volta rispetto a Julez - cassa integrazione e mobilità per periodi di tempo decisamente importanti: personalmente, inoltre, ammetto di aver attraversato i miei momenti peggiori - e quelli che hanno tirato fuori il peggio di me - proprio a seguito di problemi avuti nell'ambito lavorativo.
La legge del mercato, uscito in sordina nonostante il premio - meritatissimo - ricevuto da Vincent Lindon come migliore attore all'ultimo Festival di Cannes, ed accolto tiepidamente - almeno sulla carta - anche dal sottoscritto, si è rivelato uno dei racconti più lucidi delle ultime stagioni proprio rispetto alle problematiche economiche, sociali e personali legate alla nostra identità d'impiego, che nel caso del protagonista della pellicola assumono dimensioni ancora più preoccupanti legate all'età anagrafica: il supplizio degli inutili corsi di formazione, dei contratti a tempo determinato, dei colloqui senza oggettive possibilità di assunzione, la ricollocazione professionale, la preoccupazione pratica rispetto ai conti da pagare - quasi agghiacciante la sequenza in cui la consulente della banca suggerisce a Thierry di vendere la casa, e sentendosi rispondere negativamente, vira sulla proposta di un'assicurazione sulla vita da considerare in caso di decesso dell'utente, ovvero Thierry stesso - ed infine, una volta raggiunto lo scopo e ritrovato un posto fisso, il confronto con la spigolosità dell'incarico - addetto alla sicurezza in un centro commerciale, che all'apparenza potrà sembrare una cosa da poco, ma che in realtà si rivela una cartina tornasole della realtà della crisi - "Un ladro non ha colore, non ha età, o stato sociale", avvisa un collega di Thierry, concetto espresso alla grande dalla sequenza legata al fermo del pensionato che non si può permettere la spesa intera, o il controllo rispetto alle cassiere del centro, a tutti gli effetti colleghe -.
Una pellicola, dunque, durissima e spietata ma non per questo drammatica a tutti i costi, quasi una versione "light" delle tragedie inseguite dai Dardenne, che farà storcere il naso al pubblico occasionale - che, con ogni probabilità, definirà il lavoro di Stephane Brizè noioso nonostante il minutaggio limitato ed una scorrevolezza che io ho trovato notevole per l'argomento trattato - e che potrebbe, proprio per la mancanza di grandi scene madri ed a causa di una struttura che vede susseguirsi lunghi piani sequenza legati ai dialoghi tra gli attori con inquadratura spesso fissa, scontentare perfino i radical.
Non che questo mi spaventi, o che debba spaventare chiunque possa essere incuriosito dalla visione: La legge del mercato è Cinema sociale puro e semplice, diretto come la vita, e proprio come il suo quotidiano senza acuti: ma l'insieme, quello sì, che è potente.
Come un collettivo vincente a fronte di un singolo formidabile ma incapace di regalare la vittoria alla squadra.
MrFord
"L’inferno e’ solamente una questione temporale
a un certo punto arriva punto e basta
a un certo punto anch’io uso l’ingresso principale e
hanno detto avete perso il posto
e’ vero il mio lavoro e’ sempre stato infame
ma l’ho chiamato sempre il mio lavoro
e c’han spostato sempre un po’ più avanti la pensione
ma quello adesso e’ l’ultimo pensiero."
Ligabue - "Non ho che te" -
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