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La liberazione del gigante

Creato il 16 gennaio 2012 da Senziaguarna

La liberazione del gigante

Messaggio agli amanti del romanzo storico: se avete voglia di un lavoro storicamente fedele, coerente, sobrio, e soprattutto che vada al di là della mera ricostruzione e lasci un segno nel lettore, consiglio senz’altro questo libro:

La liberazione del gigante, di Louis de Wohl, BUR, 2010.

Poco conosciuto è l’autore, Tedesco di origine e Inglese di adozione, esule del periodo nazista, autore di romanzi storici di grande successo, soprattutto negli Stati Uniti. Ha spaziato dall’Antichità classica al Seicento, mantenendo però sempre un filo rosso: le sue storie ruotano  a grandi personaggi posti nel mezzo di uno scontro della Storia con ciò che non è Storia, del tempo con ciò che non è tempo, della concretezza delle vicende umane con l’Infinito e l’Eterno.
Uno di essi è San Tommaso d’Aquino, protagonista di questo romanzo che ripercorre tutta la sua vita di gigante del pensiero capace di stravolgere radicalmente la cultura del suo tempo. Non è lui, però, il gigante di cui parla il titolo. E’ Aristotele, la cui introduzione ad opera dei filosofi arabi pone all’Occidente una sfida: fede e ragione appartengono a due ambiti distinti  e separati? Averroé sosteneva di sì, e con lui alcuni pensatori come Sigeri di Brabante, arrivando a sostenere che esistesse una verità di filosofia e una verità di fede non necessariamente concilianti. Tommaso, invece, è convinto che queste due verità ne formino una sola, e che quella di fede non faccia che continuare quella che la sola ragione può raggiungere: a questa ricerca dedicherà l’intera sua vita.
Ma non bisogna lasciarsi ingannare dalle apparenze: questo non è un trattato di filosofia narrato. La ricerca intellettuale di Tommaso fa da contrappunto ad un affresco a tinte forti del XIII secolo, che la vita dell’Aquinate copre in buona parte, tra guerre, riforme e giochi di potere. Affresco nel cui mezzo giganteggia il personaggio dell’imperatore Federico II di Svevia, vero eroe negativo del romanzo. E’ l’incarnazione del tiranno: illuminato e colto sì, ma un despota che considera se stesso al di sopra di tutto e di tutti, pronto a qualunque cosa pur di portare avanti il progetto di un impero universale. Qui più che altrove si avverte l’influenza del tempo in cui l’autore scrive: il tempo della dittatura nazista, il tempo dello Stato totalitario che spazza via ogni alternativa. La lettera di papa Gregorio IX aveva definito Federico II “Anticristo”, e così l’autore lo accosta a un altro uomo, molto più vicino a lui, anche lui di nome Federico, che aveva pubblicato un’opera intera dal titolo L’Anticristo: Friederich Nietzesche. Leggendo alcune delle frasi che Louis De Wohl mette in bocca all’imperatore, si coglie l’eco di opere come Al di là del Bene e del Male e La volontà di potenza; ma soprattutto l’ombra del filosofo russo si coglie nello stesso delirio di onnipotenza che travolge lo Stupor Mundi fino a portarlo all’irrazionalità pura. Significativo a questo proposito è il dialogo che Federico, in punto di morte, ha con il suo medico, in cui risalta questa frase:

Cinque anni … cinquant’anni … Puoi credere o no … ho rivissuto … tutta la mia vita. Tutto ciò che ho fatto … e pensato… e detto… mi dà un presentimento di eternità. D’altro canto … ho commesso un solo peccato: volevo essere Dio.

Ma c’è spazio anche per un terzo protagonista, questa volta di fantasia: il cavaliere inglese Sir Pierce Rude, la cui vicenda funge da cerniera tra quella di Federico e quella di Tommaso. Pierce diviene protagonista di un suo proprio romanzo di formazione, un romanzo cavalleresco in piena regola, il motore del quale è l’amore per una donna: Teodora, sorella di Tommaso, la cui nobile condizione (insieme alla necessità di alleanze politiche matrimoniali) la pone decisamente fuori dalla portata del cavaliere. Occasione per lui per imparare ad amare in modo gratuito, a pensare solo al bene della donna amata senza aspettarsi nulla in cambio: la aspetterà praticamente per tutta la vita. Sarà proprio questo a farlo crescere come cavaliere e come uomo, e, paradossalmente, ad aiutarlo a coronare il suo sogno.



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