Il titolo non vuole essere una presa in giro della vicenda, anche perchè riguarda la morte di due persone e l'accusa di omicidio di due italiani, ma la constatazione che, forse, l'intera vicenda così come è stata riportata dalla stampa e dalla politica non corrisponde propriamente al vero. A fare un po' di luce sulla questione, provando a ristabilire la verità dei fatti, ci prova un giornalista, Matteo Miavaldi, esperto di questioni orientali, collaboratore di numerose testate e caporedattore del sito China Files che, in una serie di documentati articoli smonta alcune delle leggende che sono circolate in Italia dall'inizio della vicenda dei marò. Miavaldi ha dedicato parecchie pagine alla questione, prendendo in considerazione i vari momenti che hanno costellato tutta la sequenza di eventi dal giorno dell'uccisione dei due indiani. Nell'articolo più recente, UPDATE India - Contrordine compagni!, che riguarda l'ultimo aspetto della vicenda dei marò, si apprende che le famose garanzie strappate dall'Italia, apparentemente ottenute con la minaccia che i due marinai non sarebbero ritornati in India, sono in realtà le stesse condizioni che erano state concesse dalle autorità indiane il 18 gennaio 2013. La prova sta in questo discorso del Ministro degli Esteri indiano fatto il 22 marzo (uso la traduzione di Miavaldi):
Il Governo ha informato il Governo italiano che i due marò non saranno passibili di arresto se torneranno entro la scadenza fissata dalla Corte suprema indiana (il 22 marzo, ndt) e saranno di nuovo vincolati alle condizioni contenute nell'ordine passato dalla Corte suprema il 18 gennaio 2013 (le famose condizioni di quasi libertà, che nuove non erano, ndt); e che, secondo una prassi ben consolidata della giurisprudenza indiana, questo caso non rientrerà nella categoria di procedimenti penali che contemplano la pena di morte, ovvero i casi “rarest of the rare”. Perciò, non c'è alcun motivo di apprensione a riguardo.
Quanto alla questione della pena di morte, come già chiarito nella citazione sopra, si trattava di un'eventualità più unica che rara applicata solo pochissime volte:
l'applicazione della pena di morte, in India, è circoscritta a casi “rarest of the rare”, di eccezionale gravità. Dal 1995 ad oggi l'India ha sentenziato quattro persone: due terroristi (uno pakistano e un kashmiro), un serial killer ed uno stupratore di minorenni.
Tra le altre inesattezze segnalate da Miavaldi, ma sono solo alcune delle ultime,
Si è sostenuto che la giurisdizione del caso fosse stata definitivamente data all'India nella sentenza del 18 gennaio, e non era vero.
Si è lamentata una reticenza delle autorità indiane ad un sereno dialogo bilaterale per arrivare alla soluzione della diatriba, e non era vero.
Per chi volesse ripercorre tutta la vicenda, come detto in una serie di articoli dedicati da Miavaldi e disponibili sul sito, segnalo questo pezzo UPDATE I due marò, la Corte suprema indiana e le fregnacce di casa(pound) nostra, che confuta un dossier non ufficiale apparso nei mesi scorsi e cerca di mettere ordine sulla questione delle acque internazionali e della giurisdizione.
L'intera vicenda getta una luce sinistra sulla stampa -e sulla politica- italiane. Non si sa se accusare di pressapochismo o di malafede tutti i protagonisti. Senza giustamente entrare nel merito dell'accusa rivolta ai due fucilieri italiani, Miavaldi smonta le imprecisioni legate allo svolgimento dei fatti dopo il fermo dei due marò e li riporta alla realtà, utilizzando l'unico sistema possibile in questi casi, il costante riferimento alle fonti. Se il trattamento riservato alle notizie è quello esibito in questa triste vicenda siamo messi male, dal punto di vista dell'informazione intendo. Siamo messi male anche dal punto di vista politico, "sotto accusa per la gestione dilettantistica di tutto il caso" come osserva Miavaldi e per "l'ennesima dimostrazione dell'immagine caricaturale che l'Italia continua a proiettare oltre i propri confini."