6 agosto 2012 Lascia un commento
La vecchia Orin e’ prossima a questo traguardo per quanto fin troppo in forma e in forze per la sua eta’, costretta a vergognarsi dei suoi denti sani che a quell’epoca su un anziano, potevano facilmente essere considerati diabolici.
Qualche problema irrisolto a casa ma il destino le e’ favorevole quando riesce a far risposare il figlio quarantenne con una vedova sua coetanea, donna molto buona che presto si affezionera’ alla suocera, affetto reciproco che e’ per l’anziana una consolazione e una certezza di continuita’ nella gestione della famiglia e per quel figlio maschio cosi’ affezionato alla madre da rifiutare l’idea di perderla.
Al contrario il nipote non ha altri interessi che oziare e mettere incinta la fidanzata e sara’ l’arrivo del bisnipote ad accelerare nella vecchia la volonta’ di partire.
Film del 1958 al quale seguira’ un remake nel 1983 di Imamura, e’ girato interamente nel pieno dello stile del teatro kabuki e proprio dal teatro mutua il set palesemente artificiale ma d’indubbio effetto mentre il commento sonoro, sempre nel medesimo stile, spiega, sottolinea ed evidenzia la storia, intervallandosi al recitato donando agli occhi e alle orecchie una favola non immaginata ma rappresentata.
Nella sublime conclusione il momento migliore dell’intero film, fortissimo impatto in quanto a rappresentazione e resa scenografica tanto da non sfigurare come origine, forse antesignano dell’episodio dei demoni in "Sogni" di Kurosawa, tanto per dare un riferimento.
In conclusione opera importante ma nondimeno impegnativa. Non consigliabile senza una certa abitudine ai film dal Sol Levante.