l'orologio di Primo Mazzetti.
Carissimo Sig. B., la ringrazio per l’intervento pubblicato su Il Tirreno del 26 aprile perché mi permette di intervenire su un argomento complesso e di attualità che chiama in causa prima di tutto gli obbiettivi della sinistra comunista nel nostro paese. Per quel che riguarda le critiche che Lei ci riserva, in quanto Partito della Rifondazione Comunista, posso dirLe che non sono certo nuove, e che spesso dobbiamo confrontarci con le Sue argomentazioni, dovute, io penso, però, principalmente ad un difetto di comunicazione e di socializzazione più che ad una reale volontà politica o ad un’assenza di attenzione alla classe operaia. Tant’è trovo singolare che Le sia sfuggito nella stessa pagina da Lei utilizzata, visto che non Le menziona, una mia uscita sugli incidenti sui luoghi di lavoro (in riferimento alla morte dell’edile di pochi giorni fa a Calambrone) così come, sempre per rimanere nel breve periodo, alcune prese di posizione sulla situazione Piaggio. Allungo la lista rammentando l’impegno profuso dal partito per altre situazioni lavorative provinciali come la Bulleri spa di Cascina, sulle saline della valdicecina o della Saint Gobain come sulle cooperative di servizi aeroportuali. Ma c’è di più: il sostegno alla FIOM nelle vertenze Fiat, negli scioperi sindacali nella nostra regione o nel prossimo 6 maggio, giorno dello sciopero generale, alla cui indizione sicuramente hanno dato un contributo decisivo molti compagni comunisti. Voglio infine informarLa del fatto che l’ unico rappresentate politico in aula al processo contro la ThyssenKrupp è stato il Segretario nazionale del PRC Paolo Ferrero. Mi fermo qui segnalando che sia sul nostro sito provinciale che su quello attivato proprio per la tematica “lavoro” www.controlacrisi.org) cosi come su Liberazione (il nostro quotidiano) potrà costantemente visionare il lavoro che dedichiamo alla classe operaia. É sufficiente? No, se Lei ci scrive queste cose vuol dire che è ancora insufficiente. Ne siamo consapevoli ma spesso come vede non dipende solo dalle forze di sinistra e comuniste. Direi che questa società individualizzata, egoista e inconsapevole delle proprie forze (un tempo si sarebbe detto senza coscienza di classe) non solo non si accorge dell’attenzione che alcune organizzazioni politiche gli indirizzano, ma soprattutto non si accorge dei possibili alleati di classe con cui sviluppare la propria forza. Le ricordo, infatti, che migranti, rom, precari, disoccupati, operai vivono oggi una condizione di inferiorità sociale per la disgregazione che i padroni ed il capitalismo neoliberista creano ad arte, quel meccanismo della “guerra tra poveri” che non ci stanchiamo mai di denunciare. Insomma penso che solo l’unità delle classi popolari potrà sconfiggere la crisi finanziaria ed economica in cui ci troviamo e tocca soprattutto a queste unirsi. Per quanto ci riguarda continueremo a lavorare per l’unificazione di tutti questi soggetti e ringraziandoLa intensificheremo l’impegno affinché lettere come la Sua non abbiano più modo di essere manifestate assicurandoLe però Sig. B. che là dove vengano calpestati “diritti”, sia per i rom come per la classe operaia e al di là del consenso elettorale che questo ci porterà, che piaccia o no, noi ci saremo. -Luca Barbuti-
Bandiera Rossa.
INNO DEI LAVORATORI
Su fratelli, su compagne,
su, venite in fitta schiera:
sulla libera bandiera
splende il sol dell’avvenir.
Nelle pene e nell’insulto
ci stringemmo in mutuo patto,
la gran causa del riscatto
niun di noi vorrà tradir.
Il riscatto del lavoro
dei suoi figli opra sarà:
o vivremo del lavoro
o pugnando si morrà.
La risaia e la miniera
ci han fiaccati ad ogni stento
come i bruti d’un armento
siam sfruttati dai signor.
I signor per cui pugnammo
ci han rubato il pane,
ci han promessa una dimane:
la dimane si aspetta ancor.
Il riscatto del lavoro
dei suoi figli opra sarà:
o vivremo del lavoro
o pugnando si morrà.
L’esecrato capitale
nelle macchine ci schiaccia,
l’altrui solco queste braccia
son dannate a fecondar.
Lo strumento del lavoro
nelle mani dei redenti
spenga gli odii e fra le genti
chiami il dritto a trionfar.
Il riscatto del lavoro
dei suoi figli opra sarà:
o vivremo del lavoro
o pugnando si morrà.
Se divisi siam canaglia,
stretti in fascio siam potenti;
sono il nerbo delle genti
quei che han braccio e che han cor.
Ogni cosa è sudor nostro,
noi disfar, rifar possiamo;
la consegna sia: sorgiamo
troppo lungo fu il dolor.
Il riscatto del lavoro
dei suoi figli opra sarà:
o vivremo del lavoro
o pugnando si morrà.
Maledetto chi gavazza
nell’ebbrezza dei festini,
fin che i giorni un uom trascini
senza pane e senza amor.
Maledetto chi non geme
dello scempio dei fratelli,
chi di pace ne favelli
sotto il pié dell’oppressor.
Il riscatto del lavoro
dei suoi figli opra sarà:
o vivremo del lavoro
o pugnando si morrà.
I confini scellerati
cancelliam dagli emisferi;
i nemici, gli stranieri
non son lungi ma son qui.
Guerra al regno della guerra,
morte al regno della morte;
contro il diritto del più forte,
forza amici, è giunto il dì.
Il riscatto del lavoro
dei suoi figli opra sarà:
o vivremo del lavoro
o pugnando si morrà.
O sorelle di fatica
o consorti negli affanni
che ai negrieri, che ai tiranni
deste il sangue e la beltà.
Agli imbelli, ai proni al giogo
mai non splenda il vostro riso:
un esercito diviso
la vittoria non avrà.
Il riscatto del lavoro
dei suoi figli opra sarà:
o vivremo del lavoro
o pugnando si morrà.
Se eguaglianza non è frode,
fratellanza un’ironia,
se pugnar non fu follia
per la santa libertà.
Su fratelli, su compagne,
tutti i poveri son servi:
cogli ignavi e coi protervi
il transigere è viltà.
Il riscatto del lavoro
dei suoi figli opra sarà:
o vivremo del lavoro
o pugnando si morrà.
-Filippo Turati-
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Primo Mazzetti.
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