Le profonde rughe di Carson. E' l'elemento che mi ha subito colpito in L'eroe e la leggenda, primo volume di una collana annuale edita dalla Sergio Bonelli Editore, intitolata Tex d'autore. E che autore! Stiamo parlando di Paolo Eleuteri Serpieri e del suo grande ritorno al genere western dopo tanti anni. Un ritorno che non poteva accadere se non in via Buonarroti a Milano, sede di quella casa editrice, la Bonelli, con la quale l'autore veneziano si è rincorso a lungo negli anni. Finalmente vede la luce il risultato di questa rincorsa, con un unico grande cruccio: uno degli artefici dell'incontro, Sergio Bonelli, l'uomo a cui è dedicato lo stesso volume, non c'è più. Ne sarebbe stato sicuramente orgoglioso perché, a mio parere, questo albo speciale entrerà nella storia della casa editrice milanese. Per più di un motivo. Il primo l'ho già citato: Paolo Eleuteri Serpieri, un nome che si presenta da solo, autore di soggetto, sceneggiatura, disegni e colori di questo volume cartonato.
E poi i disegni, valorizzati dal grande formato alla francese e dai colori: ogni vignetta è una piccola opera d'arte cui va dedicato il giusto tempo per poterla gustare, soffermandosi sui dettagli, tanto questa ritragga il viso di Carson segnato dalle rughe, quanto rappresenti una concitata scena di lotta all'arma bianca o di scontro in campo aperto. E ancora: lo sguardo inedito sul passato di Tex, offerto nel 1913 da un Carson incanutito, ospite di una casa psichiatrica di New York, che funge anche da ricovero per anziani. Il Tex raccontato da Carson è giovane, porta i capelli lunghi, è armato fino ai denti, dimostra un coraggio fuori dal comune ed una espressione costantemente seria e risoluta. Il lettore del Tex mensile potrebbe trovarsi spiazzato, notando l'assoluta mancanza dell'ironia con la quale il Ranger condisce ogni tanto le sue parole. Nessun sorriso, nessuna battuta salace, ma solo estrema determinazione nel portare a termine la propria vendetta. Non c'è spazio per altro.E certamente il lettore del Tex mensile sarà rimasto a bocca aperta quando avrà visto la mano dell'eroe compiere un atto che non avrebbe mai pensato di trovare su una tavola di Tex. Ma l'atto era necessario e dovuto, e Carson, che ha assistito alla scena centrale del duello fra Tex e il comanche Luna Nera, lo spiega e lo motiva in lungo e in largo. Tuttavia resta e colpisce. Inevitabilmente.
Ma la parte migliore della storia di Eleuteri Serpieri è racchiusa nella tavola finale, quando il direttore della clinica, ritratto in modo molto somigliante a Mark Twain, riferisce al giornalista delle sue forti perplessità circa la vera identità del vecchio ospite del ricovero. Ci rimane il dubbio se si tratti di Carson o meno e, ancor di più, se il personaggio di Tex protagonista del racconto sia reale o fantastico. Secondo il direttore è solo un mito e una leggenda. Ma è la sua opinione, irrilevante per il giornalista. E qui, nell'ultima vignetta, accade quello che mai mi sarei aspettato e che mi ha profondamente emozionato. Non lo svelo per non rovinare la lettura a coloro che non hanno ancora avuto fra le mani questo volume. Ma il tocco finale è davvero un incanto, perché riesce a dare una luce del tutto nuova, ma estremamente coerente con tutta la sua storia quasi settantennale, alla nascita di Tex come personaggio. Reale o leggendario? Ognuno risponderà come preferisce, ma di certo questo albo è la prova che il monumento di Tex Willer è tutt'altro che immutabile e scolpito.