Una cerimonia che sarebbe piaciuta senz’altro a Sofia. Mesta, briosa, suggestiva. Anche ironica nei suoi tratti decisi di disciplina. La Libera Università del Cinema di San Cesareo (Roma) ha licenziato in questi giorni i suoi nuovi autori, quelli che saranno in predicato di fare, certamente al meglio, la storia del cinema italiano di domani. E lo ha fatto, sempre ed in maniera discreta e nel ricordo proprio di Sofia Scandurra, la regista scrittrice che negli ultimi trent’anni ha trascorso la sua vita dedicandosi esclusivamente alla scuola, in maniera rigorosa e decisa, trascurando certamente il dato oggettivo della sua grande passione, quello di fare cinema davvero, quello di farlo “con l’occhio al buco” come diceva. Ma lo aveva fatto davvero senza eccessivi rimpianti, Sofia, senza nutrire delusioni, questo perché tanto era grande l’amore che provava per il cinema e tanto era grande l’amore che aveva per “insegnare il cinema agli appassionati”, e tanto era grande il rispetto che portare alla “sua” scuola, voluta negli anni ottanta proprio da lei, insieme a Cesare Zavattini, Alessandro Blasetti, Antonio Leonviola, Alberto Lattuada, Turi Vasile, Leo Benvenuti, Callisto Cosulich. Sotto questi eletti la scuola non poteva tradire i suoi connotati di arte, di disciplina, di rigore e di passione alla quale Sofia ha dato poi, negli anni a venire, quella che era la necessaria continuità logistica. Diceva Sofia Scandurra che la scuola, la Libera Università del Cinema, era una tipica bottega di lavoro, ed il cinema, così come tutti i mestieri del mondo, si insegnava semplicemente facendolo. Era molto orgogliosa Sofia, davvero, del progetto della scuola. Ed in nome di questo orgoglio, di questa passione, di questo amore che ora è la figlia Fiorenza, decisa come la mamma, a mantenere in vita, tra tante difficoltà, il grande progetto voluto dai quei maestri del cinema oltre trent’anni fa.
“L’arte è una passione, il cinema anche, ma i mestieri, i tanti mestieri che stanno dietro l’arte del cinema, forse meno. E la nostra scuola insegna proprio questo: i tanti mestieri del cinema” era l’idea di Sofia Scandurra. Una grande verità in fondo, e l’idea di Sofia ora è diventata anche l’idea di Fiorenza. Chissà come sarà contenta mamma Sofia, pensiamo, di tutto questo amore intorno alla sua voglia di “comunicare il cinema agli appassionati”, quel cinema che Sofia riteneva essere sempre più una grande forza, una eccezionale espressione culturale, una dimensione capace anche di generare l’identità in un popolo.
Ora che un altro anno accademico si è compiuto la Libera Università del Cinema ha licenziato i suoi nuovi sei allievi con i loro sei film: Un suicidio fatto bene è per sempre di Giulio Mealli, Cipolla fissa di Gino Ceriachi, Fox Heist di Walter Rastelli, L’appuntamento di Massimo Fanale, Corri di Luca Sanna, Buon viaggio di Anita Regina Ruggieri. Dice con orgoglio, oggi, Fiorenza Scandurra: “alcuni di loro sono già oggi, dopo pochi giorni dalla fine dell’anno, al lavoro sui set cinematografici”. I lavori dei giovani autori, proiettati presso il cinema teatro Palladium di Roma, la mitica sala della Garbatella che speriamo resista ancora ai soprusi del tempo e della crisi, sono stati visti, apprezzati, intensamente applauditi sotto la coerenza intellettuale del professor Vito Zagarrio, che ha presentato l’evento, accompagnati anche dalla riflessione gioiosa ed appassionata di Marco Giusti, dal rigore d’attore di Enzo De Caro, dalla tenacia, dalla forza e dalla volontà di Fiorenza Scandurra.
Il pensiero ritorna a Sofia Scandurra quando Marco Giusti ha ricordato come lui, in tutti questi anni, aveva sempre rincorso, con assoluto desiderio, un secondo, un terzo film di Sofia Scandurra, che dopo Io sono mia, in realtà, non c’è mai stato. Poi Marco Giusti ricorda i deliziosi peplum che Sofia aveva scritto, titoli quali Ercole l’invincibile, Le Gladiatrici, Taur, re della forza bruta, Maciste nella terra dei ciclopi e Maciste, l’uomo più forte del mondo, soffermandosi entusiasta, anche, su come Sofia sia stata l’unica donna di cinema al mondo ad avere scritto le sceneggiature dei peplum cinematografici, che tanto hanno appassionato la folta generazione di ragazzini che andava al cinema nei primi anni sessanta. Poi che dietro tanti successi del cinema italiano c’era in verità la mano di Sofia Scandurra, la sua forza straordinaria: Per grazia ricevuta di Nino Manfredi, Trastevere di Fausto Tozzi, Le cinque giornate di Dario Argento, Yuppi Du di Adriano Celentano.
Diceva Sofia Scandurra: “la forza del cinema non cesserà mai. Potrà anche incontrare i suoi tempi difficili, contrari, ma le passioni, le forti passioni delle generazioni giovani diventeranno una forza essenziale, determinante, affinché all’arte del cinema non potrà mai essere declinata la parola fine”. I nomi di Anna Galiena, Emanuele Crialese, di Enrico Caria, di tanti altri, tutti studenti della Libera Università del Cinema negli anni passati, stanno ad indicare proprio questo, quello che rimane il pensiero onesto del cinema, quello di Sofia Scandurra.
Giovanni Berardi