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La lezione spagnola

Creato il 04 maggio 2012 da Propostalavoro @propostalavoro

La lezione spagnolaE' d'obbligo, soprattutto per un politico, nelle cui mani stanno i destini di milioni di cittadini, soppesare bene le conseguenze delle sue scelte. In tema di lavoro, il Governo non può non tenere conto della drammatica situazione in cui versa il Paese: secondo le stime dell'Istat, a marzo, si è registrato un incremento della disoccupazione, salita al 9,8%, con quella giovanile (gli under 25) che vola al 35,9%. Eppure il ministro Fornero, madre della contestatissima riforma del mercato del lavoro, ancora in pieno iter parlamentare, è convinta che questa sia la strada giusta per far ripartire il sistema Italia.

Sostiene che lo scopo della riforma è creare un mercato del lavoro più ampio e flessibile; estendere le garanzie dell'articolo 18 a tutti coloro che, fino ad oggi, non ne godevano; favorire l'occupazione giovanile e femminile. Ora, cara ministro Fornero, potrebbe spiegarci come è possibile fare tutto questo con un sistema che facilita i licenziamenti, che non abolisce il precariato e che peggiora la burocrazia? Non ha lei stessa ammesso candidamente che, pur non avendolo direttamente abolito (come sottinteso nella prima stesura, alla faccia delle tutele estese a tutti), lo Statuto dei Lavoratori risulta comunque indebolito dalla riforma? Riforma che, oltretutto, è ancora sottoposta all'esame del Parlamento: può essere sia migliorata che peggiorata, con la seconda opzione più probabile della prima, visti i continui mugugni del centro-destra e di Confindustria.

Per dare un'idea di quello che potrebbe succedere in Italia, in caso di ulteriore precarizzazione del lavoro, riportiamo l'esempio della Spagna. Appena entrato in carica, il nuovo governo del conservatore Mariano Rajoy, all'insegna di una politica di austerity e di crescita – in tutto e per tutto simile a quella del professor Monti – ha varato una riforma del mercato del lavoro con l'intento di flessibilizzarlo, far ripartire l'occupazione e l'economia. Guarda caso, gli stessi slogan sbandierati da Fornero & Co. Certo, la situazione economica e occupazionale della Spagna è ben diversa da quella italiana e la riforma spagnola è, a tratti, più estrema nella liberalizzazione del mercato del lavoro rispetto a quella delle Fornero, ma le similitudini non sono poche. Detto questo, i risultati sono piuttosto chiari: oltre 365 mila posti di lavoro in meno, con tasso di disoccupazione schizzato al 24,4%, con il totale dei disoccupati pericolosamente vicino alla soglia choc di 6 milioni. Con le nuove regole, il tasso dei licenziamenti è salito dal 18% pre-riforma all'attuale 26%; nella sola Andalusia, i licenziamenti sono aumentati di otto volte, rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente.

Visto che dalla politica e dalle parti sociali arrivano continui richiami ai modelli europei (Germania, Danimarca, ecc.), tengano presenti anche lezioni come quella spagnola: possono essere utili, per non commettere madornali errori.


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