La legge della maniglia
No, non mi riferisco alla famosa legge della maniglia, ispirata al film il Laureato (con Dustin Hoffmann), che recita “prima la mamma e poi la figlia”
Il titolo di questo post allude piuttosto alla maniglia della metro di Parigi che, imperturbabile, detta la sua legge ai pendolari.
Grigia, severa, metallica, impassibile e riscaldata dal tocco di mille mani, la maniglia parigina regola il passaggio dalla vita sotterranea a quella all’aria aperta.
Rilasciando un suono secco e liberatorio, la leva metallizzata si alza liberando il passaggio ai turisti che scendono dal vagone per scoprire le bellezze della città e ai parigini che salgono in tutta fretta abbozzando smorfiette e vomitando “Pardon!” concitati.
Più che una maniglia, quella della metro è un attento psicanalista che studia i suoi pazienti e ne delinea un preciso profilo psicologico.
C’è il maniaco dell’igiene che, per paura di germi e batteri, si copre la mano con il maglione prima di sollevarla; c’è il viaggiatore timido che non osa avvicinarsi e aspetta sempre che sia qualcun’altro ad alzarla; c’è l’impacciato che sembra non avere la forza necessaria per spingerla fino in fondo; c’è lo sbruffone che solleva la maniglia nel vuoto, quando il vagone non è ancora arrivato in stazione; c’è l’impaziente che durante tutto il viaggio ci tiene le mani sopra aspettando il momento giusto per aprire la porta.
Più che una maniglia è un distributore di fiducia e autorità.
Il passeggero che, spingendo la maniglia, si fa carico di aprire le porte della metropolitana, esce dal vagone avvolto da uno strano senso di potere: gli altri passeggeri sono scesi grazie al suo gesto fermo ed autoritario.
Non è una semplice maniglia ma un varco d’accesso verso l’universo parigino.