Mancava ad accorgersi,
nei tempi non successi,
che come tanti giorni,
non poteva,ricominciare,
dal momento,
dai tanti secondi,
il tempo,non doveva,
non doveva riprovare,
a stabilire,com’era fatto,il confine,
fra il suo spazio di terra,
e il suo grande tempio di argenteo alloro.
Come mancano i tempi,
così mancava il suo leggiadro,arbitrio,
non vedeva e non capiva,
dove fosse lontana l’incostanza.
Percepiva,presenze plumbee,
sulle dita,
quasi ottoni pesantissimi,
che non riusciva a sostenere con il fiato.
Poi cambiò,il suggeritore,
dei suoi combinati incostanti,
e riprese a contare,
senza capire che fra i grovigli,
di macchine,
c’era un suo cuore pulsante,
come se era acceso di metalli,
che la implorava,
guardandola,lacrimare.