Il titolo in realtà è un gioco di parole, perchè neanche io so cosa voglio dire.
La legge, la benedizione, la maledizione, la persecuzione…del più forte. Ogni alternativa potrebbe adattarsi a questo post.
In cui vi racconto, anzi racconto a me stessa…per capire chi sono diventata. Un post un po’ così che cerca di scavare dentro la mia anima, per trovare non so bene cosa…
Perchè uno cresce e cambia, matura, evolve…lima i propri difetti o li accentua. Però per cambiare come sono cambiata io ci vuole altro che la maturità o il semplice passare del tempo…
Ci vuole uno shock, un cambiamento talmente penetrante da modificare la propria personalità. E, nel mio caso, renderla inconsapevolmente più forte.
Ancora una volta, lo spartiacque tra prima e dopo il cambiamento è l’Australia. Non ne sono certa, ma guarda caso da quando sono tornata, e già ancora quando ero Downunder, ho sentito questo cambiamento dentro di me.
Che mi succede?
Affronto la vita come se fossi corazzata da capo a piedi, mi lancio come un bulldozer anche se ho una paura tremenda di sbagliare. Prima le insicurezza mi affossavano, ora mi fortificano.
Prima le insicurezze erano motivo di debolezza…adesso sono diventate la mia forza.
E’ come se, nel momento in cui mi sento insicura, scattasse dentro di me un meccanismo di auto difesa che non mi fa chiamare aiuto, ma anzi mi impone di cercarlo dentro di me, l’aiuto.
Oggi questo meccanismo ha raggiunto i massimi livelli. Io ancora non ci credo.
Lavoro, come qualcuno forse ha intuito, per un’agenzia marketing del Basso Piemonte. Questa agenzia ha deciso di aprire un mega centro, una cosa fantastica dedicata al mondo fantasy e al mondo del cinema.
Io in questo progetto ho lavorato come addetta stampa e sapete tutti più o meno che bisogna fare: mandare comunicati, scrivere fiumi di parole per i testi dei siti e dei vari social network su cui il centro sarà lanciato, chiamare i giornalisti..varie ed eventuali…insomma, il lavoro più o meno è questo.
Ma il capo non si è accontentato. E così, la settimana scorsa, mi ha chiamato nel suo studio.
“Bisogna organizzare la conferenza stampa”, mi dice.
“Bene, in pratica l’ho già fatto, è tutto a posto: viene Tizio, Caio, Sempronio e pure il sindaco…” gli faccio io, serafica…
“No, intendo che occorre organizzare gli interventi”, insiste lui…
“Già fatto anche quello – rispondo io- sei tu che parli con gli ospiti, giusto?”
“Si – mi fa lui e poi aggiunge, sogghignando “maleficamente” – ma sari tu ad aprire le danze!”
Sono sbiancata. Che vuol dire aprire le danze? Devo ballare prima della conferenza?
Lui, intuendo il momento di imbarazzo, inizia a spiegare: “Introdurrai TU la conferenza, spiegherai TU cosa diremo nella conferenza. Insomma, farai TU gli onori di casa”.
Ah ecco, ora va meglio….cosa??? Devo parlare in pubblico? Io?
Si. Io….
Ora, per quanto spigliata posso essere, per quanto in passato abbia fatto un po’ la guida turistica e quindi a parlare in pubblico (dieci vecchietti che pazientemente mi ascoltavano…ecco il mio pubblico
Pensate che gli abbia detto che non me la sentivo, che avevo bisogno di tempo per prepararmi il discorso (visto che nella settimana che mancava all’appuntamento avevo da fare altre 1500 cose) che non ero all’altezza?
Esatto, bravi. Figuriamoci. ;-D
Mi è già successo qualcosa di simile (ma meno importante dal punto di vista della responsabilità che dovevo assumermi) in questi mesi. E ogni volta non mi sono mai tirata indietro. Più la misisone mi pareva impossibile, più mi lanciavo. Era come se le persone intorno a me avessero intuito una certa sicurezza che io in realtà non ho e ne avessero dedotto che io potevo fare qualsiasi cosa. Che tutto sarebbe andato bene.
Io non so in base a cosa la gente pensa questo.
Ma prima dell’Australia non ero così.
Ero insicura, come ora, ma si percepiva. Ora sono insicura, ma quello che trapela è l’esatto contrario.
E’ come se, avendo vissuto all’estero da sola, avendo dovuto in qualche modo lottare ogni giorno da sola, mi fossi costruita inconsapevolmente e inconsciamente una corazza indistruttibile che mi permette di reggere qualsiasi sfida. O quasi (non voglio fare la sborona
Le insicurezza di cui parlo non sono nulla di patologico, tranquilli. Sono le insicurezze tipiche di ogni essere umano, forte o debole non importa. Tutti sono, a livelli diversi, insicuri.
E così oggi io mi sono diretta nella sala conferenze con, da una parte, il cuore pieno di insicurezze e dubbi (“non ce la faccio, non ce la faccio, non ce la faccio”)….e la testa che mi diceva “fottitene, ora tu vai, ti metti il microfono e li stendi. Capito?”.
Il cuore mi batteva forte nel petto mentre arrivavano i primi ospiti, il sindaco prendeva posto sul banco allestito su un palchetto al centro della sala, i giornalisti si sedevano e altri ospiti li raggiungevano. Mi stava quasi scoppiando il cuore, quando tra quelle gente ho intravisto mia madre e mio fratello, accorsi a vedere la figlia e sorella in questo importante evento. Sapevo che sarebbero venuti, gliel’ho detto io di venire…ma averli lì a guardarmi mi ha emozionato maggiormente.
Si sono seduti tutti. Momento di silenzio. Il capo mi ha guardato e con un suo cenno incomprensibile al resto dell’umanità, ho capito che era il momento
di iniziare. Lui non mi ha mai chiesto se ero in grado, se lo avevo già fatto, se me la sentivo. Mi ha solo detto che dovevo farlo.
Io dovevo introdurre tutta la baracca, ero il biglietto da visita di tutto l’evento. E se mi fossi sbagliata? Se mi si fosse stretto un nodo in gola e avessi perso l’uso della parola? Lui non mi aveva mai visto parlare in pubblico, come faceva a sapere che sarebbe andato tutto bene?
Come ho avuto modo di scoprire poco dopo… lui semplicemente “lo sapeva”. Lui, come mia madre, i miei famigliari e gli amici più cari, mi dicono sempre che lo sanno che tanto andrà bene e che non c’è da stupirsi.
Ora vi sembrerà un discorso arrogante questo, di una che se la vuole tirare. Non è così credetemi, io cerco solo di capire perchè questo avviene. Non ho poteri speciali, non sono nulla di speciale. Forse è l’atteggiamento che inganna, forse è questa sicurezza che trapela da una grande insicurezza a fare tutto il lavoro.
Perchè, credetemi, io oggi in quella sala sono stata male. Ma non se n’è accorto nessuno.
Sono stata male finchè il capo non mi ha fatto il suo cenno strano per invitarmi ad iniziare.
La testa ha preso il sopravvento sul cuore. Le insicurezze che pompavano come pazze il sangue in tutto il mio corpo si sono trasformate in lava pura. Io non mi riconoscevo.
Ho iniziato a parlare come fossi una presentatrice,a spiegare tutto nel più breve tempo possibile.
Io non so se sono andata bene o male, so solo che quando ho finito il pubblico non smetteva di applaudire e mia madre di sorridere.
So solo che quando ho finito, colleghi e ospiti mi hanno fatto i complimenti per “l’oratoria”. EHHHH????
E il capo mi si è avvicinato e mi ha dato due baci sulle guance. Il capo non mi aveva mai baciato prima
E che io fossi capace a parlare in pubblico non lo sapevo. O almeno non a questi livelli.
Tutto sta manfrina autocelebrativa per dirvi cosa?
Che dopo l’Australia sono diventata, volente o nolente, più forte. Ho imparato a gestire le mie insicurezze e dare un’immagine di me molto sicura…perchè all’estero sei messo alla prova continuamente…se sei insicuro devi diventare sicuro…se sei debole devi diventare forte o recitare la parte del forte altrimenti rimani fuori, anneghi…perchè non c’è nessuno ad aiutarti. Non c’è la tua famiglia, i tuoi amici, non c’è la tua cultura, il tuo ambiente. Ci sei solo tu.
E in quelli condizioni, si sviluppano capacità prima sconosciute. Io mai avrei pensato di saper parlare così in pubblico. Mai.
Io adesso affronto tutto, dal lavoro alle relazioni private, come un bulldozer. Dentro ho le stesse insicurezzze, ma diciamo che ho imparato a gestirle. Le uso a mio favore…le trasformo in lava, prendo fuoco e non mi fermo. E cerco in ogni modo di nascondere le mie debolezze. Non voglio mai farmi vedere debole, mostrarmi fragile o insicura. E’ come mostrare una ferita aperta e dare l’occasione di girarci il coltello dentro e allargarla.
Scusate l’immagine cruda, ma non me ne venivano in mente altre.
Prima di Sydney mostravo sicurezze e insicurezze senza problemi.
L’esperienza all’estero è una prova dura, nel bene e nel male. I risultati sono spesso estremi: o sviluppi una corazza inossidabile o perdi qualsiasi meccanismo di difesa.
Puoi tornare devastato, ancora più insicuro, fragile come una foglia: una ferita aperta vivente.
Oppure puoi tornare forte e impenetrabile come una roccia, senza ferite evidenti, senza debolezze percepibili.
Io appartengo al secondo caso.
Ma il brutto di chi appare forte è che nessuno o quasi sente mai l’esigenza di consolarti, chiederti se va tutto bene, preoccuparsi davvero per te. Perchè sanno che sei forte e non ne hai bisogno.
In realtà ne ho bisogno eccome, ma non riesco a comunicarlo. Non sono perfetta, sono insicura, ho le mie paure, i miei timori…ma non lo comunico. Ho questa corazza che mi stringe il cuore e non mi permette di lasciarmi andare.
L’Australia mi ha dato una grande forza. Forse un po’ troppo grande, così grande da indurirmi con chiunque e non permettermi di mostrare nessuna debolezza. Così non va bene, secondo me. Così si finisce per esplodere….
Quando sono in ansia per l’esito di qualcosa, le poche volte che lo faccio vedere (e forse proprio perché sono poche), la gente solitamente si limita a dirmi: “vedrai che andrà bene”.
Nessuno si chiede perché sono preoccupata. E le stesse persone, dopo aver verificato l’esito positivo di quel qualcosa che mi metteva l’ansia, tornano all’attacco con: ”lo sapevamo che sarebbe andata bene”.
Mi domando cosa succederà il giorno che andrà male.
La Maga un po’ troppo forte….o un po’ troppo debole….