In questa leggenda maya, originaria della penisola dello Yucatán, sono evidenti alcune influenze cattoliche nella separazione fra virtù e lascivia, ma con esiti decisamente contrari a quelli che ci si aspetterebbe. Alcuni tratti evocano miti di altre parti del mondo riguardanti le mangiatrici di uomini come la Maga Circe, Calipso o Cleopatra. L’indigenista Ermilo Abreu Gómez trattò ampliamente l’argomento nella sua monografia La Xtabay del 1919. Il mito dell’implacabile Xtabay si diffonde in risposta ad una società coloniale sacrificata a nuovi valori che negano qualsiasi esercizio del potere alla sfera femminile. Questo il motivo dunque della diffusione della leggenda di una giovane donna indigena che vaga per i sentieri maya esercitando un controllo totale sulla volontà e i desideri degli uomini che li attraversano. Divertitevi:
In un villaggio vivevano due donne; una era chiamata dai vicini la XKEBAN, ovvero la peccatrice, l’altra la UTZ-COLEL, cioè la donna buona. La XKEBAN era molto bella, ma cadeva continuamente nel peccato d’amore. Perciò le persone onorate del luogo la disprezzavano e rifuggivano dalla sua presenza. In più di un’occasione si era pensato di cacciarla dal villaggio, sebbene alla fine si preferì tenerla vicino per poterla disprezzare. La UTZ-COLEL era virtuosa, retta e austera oltre che bella. Non aveva mia commesso un peccato d’amore e godeva della stima di tutto il vicinato. Nonostante i suoi peccati, la XKEBAN era molto compassionevole e soccorreva i mendicanti che le chiedevano aiuto, curaba i malati abbandonati, e badava agli animali; era umile di cuore e subiva rassegnata le ingiurie della gente. Sebbene virtuosa nel corpo, la UTZ-COLEL era rigida e dura di carattere: disdegnava gli umili considerandoli inferiori e non curava gli infermi per repulsione. La sua vita era retta come quella di un palo, mal il suo cuore soffriva come la pelle del serpente. Un giorno successe che i vicini non videro uscire di casa la XKEBAN, passo un altro giorno, lo stesso; e un altro, e un altro. Pensarono che la XKEBAN era morta abbandonata; solo i suoi animali veglavano il suo cadavere, leccandole le mani e allontanado le mosche. Il profumo che invadeva l’intero villaggio si sprigionava dal suo corpo. Quando la notizia arrivò alle orecchie della UTZ-COLEL, lei rise con disprezzo. E’ impossibile che il cadavere di una grande peccatrice possa sprigionare un qualsiasi profumo – esclamò. Più che altro puzzerà di carne putrida. Ma era una donna curiosa e volle sincerarsi di persona. Arrivata nel posto, al sentire il profumo disse: deve essere un artificio del demonio, per ammaliare gli uomini, e aggiunse: se il cadavere di questa donna cattiva profuma così intensamente, il mio profumerà ancor di più. Al funerale della XKEBAN parteciparono solo gli umili e chi era stato aiutato, i malati che aveva curato; ma per tutto il tragitto del corteo si sprigionò l’intenso profumo, il giorno dopo la tomba era coperta di fiori silvestri. Poco tempo dopo morì la UTZ-COLEL, era morta vergine e sicuramente il cielo si sarebbe aperto immediatamente per far passare la sua anima. Ma, sorpresa! Contrariamente a ciò che lei stessa e tutti gli altri si aspettavano, il suo cadavere iniziò a diffondere una puzza insopportabile, come di carne putrida. I vicini attribuirono questo fenomeno a degli imborgli del demonio e tutti accorsero numerosi al suo funerale portando fiori per adornare la sua tomba: fiori che al mattino sparirono per “i malvagi sortilegi del demonio”, tornarono a dire. Passò il tempo, ed è noto che dopo la sua morte la XKEBAN se convertì in un fiorellino dolce, semplice, odoroso chiamato XTABENTUN. Lì’essenza di questo fiorellino inebria dolcemente cpsì come inebriò in vita l’amore della XKEBAN. Invece, la UTZ-COLEL dopo morta divenne il fiore di TZACAM, un cactus contornato di spine da cui spunta un fiore, bello ma senza alcun profumo, anzi puzza sgradevolmente ed è facile pungersi toccandolo. Trasformata nel fiore TZACAM la donna iniziò a riflettere, invidiosa, sull’estremo caso della XKEBAN, fino ad arrivare alla conclusione che sicuramente visto che i suoi peccati erano stati d’amore, le successe tutto il bene che ebbe da morta. Così pensò di imitarla anche nell’amore. Senza rendersi conto che, se le cose erano andate così, ciò dipendeva dalla bontà di cuore della XKEBAN, che si dava all’amore per un impulso generoso e naturale. Chiamando in suo aiuto gli spiriti malvagi, la UTZ-COLEL riuscì ad avere il potere di tornare al mondo ogni volta che voleva, trasformata nuovamente in donna, per far innamorare gli uomini, ma con un amore nefasto, in quanto la durezza del suo cuore non le consentiva altrimenti. Sappia chi vuole saperlo che è la donna XTABAY quella che esce dal fiore TZACAM, fiore di cactus spinoso e rigido, che quando vede passare un uomo torna alla vita e lo nasconde sotto rovi frondosi mentre pettina i suoi lunghi capelli con un pezzo di TZACAM. Segue gli uomini finchè riesce ad attrarli, poi li seduce ed infine li uccide nella frenesia di un amore infernale.
Tratta da Mario Diaz Triay, Guia Turística de la Península de Yucatán – La tierra de los Mayas del 1979
Per approfondire in spagnolo: http://www.mayas.uady.mx/articulos/art_02.html