L’Editoriale della settimana scorsa mi ha dato diversi spunti di riflessione per quanto riguarda un argomento molto caro agli informatici (sì, lo so, prendo spunto da me stesso, dovrei farmi visitare da qualcuno): la Legge di Moore è ancora valida?
XXI Secolo: il mondo è oppresso dal caos. Strade, auto ed edifici la fanno da padrone, testimoni dell’avanzata sempre più imponente dell’uomo sulla Natura. In questo scenario, tuttavia, c’è un aspetto positivo che nessuno potrebbe ignorare: l’imporsi della tecnologia sulla vita di ogni essere umano.
Sembra l’inizio di un romanzo fantascientifico alla Isaac Asimov, ma c’è poco di fantascientifico in uno scenario del genere: è la nuda e cruda realtà.
In un mondo grigio come il nostro, infatti, sembra quasi che l’uomo non abbia modo di distrarsi dal degrado sempre più devastante che lo circonda se non affidandosi alla più alta espressione della tecnologia contemporanea: computer, Smartphone, videogiochi. Non conosco nessuno, tra i più giovani, che non possegga un computer o uno Smartphone, e, se esiste, non è certo perché non lo desidera. Una situazione del genere, in cui domanda e offerta crescono esponenzialmente, non può che far gola a tutte le maggiori aziende di elettronica, che si daranno da fare per sfornare chip e hardware sempre più performanti ogni anno.
E, a questo punto, mi sorge un dubbio: la Legge di Moore è ancora valida, nel 2014?
La Legge Di Moore
Con “Legge di Moore” ci si riferisce a due leggi enunciate da Gordon Moore, co-fondatore di Intel, intorno al 1965, in merito principalmente all’Hardware. In genere la nomenclatura definisce soltanto la prima delle due leggi, poiché la seconda è stata enunciata in maniera implicita in uno scritto successivo e solo dopo qualche anno integrata con la prima.
Moore diceva sostanzialmente questo (Fonte: Wikipedia) :
Le prestazioni dei processori, e il numero di transistor ad esso relativo, raddoppiano ogni 18 mesi.
Una legge, senza dubbio, particolarmente valida per i tempi, in un periodo in cui l’Informatica iniziava appena a svilupparsi per davvero e in cui si iniziava a sentire il bisogno di qualcosa che regolamentasse il mercato. Non dimentichiamo, infatti, che la Prima Legge di Moore ha svolto la duplice funzione di enunciato teorico e norma economica: in base a essa, tutti i produttori di Hardware si attivarono per rilasciare i propri processori migliorati con limiti di tempo prestabiliti, da quel momento in poi, per far sì che il Mercato si regolamentasse in maniera omogenea, dando occasione a tutti i produttori di Hardware con tutti i mezzi possibili di mettersi al passo coi tempi. Grande freno per lo sviluppo tecnologico, certo, ma incrollabile regola per la gestione della concorrenza.
A questa Legge ne fu poi integrata un’altra, che diceva:
Il costo di una fabbrica di chip raddoppia da una generazione all’altra.
Poi completata con il relativo rovescio della medaglia:
Il corollario è che nel 2008 i chip Pentium II e PowerPC costeranno circa 75 cent.
Che, tradotto, significa sostanzialmente che, se i chip più potenti raddoppiano i propri costi da una generazione all’altra, di contro i chip meno efficienti iniziano a diventare molto più economici da gestire e sviluppare.
La Legge di Moore, insomma, descrive perfettamente lo scenario Hardware dell’epoca; ma è valida ancora oggi?
Lo Stravolgimento Di Ruoli: Domanda E Offerta
Le nuove generazioni hanno la fortuna di poter assistere a un evento straordinario (straordinario a dir poco) : il capovolgimento dei ruoli della domanda e dell’offerta.
Fin dai tempi in cui la moneta stava appena iniziando a nascere, la domanda ha avuto un ruolo determinante nella creazione dell’offerta: l’uomo aveva bisogno e, in un modo o nell’altro, la società produceva. È così che sono nati i primi aratri, i primi campi coltivati e persino i primi vestiti e utensili: un semplice rapporto di dipendenza tra Domanda e Offerta, con la seconda alle strette dipendenze della prima.
Il nuovo secolo ha stravolto le cose.
Con l’avvento del nuovo secolo e delle comunicazioni di massa, una serie di fattori (qualcuno direbbe “il Capitalismo” … Ma non io, signori, non io) ha portato alla nascita di una domanda sempre maggiore, un meccanismo del “se ce l’ha lui voglio averlo anche io” che ha portato, a conti fatti, a uno stravolgimento dei ruoli di Domanda e Offerta finora conosciuti.
Mi spiego meglio: se, prima, Domanda era legata a pura necessità, adesso Domanda viene associata anche a semplici capricci e bisogni tipici di una società regolata dal Consumismo; ecco, dunque, che non è più Domanda a regolare il mercato, ma Offerta. Offerta produce qualcosa di appetibile per il pubblico medio e il pubblico medio la richiede, “illudendosi”, in un certo senso, di soddisfare un bisogno inesistente, una Domanda creata ad hoc dal Mercato.
E, di nuovo, mi ripeto per la terza volta: in uno scenario del genere, è ancora possibile contemplare la validità della Legge di Moore?
Il Mercato E La Legge Di Moore
Riflettiamo per un secondo su quel che abbiamo visto negli ultimi anni: fin dalla nascita dei primi SmartPhone, si è assistito a un evento sociale analogo a quello descritto nel paragrafo precedente. Lo stravolgimento dei ruoli di Domanda e Offerta ha fatto sì che la produzione di SmartPhone aumentasse a dismisura, semplicemente per venire incontro alle esigenze degli utenti. Basti pensare alla quantità di nuovi iPhone, Samsung o Lumia in uscita ogni anno, sempre maggiore e via via sempre più performante rispetto al passato: negli ultimi anni, dunque, si assiste a un vero e proprio trionfo dell’Offerta sulla Domanda, in uno scenario in cui i “bisogni” dell’utente non sono altro che pura illusione.
Date tali premesse, la risposta alla domanda che ci attanaglia fin dall’inizio dell’articolo non potrebbe che essere negativa: la Legge di Moore, oggi come oggi, non è più valida. Troppi dispositivi vengono rilasciati al pubblico ogni anno, e le regole imposte al Mercato e alla concorrenza dalla Legge di Moore stessa divengono via via sempre più elastiche.
Tuttavia, se dessi una risposta del genere, correrei immediatamente a fustigarmi per la superficialità della mia argomentazione.
Pensiamo per un attimo a tutti i dispositivi usciti ogni anno: Samsung Galaxy S5, iPhone 6, Lumia 930, che appartengano a una casa o un’altra tutti gli SmartPhone di fascia alta si somigliano tra loro (a volte si scopiazzano, tra loro), e attirano utenti in un senso o nell’altro semplicemente in base a fattori legati a prezzo e/o interfacce grafiche.
Se ci concentriamo sulla storia di Apple nello specifico, comunque, non dobbiamo andare troppo lontano. Ci basta esaminare le differenze tra iPad Mini 2 e iPad Mini 3 per accorgerci di un solo, semplice dettaglio: la Legge di Moore è proprio dietro l’angolo.
O magari quella è solo una sfacciata manovra pubblicitaria, a voi l’ardua sentenza.
In ogni caso, è inutile negarlo: l’annuncio di iPhone 6 ha fatto esplodere sul Web una serie di critiche relative alle specifiche tecniche, già ampiamente raggiunte e superate da case come Samsung e buona parte dei produttori Android. Allo stesso modo, ogni modello partorito ogni anno da casa Samsung non fa che aumentare di circa la metà le specifiche del prodotto precedente, permettendo al Mercato di rinnovarsi e di accalappiare sempre più utenti ogni anno, tra nuovi clienti e aggiornamenti Hardware per quelli già esistenti.
Apple e Microsoft, nel loro piccolo, non fanno sostanzialmente nulla di diverso.
Se, dunque, l’uscita così frenetica a ritmi annuali di Smartphone potrebbe ingannare sulla validità della Legge di Moore, è anche vero che essa è ancora largamente applicata (da chi meno, da chi più) da tutte le Major produttrici di Hardware, ed è una pia illusione che il “nuovo” modello di Android, piuttosto che di iOS o Windows Phone, sia decine di volte più performante rispetto al modello passato: la differenza, ed è duro ammetterlo, non è così netta. Ogni modello di Smartphone di fascia alta non fa che raddoppiare le sue specifiche esattamente ogni due anni o giù di lì, portando nel frattempo nelle tasche delle relative case una gran quantità di soldoni dovuti agli aggiornamenti annuali. Si potrebbe dire, sì, che la Legge di Moore sia ancora esistente nel Mercato; bisogna, tuttavia, evidenziare il fatto che le case produttrici hanno sostanzialmente trovato un modo per “aggirarla”, restringendo i tempi di aggiornamento e facendo leva sull’utenza media, quella che, appunto, “non se ne intende”.
Il motivo per cui i Computer non hanno subito lo stesso destino, probabilmente, è che sono molto meno pratici da portare con sé rispetto a un tablet di dimensioni ridotte e a uno Smartphone, e fanno appetito a molte meno gole.
Ora, prima che mi diate addosso accusandomi di aver dichiarato qualcosa di scontato, vi invito a riflettere su un fatto particolarmente interessante: cosa pensa l’utente medio di Android, quello che non se ne intende troppo di Smartphone o di specifiche tecniche, quello possessore di un Samsung Galaxy S4 semplicemente perché ha potuto permetterselo e gliel’hanno consigliato un paio di amici, cosa pensa, insomma, quando scorre il Web e vede la presentazione di un Samsung Galaxy S5 da parte di Samsung?
Allo stesso modo, cosa pensa un affezionatissimo utente Apple (che non ha mai utilizzato un Android) quando vede la presentazione di iPhone 6, grande sul proprio polso e nelle proprie tasche come nessun altro “iPhone” prima d’ora?
Ammirate, o cari lettori, il potere della Comunicazione di Massa.
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