Ci sono due modi nuovi attraverso i quali gli scrittori della migrazione stanno proponendo negli ultimi tempi una nuova forma d’inserimento spirituale nella scrittura letteraria italiana.
Il rinnovamento linguistico, che appare oggi, ci sorprende su due vie, una si apre nel passaggio
all’italiano letterario attraverso i dialetti d’Italia, le mezze lingue di mezzo, le lingue prossime, le più vicine a chi parla e vive in una contrada del mondo: lingue familiari e amichevoli.
L’altra passa attraverso l’insufflamento dell’oralità nella scrittura.
L’oralità suprema del griot, quella rapsodica del cantastorie che viene da lontano, da una profonda cava che noi italiani ignoriamo.
Su questa strada misteriosa incontriamo Gadji.
( di Armando Gnisci ,tratto dalla quarta di copertina di “Nel limbo della terra” di Mbacke Gadji- Edizioni dell’Arco )
In “Nel limbo della terra” Gadji realizza un mix, come suo solito, di storia, di mitologia,d’ atmosfera magica africana.
E’ presente nella narrazione, infatti, il mito della donna fecondata da uno spirito che dà vita a un bambino prodigio (mito presente nelle religioni animiste africane), che partirà un giorno per l’Europa, perché ha provato sulla propria pelle, come tutti coloro che sono costretti a migrare, sofferenza vera, violenza, guerra
.
La maggiore difficoltà nell’approccio al testo di Gadji è forse lo specifico di un modo di raccontare, il suo, in cui prevale ,senza ombra di dubbio, l’oralità anche sul piano sintattico della scrittura stessa.
Tuttavia merita da parte nostra uno sforzo.
Mbacke Gadji è senegalese di Nguith ed ha lasciato il Senegal nel lontano 1986.
Ha vissuto in Francia, in Italia e attualmente risiede in Svizzera.
Accanto alla produzione letteraria, Gadji ha affiancato l’impegno politico, anche attivo, e naturamente quello nel sociale.
A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)