di Iannozzi Giuseppe
Sfoltire e di molto i cataloghi facendo fuori i tanti sedicenti autori incapaci; e portare sul mercato autori e romanzi di qualità. Mancando la qualità anche al lettore cosiddetto ‘forte’ passa la voglia di leggere: il più delle volte la lettura si rivela una tortura e non un piacere. Questo non lo si è capito sino ad ora, temo dunque che non si capirà tanto facilmente né in breve tempo. Per di più, in un momento storico di crisi globale come quello che stiamo oggi attraversando, come si può pretendere che un lettore spenda 20 Euro per un insipido quando non addirittura ridicolo libercolo di 150 pagine? Non si punta alla qualità, ma però si ha l’assurda pretesa di vendere tonnellate di libri.
La legge Levi non serve a incentivare la vendita, semmai a far sì che sempre più potenziali lettori abbandonino anche la sola idea di comperare e leggere un libro.
I librai di oggi, quelli delle grandi catene, saranno pure impreparati e incapaci, ma anche per un librario che fosse ben preparato sarebbe una impresa non da poco, più faticosa di quella di Atlante, riuscire a piazzare dei libri illeggibili, tranne nel caso qualcuno pensi che il libraio debba diventare una sorta di pusher senza deontologia né morale.
Chiudo qui, il discorso è vecchio e personalmente lo ripeto da anni e non cambia niente mai, se non in peggio, per cui chi è causa del suo male pianga sé stesso. Ma in silenzio.
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