Andrea Freccero esordisce su Topolino nel 1989, dopo aver frequentato l’Accademia Disney e dopo l’incontro con Giovan Battista Carpi,
Negli anni ’90 partecipa insieme ad altri colleghi di accademia a storie speciali in occasione di Lucca Comics o della mostra Topolino 60 Anni Insieme, inoltre ha modo di disegnare due parodie Disney come Le metamorfosi di un papero e Paperleon Dai Scorcia.
Ha poi disegnato alcuni episodi per PKNA (tra cui ricordiamo Mekkano) e recentemente si è distinto come uno dei disegnatori della serie DoubleDuck.
Molto serrata è anche la sua attività di copertinista: tra i tanti albi per cui ha disegnato la cover si distingue la serie Le più belle storie… per Disney Libri e il mensile Paperinik Appgrade.
Su Topolino #3079 disegna il primo episodio di Star Top, parodia di Star Trek (qui l’anteprima dello Spazio Bianco) in tre parti scritta da Bruno Enna, e a questo proposito abbiamo fatto qualche domanda all’artista.
Non mi posso definire un super appassionato, però ho amato molto la prima serie televisiva, davvero innovativa e piena di protagonisti affascinanti. Ho disegnato questa parodia con grande entusiasmo.
Come ispirazione per il disegno hai guardato maggiormente alla serie televisiva o al recente “reboot” cinematografico?
Into Darkness è stato il punto di riferimento principale, ma per quanto riguarda alcuni dettagli sono rimasto molto legato alla primissima serie. Le divise e in parte la plancia di comando sono rimaste parecchio… retrò. Gli ambienti indicati da Bruno Enna facevano espressamente riferimento all’ultima produzione cinematografica, ma dopo alcune prove ho deciso di reinterpretarli in chiave “morbida”, credo sia più vicina al gusto dei nostri lettori e al mondo Disney in generale.
Avrei voluto più fedeltà in alcuni dettagli determinanti, il logo sulle divise, per esempio, era in origine disegnato molto più simile all’originale; è stato modificato prima della stampa dalla redazione, probabilmente per evitare di vedermi sbattere i piedini e diventare blu come un pargoletto. Anche l’Enter Play (Enterprise) ha dovuto subire diverse revisioni.
Oltre alla serie e ai film, da quali altre fonti hai attinto per rappresentare la storia?
Mi sono lasciato ispirare moltissimo dalle colonne sonore, un bel traino davvero!
Come sei riuscito a coniugare nelle movenze e nelle espressioni l’austerità del Signor Spock con la leggerezza di Pippo?
Pippok è stato difficile, in effetti. Non solo per le movenze, assai differenti tra i due personaggi, ma in particolare per alcune caratteristiche del volto. Pippo con la frangetta e le sopracciglia a punta tende a diventare inespressivo. Su Spock funziona, su Pippo molto meno, diciamo che ho trovato qualche compromesso non calcando troppo la mano.
Lavorare con Bruno è un grande vantaggio, i personaggi interagivano tra di loro ed erano descritti talmente bene che tutto è andato avanti con estrema naturalezza e semplicità. Quasi un gioco.
Nel primo episodio si intravedono i Ci-Borg: come hai scelto il modo di rappresentarli?
Cercando di renderli diversi dal contesto generale della storia, diversi nel trattamento grafico, tutto in Star Top è basato su linee pulite e tonde, i Ci-Borg invece sono caratterizzati da uno stile un pochino più “sporco” e spigoloso.
In alcune vignette ho lavorato personalmente sul colore, a volte aiutandomi anche con elaborazioni fotografiche. Volevo delle immagini molto realistiche, e questa mi è parsa una buona soluzione.
In molte tavole hai scelto di soppiantare la consuete griglia delle vignette a favore di sfondi molto ampi, che vanno a coprire tutta la pagina: come mai questa scelta? Hai guardato a PK, dove spesso si ricorreva a soluzioni visive del genere?
Sì, sono soluzioni che spesso adottiamo anche per PK o per DoubleDuck. Questo genere di gabbia aiuta davvero molto nell’ottenere un po’ di dinamicità extra. Quando posso lavoro sempre in questo modo, è più divertente stimolante.
La sequenza del motore a fiondatura è un perfetto ibrido tra spettacolarità e ironia: come sei riuscito a bilanciare i due aspetti nel disegnare quelle vignette?
Diamo a Cesare quel che è di Cesare, qui il merito è dello sceneggiatore, diciamo che io mi sono un po’ spremuto le meningi per trovare una soluzione grafica utile allo scopo. Però mi piace molto trovare e aggiungere gag spiritose e demenziali quando lavoro su una sceneggiatura, come per esempio il sigaro elettronico di Manetta (Ammanettalastretta).
Abbiamo lavorato altre volte insieme, è bastato sentirci all’inizio. Durante la lavorazione gli ho mandato qualche anteprima per capire se fosse soddisfatto di come procedevo e se la direzione era corretta. Una volta terminato il lavoro gli ho spedito in visione tutta la storia, diciamo un’anteprima speciale solo per lui e una possibilità per noi di qualche revisione, dove fosse stato necessario. Devo dire però che Bruno è sempre molto entusiasta e per nulla problematico, è stato piacevolissimo.
Quali tavole sono state più complesse da realizzare?
Le prime, dove la direzione grafica è ancora un po’ incerta.
Ci sono state pagine che ti hanno dato particolari problemi nella messa in scena?
Nessuna in particolare e un po’ tutte quante, sono molto pignolo e spesso disegno più volte la stessa tavola. Cerco sempre di dare il meglio, non per me stesso, ma per una questione di rispetto nei confronti dei lettori. Spero vi divertiate con questa nuova serie almeno quanto io mi sono divertito io a disegnarla!
Nella galleria qui sotto: alcune tavole in bianco e nero non ancora letterate, la prima tavola della storia colorata e una prova di copertina scartata, materiale messo a disposizione da Andrea Freccero, che ringraziamo.
Intervista rilasciata via e-mail il 27/11/2014