L'Umbria è conosciuta per le sue fioriture spettacolari: a giugno quella del vasto altipiano di Castelluccio di Norcia dove il colore della lenticchia si alterna all'azzurro delle genzianelle, al rosso dei papaveri e al giallo dei ranuncoli; ad aprile quella dei siliquastri o alberi di Giuda che costeggiano il fiume Nera tra Castel san Felice e Vallo colorandolo di rosa-lilla; ancora a giugno la fioritura degli asfodeli sul monte Coscerno e infine a Poggiodomo la storica fioritura dei narcisi di Pasqua, nata, sembrerebbe, in modo leggendario.
Belli come un incanto, fitti come l’erba di un prato, i narcisi di Poggiodomo si muovono al soffio del vento leggero
Da quattrocento anni, le corolle gialle e bianche si schiudono ai raggi del soledi Pasqua puntuali sempre nello stesso luogo;in qualunque data la festa venga a cadere, i narcisi colorano il campo vicino al piccolo cimitero.
Curiosamente circoscritti tra i campi coltivati, concentrati in quel rettangolo di mondo, macchianodi leggiadra piacevolezza il silenzio dei monti.
Ogni anno lo stelo torna a rompere la crosta del bulbo e della terra e come in un miracolo si slancia per sorreggere l’imbuto o la coppa del fiore.
Sempre allo stesso modo, dal mille e seicento, quando per quelle strade d’altura un giorno passò un frate, coi piedi sanguinanti dal gran camminare, il saio e la sacca quasi vuoti
Nel terreno già arato un contadino stava spargendo le sementi.
“Che semini fratello?” chiese il frate pellegrino.
E l'altro, di fronte a una domanda cordiale, invece di rispondere cortesemente, ribatté scontroso, pungente e beffardo:
“Che vuoi che ci metta, i fiori?”
“E allora, fiori siano” disse il frate.
Nelle zolle ben presto, ai minuscoli chicchi di frumento si mescolarono prodigiosamente centinaia di germogli bulbosi.
Passato l’inverno il campo, a primavera, fu completamente invaso dai fiori: narcisi a trombetta, giunchiglie, tazzette, tromboni con le foglie lunghe e lineari, bianchi, gialli, arancioni, striati di colore.
Fiori che ancora oggi, da quel giorno, parlano di gentilezza e richiamano il ricordo di un dono fatto alla piccola Poggiodomo.