Magazine Cultura
Prima di tutto mi sono soffermata sul mio personale rapporto e mi sono resa conto che fino a pochissimo tempo fa, a parte i classici, di italiano leggevo pochissimo: qualcosa di Ammaniti, De Carlo quando ero più piccola, qualche tentativo con Baricco e la Mazzantini, e null'altro. Poi a un certo punto ho scoperto altri autori (Carofiglio in primis, ma anche De Silva e Calabresi) e ho in qualche modo pareggiato il conto: ora leggo circa lo stesso numero di autori italiani e stranieri.
Ho poi lanciato un piccolo sondaggio, chiedendo a chiunque avesse voglia di rispondere quale fosse il proprio autore/autrice preferito/a nel panorama italiano e quale fosse il rapporto di ognuno con la letteratura contemporanea del nostro paese. E la risposta è che la lettura italiana contemporanea c'è eccome, sebbene in molti tendano a preferire, più o meno consciamente, la letteratura straniera (americana e sudamericana in particolare). I motivi di questa predilezione sono diversi: penuria di autori che scrivono un determinato genere (un'appassionata di criminologia salva solo Carrisi, di cui ammetto non aver mai letto nulla), rapporti conflittuali con determinati autori che alternano capolavori a libri noiosi (Baricco e Mazzantini sono i maggiormente citati in questa categoria) e, soprattutto, i fenomeni Moccia e Fabio Volo, autori di scarsa qualità letteraria ma che grazie a case editrici potenti ricevono una grande visibilità che permette loro di vendere molto. Una scelta di mercato che in parte si può anche giustificare, ma che però inevitabilmente causa una certa diffidenza verso tutta la letteratura italiana in generale, che viene spesso associata a questi autori. Il problema grosso è che il mercato italiano punta molto, troppo forse, sui "lettori della domenica", quelli che si lasciano conquistare più da una campagna marketing che li bombarda di immagini e informazioni che non dalla vera qualità di un libro. Attenzione però, come viene giustamente evidenziato da certi lettori, questo "problema" non è solo ed esclusivamente italiano: la trilogia delle sfumature che tanto ha spopolato quest'estate non è certo di origine italiana (E.L. James è inglese), né lo sono la Kinsella e tutte le sue compagne del genere chick lit o dei porno vampiri che vanno tanto di moda oggi. La letteratura di bassa qualità c'è in tutti i paesi, così come in tutti i paesi ci sono editori "spietati" che cercano di venderla, riuscendoci nella maggior parte dei casi. La discriminante la fa il lettore, è lui che deve scegliere cosa leggere e cosa no e riuscire a non farsi influenzare. Non fraintendetemi, lo so che non si può sempre leggere letteratura elevata, che a volte ci vanno anche romanzi non impegnativi, che non richiedono nessuno sforzo mentale (e io sono la prima a leggerne!). Però sono dell'idea che anche in questi casi ci debba essere un minimo di qualità, se non nella trama almeno nello stile di chi scrive. E invece di solito ci si trova di fronte a libri tutti uguali, ricchi di frasi fatte e personaggi stereotipati, con una trama più o meno banale che, per carità, scorre fluida ma provoca nei lettori un pochino più attenti un moto di fastidio (e questo succede con Moccia e Volo, ma anche con Kinsella, James, Dan Brown e molti, molti altri).
Ma torniamo a noi e alla letteratura italiana dei giorni nostri. Perché non è possibile che una patria che ha dato i natali a Petrarca, Manzoni, Dante, Boccaccio e Leopardi, una patria in cui ci sono tante, tantissime fiere del libro, oggi non abbia più una letteratura di qualità. Mi fa male solo il sapere che ci sia qualcuno che lo creda davvero. Ma alla fine, come vi dicevo in precedenza, il sondaggio su facebook ha rivelato che la letteratura italiana c'è eccome!
Sono molti gli autori che vengono citati tra i più appassionanti e meritevoli, talmente tanti che alcuni nemmeno li conoscevo. I nomi che ricorrono più spesso sono quelli di Alessandro Baricco, con cui però parecchi lettori segnalano di avere un rapporto di amore-odio, di Stefano Benni, di Margaret Mazzantini (che però come Baricco suscita sentimenti contrastanti) e Niccolò Ammaniti. Direi che i più letti, stando ovviamente al mio mini sondaggio, sono loro.
A questi ovviamente se ne aggiungono tanti altri: Camilleri (che io personalmente non riesco a leggere ma di cui riconosco l'indiscusso valore culturale) e il suo corrispettivo toscano Marco Malvaldi, Dacia Maraini ed Erri de Luca, Antonio Tabucchi e Simonetta Agnello Hornby, Tiziano Scarpa, Bianca Pitzorno e il primo De Carlo. E ancora autori che con somma ignoranza ammetto di non conoscere, come Maurizio Cometto, Mariolina Venezia, Mario Desiati, Sandro Bonvissuto e Paolo Mauresing. Non mancano poi le nuove leve: Paolo Giordano, Silvia Avallone, Chiara Gamberale, Michela Murgia e D'Avenia, i cui romanzi d'esordio, dai giudizi più o meno contrastanti, hanno sicuramente generato molte aspettative sul futuro (e in mezzo a questi ci tengo ad aggiungere anche Marco Missiroli che, con il suo "Il senso dell'elefante, è riuscito a stregarmi come non mi succedeva da un po').
A questi elenchi mancano indubbiamente molti altri autori (io aggiungerei anche Andrea Vitali, Gianrico Carofiglio, i primi De Silva e il grande, gradissimo Umberto Eco che forse abbiamo dato per scontato), di cui magari forse ora non si comprende appieno il vero valore. Certo, è difficile "giudicare" un periodo mentre lo si sta vivendo (Manzoni non lo diceva mica a caso "ai posteri l'ardua sentenza"), ma sicuramente ci sono tantissimi scrittori con grandi capacità e con uno stile di qualità (paradossalmente soprattutto nelle case editrici più piccole), che permettono alla letteratura italiana di continuare ad esistere. Non so se sarà questa a salvarci in questi tempi bui, ma sicuramente ci sta dando delle buone basi per il futuro.
(Ovviamente grazie a tutti quelli che hanno commentato su facebook e hanno quindi permesso la realizzazione di questo post!)
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