Clarissa Pinkola Estés
“(…)Pertanto, che siate introverse o estroverse, donne amanti di donne o di uomini, o di Dio, o tutto insieme, che siate possedute da un cuore semplice o dalle ambizioni di un’Amazzone, che stiate cercando di arrivare in cima o soltanto a domani, che siate mordaci o tetre, regali o impetuose, la Donna Selvaggia vi appartiene. Appartiene a tutte le donne. Per trovare la Donna Selvaggia le donne devono tornare alla loro vita istintiva, alla loro più profonda sapienza. Cantiamo dunque la sua carne che torna a coprire le nostre ossa. Lasciamo cadere i falsi manti che ci hanno dato. Indossiamo il manto autentico dell’istinto possente e della conoscenza. Infiltriamoci nei territori psichici che un tempo ci appartenevano.
Brano tratto dal libro DONNE CHE CORRONO COI LUPI di Clarissa Pinkola Estés
Clarissa Pinkola Estés, poetessa, scrittrice, psicanalista, sostenitrice dei diritti della donna. Si è laureata in psicologia etno – clinica e si è poi specializzata in psicologia analitica. E’ stata direttrice del Carl Gustav Yung Center di Denver, in Colorado. Nei quattro anni successivi al massacro alla COLUMBINE HIGH SCHOOL si è occupata del sostegno psicologico alla comunità. Dall’11 settembre 2001, lavora con i sopravvissuti e con i familiari delle vittime della costa occidentale e orientale degli Stati Uniti d’America. Da sempre impegnata anche nel sociale, ha fondato la “GUADALUPE FOUNDATION”, un’organizzazione che si occupa di trasmettere, via radio, delle brevi storie che hanno lo scopo di istruire le popolazioni africane su questioni di salute e igiene. Nel 2006, è stata ammessa alla “COLORADO WOMEN’S HALL OF FAME”, un’organizzazione che da riconoscimenti alle donne che hanno contribuito alla storia del Colorado. E’ da sempre attivista, in prima linea, per i diritti delle donne, la loro libertà, la loro emancipazione. DONNE CHE CORRONO COI LUPI è il suo primo libro. Tradotto in tutto il mondo, è diventato, attraverso gli anni, un classico della psicanalisi “tutta al femminile”. Quando ho letto, per la prima volta, DONNE CHE CORRONO COI LUPI erano i primi anni novanta del secolo scorso. Era stato appena tradotto e pubblicato in Italia, e non si poteva immaginare ancora quale “rivoluzione interiore” avrebbe causato nelle possibili lettrici e nelle donne in genere. La sua lettura posso dire che, oggi dopo tanti anni, mi ha lasciata quasi interdetta: è stata come un pugno sulla testa o nello stomaco. Non basta affermare che fosse stimolante e che aprisse porte e finestre fino ad allora chiuse per la maggior parte delle donne; è stata coinvolgente e impetuosa, con una carica di vitalità, di libertà e di freschezza davvero uniche. Questo libro è essenzialmente un libro di racconti sui modi dell’archetipo della Donna Selvaggia. Ma che cos’è l’archetipo della Donna Selvaggia? Da buona e verace psicanalista yunghiana, Clarissa Pinkola Estés ci dice che “le storie mettono in moto la vita interiore, e ciò è particolarmente importante là dove la vita interiore è spaventata, incastrata o messa alle strette. Le storie stimolano l’adrenalina, ci mostrano la via d’uscita in basso o in alto, e aprono per noi grandi finestre in muri prima ciechi, aperture che conducono nella terra dei sogni, all’amore, alla conoscenza, che ci riportano alla nostra vita vera come donne selvagge e sapienti”. L’archetipo della Donna Selvaggia è un potere istintuale che ogni donna ha in sé fin da tempi immemorabili, anzi si può dire che, essendo questo una componente fondamentale dell’anima, non è propriamente soggetto al tempo, al suo scorrere: è, come dire, nell’Eternità. L’archetipo della Donna Selvaggia ristabilisce il legame mistico della relazione e fa sì che il sentimento spento o morto ritorni alla vita trasformandosi di nuovo in amore profondo. Le storie, di ogni parte del mondo e di ogni epoca, per Clarissa Pinkola Estés offrono importanti insegnamenti sulla funzione trasformatrice della psiche, recuperando, da tempi antichissimi, le fasi perdute dei riti di iniziazione della femminilità primitiva non ancora “contaminata” dalla civiltà, per cui sono realmente una guida senza tempo e per tutti gli anni della vita di una donna. L’archetipo della Donna Selvaggia non chiede alla donna di essere di un certo colore (nera o bianca, gialla o meticcia), di avere una certa istruzione, un certo stile di vita, o di appartenere a una data classe economica perché, in realtà, non può aprirsi o sbocciare in un’atmosfera di forzata correttezza politica e sociale, né essere piegata in vecchie consuetudini, mentalità, modi di essere e di vivere ormai del tutto superati. Per la sua natura libera e indipendente, il lupo ma soprattutto la femmina di lupo, la lupa, è sempre stata vista come un animale da temere, da proteggere o da cacciare, a seconda delle varie visioni della Storia e delle civiltà. E la donna libera, anticonformista, ribelle e sicura di sé è da sempre paragonata alla lupa, il più delle volte con disprezzo, qualche volta anche con una certa ammirazione. Quel che comunque Clarissa Pinkola Estés sembra suggerire alle donne è di non lasciarsi sopraffare dai problemi, dalle paure, dai pregiudizi atavici, dall’incomprensione da parte dell’uomo e di non subire passivamente i soprusi, le vessazioni e spesso le violenze di una società incapace ancora di vederle quali esseri umani intelligenti al pari degli uomini. In questi ultimi anni, in Italia, si assiste a quel che è stato definito un “femminicidio” cioè una vera e propria uccisione di donne e di sole donne da parte di uomini, spesso familiari, che non trovano altro modo per comunicare o risolvere qualche questione in sospeso con la donna che hanno di fronte come compagna, come moglie, come collega o come semplice amica. Allora, oggi 8 marzo Festa della Donna, io come donna che sa, per esperienza spesso diretta, cosa vuol dire vivere tutte le difficoltà connesse al proprio sesso e sa anche quanto è duro lottare, talvolta per poter esprimere soltanto un’opinione, ritengo che quello di cui abbiamo bisogno e diritto noi donne è proprio, innanzitutto e soprattutto, il riconoscimento del nostro diritto di donne e di cittadine. Il riconoscimento del nostro diritto a quella giustizia che tutti dovremmo perseguire.
Bob Marley
NO WOMAN NO CRY è forse la canzone più riuscita e più completa di Bob Marley (1945 – 1981), giamaicano e di colore, indiscusso re del raggae, genere musicale prettamente della Giamaica ma con radici profonde nei ritmi e nei suoni trascinanti e intensi dell’Africa nera. NO WOMAN NO CRY / NO DONNA NON PIANGERE: forse un canto di liberazione, forse di esaltazione, forse di rivolta e di lotta, forse di dolore e di sopraffazione della donna il cui pianto può trasformarsi in riscatto sociale e umano e le cui lacrime di dolore possono sollevare la Terra dalle sue miserie e dalle sue brutture.
Francesca Rita Rombolà