Ho letto questo romanzo, di un autore esordiente, con un pò di scetticismo perchè, errore grande di chi me l’aveva consigliato, me ne era stata data in anticipo la chiave di lettura finale. Così mi ero figurata qualcosa o di patetico/sdolcinato o di crudo/realistico che, fortunatamente, esulando dal prevedibile, non c’è stato.
Il libro va affrontato per quello che è: pura immaginazione, con un piccolo aggancio alla realtà. Una storia godibile, intensa per le riflessioni che suscita, intrigante quanto basta, caotica a tratti (ma a ragione veduta!) e poetica.
In breve: siamo nel 1838. In uno sperduto villaggio di montagna in Oregon, un uomo s’imbatte in una ragazzina svenuta e ferita e la porta con sè. Al suo risveglio Neve (nome che le viene dato per la straordinaria nevicata accaduta durante il suo ritrovamento) non ricorda niente nè di se stessa nè del – prima – e così sarà nei giorni successivi nei quali dividerà il suo tempo fra la costruzione di una nuova vita e l’incessante ricerca della vecchia. Il villaggio si rivela essere un luogo piuttosto atipico sia per i suoi abitanti, quanto mai eterogenei, sia per ciò che vi accade… o non accade mai, tanto che Neve inizia a porsi degli interrogativi che la condurranno, in compagnia del ragazzino Yuri, a inoltrarsi in un’avventura pericolosa e affascinante e a fare la conoscenza di Hamas, un’eremita, personaggio scomodo per gli abitanti di Soulpass, tacciato, per i suoi libri di essere una sorta di sciamano in grado di far impazzire e sparire le persone. E’ proprio con Hamas che Neve scoprirà un’affinità di animo molto familiare, rivelando a lui solo alcune cose che si è scoperta in grado di fare, mentre di altre, quali la sua capacità di suonare meravigliosamente il violino, ne farà dono a tutta la comunità (ma com’è che nel 1838 oltre a Vivaldi, Neve conosce anche Rachmaninoff ?).
Non è facile parlare oltre di questo romanzo, tanti sono i personaggi, gli avvenimenti, le sfumature. O lo si riassume in tre periodi non rendendogli giustizia, o lo si legge.
Lo stile è semplice e diretto, in prima persona e le descrizioni, mai ampollose, trasportano direttamente il lettore alle immagini, nella migliore tradizione dei narratori puri, degli inventa storie per ragazzi … e non solo.
Un libro atipico, forse antico perchè non ci sono nè vampiri nè licantropi nè maghi, ma mi ha lasciato il segno e la voglia ogni tanto di riaprirlo per rileggerne qualche frase.
Autore: Simone Fancelli
Editore: Albatros