La linea verde indefinita è un problema

Creato il 18 maggio 2013 da Gadilu

Nonostante la felicità per le loro recenti affermazioni, è possibile che i Verdi nostrani comincino adesso a invidiare i cugini austriaci. Mettendo però da parte i sentimenti, possiamo riflettere su alcune questioni che ci fanno comprendere come una simile impostazione politica, pur agendo a pochi chilometri di distanza, venga accentata in modo diverso e, soprattutto, producendo notevoli discrepanze dal punto di vista del gradimento elettorale.

Un primo spunto può venire dall’analisi del “Selbstgefühl”, un concetto da collocare tra l’autostima e la percezione delle proprie peculiarità. I Verdi austriaci non sono soltanto fieri del loro essere “verdi”, apparendo insomma come dei “verdi a testa alta”, ma la loro offerta politica, perfettamente riconoscibile, riesce a essere attraente anche per chi in precedenza votava altri partiti. Come stanno invece le cose qui da noi? Al posto della fierezza si avverte la presenza di un fardello, come se l’occuparsi delle questioni che di solito identificano la politica dei Verdi dovesse scontare un handicap di partenza, fosse in un certo senso “out” e annoiasse. Colpa non loro, si dirà. Certo. Il problema tuttavia rimane.

In un commento apparso sull’ultimo numero del settimanale Ff, Georg Mair faceva notare come i Verdi stiano probabilmente sprecando l’occasione d’incidere come sarebbe auspicabile perché sospesi in una condizione d’indecisione che li fa apparire né carne né pesce. Presenti nella squadra di governo del capoluogo, di Bressanone e di Laives, la percezione comune è invece piuttosto marcata dal loro essere una forza di opposizione in Consiglio provinciale. Condizione anfibia difficile da gestire, difficile da spiegare, soprattutto sfavorevole allo scopo di definirne il profilo. Se a livello provinciale i Verdi si proponessero come futuro partner di governo – concludeva il commentatore di Ff – metterebbero sicuramente la Svp in grande imbarazzo, in quanto sarebbe costretta a sbilanciarsi.

Detto in modo secco: ai Verdi sudtirolesi manca una chiara strategia e il loro posizionamento su molte delle questioni che paiono muovere l’interesse dei cittadini alla fine risulta troppo sfumato e incerto. Da un partito erede dello spirito di Alexander Langer ci si aspetterebbe un’idea forte di cambiamento, qualcosa che potesse colpire l’immaginazione dei potenziali elettori, che li portasse a riflettere criticamente sulle loro abitudini, facendo sorgere in loro anche il desiderio di acquisirne di più virtuose. Essere per tanti versi migliori degli altri, non riuscendo però contemporaneamente a disegnare con tratti leggibili un’ipotesi di Sudtirolo diverso, rischia così di provocare la dissipazione delle energie e priva questa terra di una possibilità di sviluppo teoricamente a portata di mano

Corriere dell’Alto Adige, 18 maggio 2013


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