La libertà del blogger

Da Ant0n3l


Ultimamente sto riflettendo su un fatto. Questo blog, nei primi mesi del 2013, ha avuto una crescita inaspettata a livello di visite mensili. Non immaginatevi chissà che cosa ma, in base alle mie aspettative, è stata molto positiva. Non sono contenta? Certo che lo sono, però… c’è un però.
Sto mettendo in discussione la mia “autenticità” nella scrittura e la relativa “libertà”.
Il punto è questo, la “libertà”. La libertà che penso di avere raggiunto, di cui tanto mi vanto. La libertà che mi sono conquistata, facendo magari anche qualche scelta controcorrente, un po’ da incosciente anche.
Quando questo blog è nato avevo due lettori: il maritino e mia sorella e... sì, ero davvero “libera”. Già, scrivevo per me stessa, allora. Non è più così, ora. Non del tutto. Intendiamoci, uno comincia sempre a scrivere qualcosa per sé (anche, ad esempio, quando inizia a scrivere un libro) ma poi, la verità, è che spera comunque che quello che scrive piaccia anche a chi legge, ai lettori del suo blog o a chi compra il suo libro. Quando uno scrittore vi dice “L’ho scritto per me, esclusivamente per me, non mi interessa abbia successo…”, sono palle, credetemi. Uno scrittore (secondo me e – appunto – è una mia impressione) è fondamentalmente una persona un po’ egocentrica, con una buona dose di autostima che pensa a riempire un foglio bianco di parole che, in cuor suo, spera possano restare per sempre e magari essere anche in un certo qual modo di aiuto a qualcuno. Per il blogger, in fondo, è un po’ la stessa cosa (parlo di quelli che sanno scrivere ovviamente), un blogger scrive e spera comunque di riuscire a trasmettere emozioni, di piacere.
Direte: e allora? Allora ho cambiato idea sul mio modo di fare la blogger. La verità è che non so più cosa fare di questo blog. “Come, adesso che inizi ad avere i “numeri”, molli?”. No, non mollo (io non mollo mai) ma voglio che sia quello che secondo me deve essere, voglio che rimanga un mio “spazio”, quello di cui ho bisogno.
Voglio mantenere la libertà di scrivere ciò che voglio, quello che mi salta in mente, quando ne ho voglia. Voglio alzarmi la mattina e non sapere cosa scriverò oggi, sempre abbia voglia di scrivere e non di uscire a fare una passeggiata nella vita reale. Voglio riempire il mio spazio in base alle mie esigenze e non a quelle di aziende o di agenzie varie. Intendiamoci, potrà capitare che faccia nomi di aziende ma sarà perché lo voglio io e – soprattutto – non sarà a pagamento. Cosa intendo? Che da oggi, su La Voce delle Mamme, non troverete più “post sponsorizzati” o “post offerti da…”.
Da oggi - ho deciso - mi tolgo volontariamente e consapevolmente da un vortice di eventi mammeschi cui partecipare, di post che devono essere approvati dal cliente, di impegni che non fanno altro che distogliermi da Donne Magazine e da qualche progettino in cantiere. Mi tolgo da un vortice che, in realtà, non fa altro che rendermi “schiava” (e non “libera” come pensavo di essere) di un sistema che, piano piano, uccide la spontaneità della mia passione e, non meno importante, mina la libertà della scelta che ho fatto, ormai tempo fa.
L’ufficio in casa è una libertà che mi sono conquistata, La Voce delle Mamme, anche. Donne Magazine è una testata giornalista, è diverso. Vive grazie alla pubblicità delle aziende, sui pubbliredazionali, eccetera. È un lavoro e ne sono consapevole. La Voce delle Mamme no, è il mio “blogghino”, è un hobby e rappresenta lo spazio in cui posso realmente parlare di ciò che voglio, minchiatine o cose serie che siano, con voi.
Ad ogni modo, veramente, consiglio a tutte le mamme del mondo di aprirsi un blog e rispetto molto chi, con impegno e determinazione, decide di farne una professione (l’ho fatto io fino ad ora), però, per quanto riguarda il “mio” modo di voler scrivere (ma anche la libertà della mia persona, di quello che sono, di quello che non voglio diventare e dei compromessi che posso permettermi di non accettare), ho capito che scrivere “per dovere” non fa per me. Non qui per lo meno. Qui, non voglio.

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