Magazine Cinema

La legge del mercato di Stephane Brizé: la recensione

Creato il 30 ottobre 2015 da Ussy77 @xunpugnodifilm

51405Un uomo semplice contro il sistema

Presentato a Cannes 68 e vincitore della Palma d’oro per la miglior interpretazione maschile, La legge del mercato fotografa l’attuale crisi lavorativa (che attanaglia il nostro tempo) attraverso lo sguardo privilegiato di un uomo semplice, schiacciato dalle regole non scritte di un mercato sempre più saturo di amoralità e di poca attenzione per il prossimo.

Thierry ha più di cinquant’anni e ha perso il proprio lavoro dopo 25 anni. Frustrato dalla difficoltà nel trovare lavoro e dalla partecipazione a corsi di formazione inutile, Thierry prosegue la sua vita con la moglie e un figlio disabile. Un giorno viene assunto in un ipermercato con il compito di controllare eventuali tentativi di furto.

L’intero film passa attraverso lo sguardo frustato di Vincent Lindon (attore che carica d’intensità e sofferenza il proprio ruolo). Infatti la macchina da presa di Stephane Brizé si sofferma sull’attore transalpino e ne pesa invisibili emozioni e soffocata disperazione. Impegnato nella ricerca di un lavoro in un’età non certo facile, Thierry ha diversi problemi e si imbatte in impiegati che lo ascoltano ma che non sanno dargli risposte, banche che gli consigliano di vendere la casa o fare un’assicurazione sulla vita e aziende che lo criticano per la stesura del suo curriculum. Tutte le rimostranze avvengono in maniera gentile e accomodante, Thierry ingoia i bocconi amari, abbassa la testa, schiva gli speculatori e trova un lavoro. Nelle pieghe della sua vita poca quotidianità e intimità.

La legge del mercato si fa apprezzare, si fa guardare fino in fondo nonostante il suo immobilismo e il suo ritmo lento, perché nel film di Brizé bisogna pesare le parole e riflettere a lungo. Il mondo del lavoro (competitivo, amorale e votato al “premio profitto”) è duro da accettare e da vivere. E, come già anticipato, tutto il dramma (e il disagio) passa attraverso lo sguardo del protagonista (immortalato con una camera a mano opprimente), che apparentemente non lascia trasparire nessuna emozione, ma che in realtà soffoca un urlo di disperazione, una muta accettazione del suo destino.

La legge del mercato non fa commuovere, ma fa esclusivamente riflettere. Un film nel quale il mondo del lavoro (tra stage, contratti precari e formazioni non necessarie) esce distrutto. Un prodotto che si sviluppa per quadri asettici e demoralizzanti, mentre le spese economiche aumentano e le banche calcolano le rate del, piccolo, nuovo prestito per poter tirare avanti.

Uscita al cinema: 29 ottobre 2015

Voto: ***1/2


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :