La Legge di Dio e la libertà

Creato il 18 ottobre 2012 da Profrel
La Legge di Dio è la sua Pa­rola che guida l’uomo nel cammino della vita, lo fa uscire dalla schiavitù dell’egoismo e lo introduce nella «terra» della vera libertà e della vita. Per questo nella Bibbia la Legge non è vista come un peso, una limitazio­ne opprimente, ma come il dono più prezioso del Signore, la testimo­nianza del suo amore paterno, della sua volontà di stare vicino al suo po­polo, di essere il suo alleato e scrive­re con esso una storia di amore. Co­sì prega il pio israelita: «Nei tuoi de­creti è la mia delizia, / non dimenti­cherò la tua parola. (...) Guidami sul sentiero dei tuoi comandi, / perché in essi è la mia felicità» ( Sal 119,16 .35 ). Nell’Antico Testamento, colui che a nome di Dio trasmette la Legge al popolo è Mosè. Egli, dopo il lungo cammino nel deserto, sulla so­glia della terra promessa, così pro­clama: «Ora, Israele, ascolta le leggi e le norme che io vi insegno, affin­ché le mettiate in pratica, perché vi­viate ed entriate in possesso della terra che il Signore, Dio dei vostri pa­dri, sta per darvi» ( Dt 4 ,1 ). Ed ecco il problema: quando il po­polo si stabilisce nella terra, ed è de­positario della Legge, è tentato di ri­porre la sua sicurezza e la sua gioia in qualcosa che non è più la Parola del Signore: nei beni, nel potere, in altre 'divinità' che in realtà sono va­ne, sono idoli. Certo, la Legge di Dio rimane, ma non è più la cosa più im­portante, la regola della vita; diven­ta piuttosto un rivestimento, una co­pertura, mentre la vita segue altre strade, altre regole, interessi spesso egoistici individuali e di gruppo. E così la religione smarrisce il suo sen­so autentico che è vivere in ascolto di Dio per fare la sua volontà, – che è la verità del nostro essere – e così vivere bene, nella vera libertà, e si ri­duce a pratica di usanze secondarie, che soddisfano piuttosto il bisogno umano di sentirsi a posto con Dio. Ed è questo un grave rischio di ogni re­ligione, che Gesù ha riscontrato nel suo tempo, ma che si può verificare, purtroppo, anche nella cristianità. Perciò le parole di Gesù nel Vangelo di oggi contro gli scribi e i farisei de­vono far pensare anche noi. Gesù fa proprie le parole del profeta Isaia: «Questo popolo mi onora con le lab­bra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano mi rendono culto, insegnan­do dottrine che sono precetti di uo­mini » ( Mc 7 ,6 -7 ; cfr Is 29 ,13 ). E poi conclude: «Trascurando il coman­damento di Dio, voi osservate la tra­dizione degli uomini» ( Mc 7 ,8 ).
Benedetto XVI (tratto dall'Angelus di domenica 2 settembre 2012)

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