Magazine Viaggi

La linea di fuoco

Creato il 18 novembre 2010 da Faustotazzi
La linea di fuoco
E' mattina presto, fa fresco. Sono sceso da Al Ashrafieh camminando spedito fino alla vecchia linea del fuoco che oggi è una strada a doppia corsia a dividere il quartiere cristiano maronita da quello musulmano sciita. Un uomo di una certa età cammina davanti a me  nel suo completo grigio sdrucito, con un passo alto da anziano e una pagnotta sotto il braccio. Si annuncia proprio una gran bella giornata, il fresco di Ottobre che finalmente torna dopo un estate che sembrava non finire mai, manco fosse rimasta impigliata tra i rami dei fichi o appicicata sull'asfalto, qui a Beirut.
Sento lontano un rumore, come eco di un ramo che si spezza. Mi aspetto quasi di vederlo cadere qui in mezzo alla strada tra la polvere e l'asfalto.
Invece è il vecchio a andare giù. Proprio davanti a me, saranno si e no un cinque metri.
Sono schiacciato contro un muro freddo di piastrelle bianche nell'ingresso di una drogheria ancora chiusa. Rintanato, ranicchiato, accovacciato e non so bene come ci sono arrivato. Per un attimo sono sparito anche a me stesso. Una frazione di secondo, le regioni più remote del cervello che prendono il sopravvento, l'istinto primordiale della fuga. E sono sparito. A quel tizio lassù che non ha avuto nemmeno il tempo di ricaricare. Sono scattato come una molla, come un animale, come gattosilvestro.
Il vecchio è qui davanti, per strada. E' caduto dal marciapiede a una decina di metri da dove sono ora.
L'ha preso bene, preciso al ginocchio e gli deve aver fatto saltare l'articolazione. Fa il suo mestiere il tizio lassù. Non ha sparato per uccidere: lo pagano a teste, il primo colpo per immobilizzare. Come un ragno paralizza la sua vittima da viva e poi aspetta. Che qualcuno si faccia vivo, esca per soccorrerlo. Lo chiama, lo vuole, un eroe o un incoscente per lui pari sono. Li aspetta per tirare giù anche loro. Per un franco tiratore un filotto può valere la giornata.
Adesso la strada è deserta. Un attimoe sono spariti tutti nei ripari. Anche i militari che stavano qui attorno con le loro carabine e i loro fucili mitragliatori ora si sono messi al coperto. Il vento muove le foglie di un fico. Per il resto la strada è deserta, nessun rumore.
Non ci ho capito granchè. Ero li che stavo camminando soprapensiero nella mattina e ora sto qui, la schiena contro il freddo liscio delle piastrelle. Cos'è successo? Da dove ha sparato? Ho sentito solo il ramo spezzarsi poi il vecchio andar giù. Ora è solo un completo grigio scuro, lungo e magro, mezzo raggomitolato per la strada con un ginocchio spappolato. Non parla, non urla, ne ha già viste e sa perfettamente cosa gli sta per succedere.
Nessuno esce, allora quello lassù spara ancora. Stavolta lo colpisce a un gomito. Gli spezza le articolazioni, deve fare un male cane. Cerca di chiamarci fuori dalle nostre tane, fa bene il suo mestiere il figlio di puttana. Appena partito il colpo uno esce. Lo afferra per un braccio per trascinarlo via, dietro quale riparo non si capisce bene. Quello lassù si mette fretta per ricaricare e parte al volo un altro colpo. Deve aver sparato un po' di corsa perchè il proiettile striscia nell'asfalto, rimbalza e alza polvere. Il soccorritore molla e sparisce in qualche tombino di fogna prima che l'altro possa ricaricare ancora e prendere meglio la mira. Il vecchio resta per strada, un inutile metro più in la, in una posizione altrettanto insensata.
Deve stare qualche parte là in alto, nei palazzi dall'altro lato della piazza. Passa qualche altro minuto e ne vedo un paio correre fuori dai loro nascondigli, in fondo alla strada. Stanno bassi, corrono piegati, forse sono giù fuori tiro ma si prendono il rischio di altri dieci metri per mettersi definitivamente in salvo. Non vengono di qua, scappano lontano.
Altri lunghissimi minuti di immobilità poi gli tira un altro colpo. Gli centra una coscia e gliela apre. Lo vedo benissimo, sarà a meno di dieci metri da me. Deve fare male, quello sa bene dove spara. Lo sa bene anche il vecchio lo vedo da come mi guarda, ne sono certo. Sa che sono qui, a dieci metri da lui, raggomitolato come un topo nel mio buco. Lo sa anche quell'altro, lo sa benissimo ed è per questo che non lo finisce. Lo sta facendo fa per me, mi fa un lavoretto con firma e dedica, lo sta facendo lentamente a pezzi solo per i miei occhi, regolarmente, un colpo dopo l'altro. E' un richiamo suadente che mi invita per uscire: "Vieni, non c'è pericolo per te, ce l'ho solo con questo vecchio, se esci non ti farò del male". In questo momento non sta facendo a pezzi il vecchio, sta giocando con la mia testa, come uno psicoterapeuta del cazzo. Vuole tirarmi fuori e giocarsi il raddoppio, come Gerry Scotti a chivuolessermilionario. Vuole la sua seconda testa, perchè a fine giornata li pagano a teste, quelli come lui.
Cristo, da lontano finalmente vedo sbucare una camionetta corazzata. Lo vengono a prendere, il vecchio. I militari cominciano ad agitarsi dai loro nascondigli. Qualche grido. La camionetta l'ha vista anche lui. Figurarsi se non l'ha vista: è nel posto migliore per dominare la piazza. L'ha vista eccome, infatti il nuovo colpo gli centra lo stomaco. E' la sua mossa finale, la sua ultima carta, il suo ultimo prezioso tentativo di stupire. E di cavarci ancora qualcosa da quel cazzo di vecchio. Il blindato si avvicina, per un lunghissimo attimo penso "adesso esco, lo vado a prendere, lo piglio per un braccio - quello ancora buono - e me lo trascino qui sotto, lo metto in salvo io a quel povero vecchio". E sento il cuore che mi parte all'impazzata, l'adrenalina che mi schianta le vene e le gambe che mi tremano. Come se non potessero reggermi, come se d'improvviso avessi le gambette di un bambino.
Il quinto colpo arriva dritto in testa. Banale: ovvio che un cecchino sappia perfettamente sparare. L'avrebbe potuta mettere subito li la sua boccia del punto se lo avesse voluto fare subito. Gli avrebbe fatto un favore, al vecchio. Il vecchio che non ha mi gridato, non ha mai parlato, non ha mai aperto bocca. Sapeva perfettamente fin dall'inizio come sarebbero andate le cose. Peccato. Peccato perche la camionetta adesso era davvero vicina, ancora una manciata di secondi e si sarebbe messa in mezzo, sulla  linea di tiro. Lo avrebbe coperto, i militari sarebbero usciti e lo avrebbeo portato in salvo. Forse sarei uscito e gli avrei dato una mano anch'io.
Invece i soldati arrivano adesso, a portare via me. Che esco e mi metto in salvo dietro al blindato in mezzo a loro. Ora lo andranno a cercare il cecchino, saliranno per stanarlo anche se molto probabilmente lui se ne sarà già andato da qualche uscita posteriore. Si sarà studiato la sua via di fuga per le terrazze sul retro.
Io sono salvo, dite a casa che sto bene, ricordo soltanto un vecchio per terra, disarticolato, con una pagnotta sottobraccio e un buco rosso al posto della testa. E la brezza di mare che gioca tra le foglie dei fichi, qui a Beirut.

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :