Eugenio Barisoni – LA LENZA, con disegni di Gino Baldo, Cremona, Società Editrice “Cremona Nuova”, 1933
Nell’articolo qui di seguito, estratto dell’inizio del libro “La Lenza”, anno 1933, il Barisoni, definito nel novarese come l’Hemingway del Ticino, con lo stile letterario dei suoi tempi, ci descrive come ha iniziato a pescare e come è diventato un esperto. Nel corso del libro offre un compendio completo a chi si avvicina alla pesca con la canna: tecniche e pesci d’acqua dolce, in particolare si capisce che parla di fiumi di pianura e torrenti affluenti e che predilige la pesca alla mosca in tutte le sue varianti. Quello che è estremamente interessante in questo libro, e che già in questo estratto potete cogliere, è il ritratto della pesca sportiva in Italia negli anni trenta: pochissimi pescatori per diletto. Assenza di libri in materia, assenza di maestri, assenza di materiali da pesca! Leggendo balza agli occhi la differenza con i nostri tempi in cui c’è una spaventosa ricchezza nell’offerta e nell’evoluzione di attrezzature, materiali e soprattutto condivisione dell’informazione, degli insegnamenti, di maestri, trucchi e consigli… però, al contrario di quei tempi, scarseggiano pesci e acque di qualità in cui pescarli. La speranza è che oggi stia crescendo, insieme alla tecnologia e alla condivisione delle informazioni, la sensibilità ambientale a livello dei pescatori e di chi effettivamente gestisce le acque ed i loro ambienti.
Dedica del libro
Cacciatore per la pelle, tutte le volte che nella mia giovinezza mi sono imbattuto in un pescatore a canna, imbalsamato sulla sponda di un fiume con gli occhi fissi all’estremità della lenza, mi sono sempre sentito spuntare sulle labbra (anche a me come a tutti gli altri) un risolino di compatimento; e mi è sembrato di sentire quei soliti pesci esclamare: “Ma guarda com’è invecchiato dall’ultima volta; poverino!”.
Nello stesso tempo però mi sentivo sforzato a sostare e a fissare a mia volta lo sguardo a quel filo misterioso, e mi sorprendevo con l’animo ansioso, in attesa dello strappo che lo facesse d’un tratto sprofondare, tirato sotto da chissà quale inaspettata preda.
ma chi era dunque il proverbiale imbecille? Il pescatore o io che stavo lì da tanto tempo a guardarlo?
Ritratto di un pescatore “col bastone” dell’epoca.
Il cacciatore vero, quello che ha portato seco dalla nascita questa grande passione, è un uomo primitivo che sente la necessità della preda, che è spinto a lottare per impadronirsi degli animali i quali vivono in libertà, siano uccelli, siano pesci. E un bel giorno, durante il lungo periodo di caccia chiusa, mi sono trovato con una canna da pesca in mano a specchiarmi immobile nelle limpide acque del mio Ticino.
Brutto noviziato quello del pescatore! in Italia, dove la pesca con la lenza non è conosciuta che per la derisione a cui va soggetto colui che l’esercita, maestri non se ne trovano; trattati pochi e insufficienti, senza considerare che l’arte, anche e specialmente quella del pescare, non si impara tutta nei libri; attrezzi veramente appropriati pochissimi, perché le solite canne, le lenze, le mosche artificiali e tutti gli altri ordigni che sono generalmente in commercio non rispondono minimamente allo scopo.
Tutti o quasi tutti cominciano con una canna così detta a bastone, (almeno si evita di buscarsi di perdigiorno o d’imbecille!) a pezzi rientranti l’uno nell’altro, troppo corta, slegata, inservibile se non per la piccola pesca; con lenze leggere e flosce, e setali invece così grossi da insospettire anche un pesce orbo; con ami più atti, per la loro grossezza, alla pesca del salmone,e con la solita unica fetentissima esca: il verme di terra.
Va a finire che dopo poche ore il principiante, sfiduciato in questo suo primo tentativo, con le mani lerce e doloranti per qualche inevitabile puntura e lo stomaco rivoltato dalla nausea, butta tutto, canna compresa, nel fiume; e abbandona per sempre la pesca, ora più convinto che mai che dei due il più imbecille è certamente quello che sta fuori dell’acqua ad aspettare , quasi sempre invano, l’altro il quale faccia la stessa figura all’estremità opposta della lenza.
I tempi del lancio con la mosca per il Barisoni
E dire che per farne un pescatore appassionato basterebbero queste poche cose: una canna adatta, un molinello con una lenza a coda di topo conveniente per ogni sorta di pesce, un setale finissimo con ami dei più piccoli (l’amo piccolo prende il piccolo e il grosso: dettatodei vecchi pescatori del Ticino) e un altro setale con 5 o 6 mosche artificiali; se non si può pretendere di offrire ai pesci confetti, si possono sempre evitare le esche nauseose (…) con questi ordigni, io farei di un allievo un pescatore: a fondo, o a galla, con qualunque tempo e in qualsiasi acqua (…) egli proverebbe la commozione che dà lo strappo anche del più piccolo pesciolino a una lenza ben tesa e sostenuta da una canna rigida ma flessibile nel tempo stesso; e tornerebbe a casa la sera stanco ma felice, e con un solo desiderio nel cuore: tornare il più presto sulla sponda di quell’acqua.