La "liquidazione" di Černobyl' vista da dentro 27 anni dopo

Creato il 27 aprile 2013 da Matteo

Settembre 1986, terzo mese della mia trasferta di servizio a Č ernobyl'. I miei compagni e colleghi vicini si erano separati per tornare a casa. Di regola ufficiali e generali non si trattenevano qui più di un mese o due. Detti il consenso per la prosecuzione della trasferta fino a tre mesi. I superiori a Mosca non obiettarono.

Praticamente tutti quelli che lavorarono alla centrale atomica ebbero la possibilità, senza saperlo e senza notarlo essi stessi, di "arraffarsi" schifezze radioattive oltre i limiti ragionevoli. Infatti prima di mandare a fare qualsiasi lavoro soldati, ufficiali, in particolare chimici andavano per primi. Misuravano i livelli e stilavano la cartografia della contaminazione di località, siti, apparecchiature. Ma tra l'altro era possibile tener conto dell'irradiazione?

Il presidente della commissione per la liquidazione delle conseguenze del disastro di Č ernobyl' Vedernikov sostituì B.E. Šč erbina, a cui toccarono i giorni più infernali di Č ernobyl'. A dire il vero, allora non ci fu a lungo. Ma so che Boris Evdokimovič acchiappò le radiazioni in pieno.

Ancora non riesco a capire perché né la commissione governativa, né le truppe di chimici, né la Difesa Civile dell'URSS, né il Goskomgidromet [1], né l'istituto Kurč atov [2] non si siano interessati di zone particolarmente pericolose, dove furono gettate centinaia di tonnellate di materiali altamente radioattivi sotto forma di grafite, componenti nucleari (TVS [3]), elementi nucleari (TVĖL [4]), frammenti di essi e altro. Lo stesso accademico Velichov più di una volta stette in elicottero sopra il terzo blocco incidentato, forse non vide questa massa? E' pensabile che tanto a lungo - da aprile a settembre 1986 - da queste zone sia stata spazzata dai venti polvere contaminata da radioattività per tutto il mondo! La massa radioattiva fu dilavata dalla pioggia, le evaporazioni già contaminate si volatilizzarono nell'atmosfera. Inoltre continuò a "sputare" lo stesso reattore che aveva eruttato una quantità non piccola di radionuclidi.

Probabilmente molti capi lo sapevano, ma nessuno intraprese misure radicali. E che i fisici dell'Istituto Kurčatov avessero dimostrato che già a maggio il reattore avesse cessato le emissioni era un purissimo inganno! L'ultima emissione fu registrata dalla stazione radar verso la metà di agosto. Di questo si occupò personalmente il colonnello B.V. Bogdanov. Dichiaro sotto la mia responsabilità che l'onere fondamentale del lavoro per la valutazione dello stato delle radiazioni, fino alla raccolta di decine di migliaia di campioni di terreno e acqua, ricadde sull'esercito. Sui risultati delle analisi fu fatto regolarmente rapporto in forma cifrata alle istanze preposte. La carta più veritiera e completa della stato della radiazioni fu pure preparata dai militari.

Una volta ad un'udienza a della commissione statale il relatore sullo stato delle radiazioni fu Israele*. Chiesi perché nel rapporto era dato uno stato così lieto - lo conoscevamo bene. Non giunse risposta.

E noi a Kiev, su richiesta del Presidente del Consiglio dei Ministri dell'Ucraina A.P. Ljaš ko, avevamo portato centinaia di campioni di terreno, fogliame e acqua. Avevamo svolto questa operazione insieme agli ufficiali giunti in volo in elicottero da Č ernobyl' e con il quartier generale della Difesa Civile dell'Ucraina con a capo il generale di brigata N.P. Bondarč uk. Ricordo che furono messe su pellicola fotografica foglioline verdi di castagni del Krešč atik [5]. Sviluppammo la pellicola e su di essa brillavano a tutta forza i punti dei radionuclidi. Nascondemmo queste foglioline in una cella speciale e le fotografammo di nuovo un mese dopo. Adesso erano del tutto contaminate - dai punti si era formata una ragnatela. Quando il capitano di 1° rango G.A. Kaurov mostrò i negativi ad A.P. Ljaš ko, questi disse: ah...

I lavori più pericolosi e di responsabilità per la bonifica andavano compiuti sui tetti del terzo blocco energetico, dov'era concentrata una buona quantità di materiali altamente radioattivi emessi durante l'incidente al quarto blocco. Erano pezzi della struttura in grafite del reattore, componenti nucleari, tubi di zircone e altro. Le potenze delle dosi dei singoli oggetti giacenti erano troppo alte e molto pericolose per la vita umana.

Ed ecco che tutta questa massa dal 26 aprile al 17 settembre giacque sui tetti del terzo blocco energetico e nelle aree della principale tubatura di ventilazione, fu portata via dai venti, dilavata dalle piogge in attesa, finora, alla fine, che venisse il turno della sua asportazione. Tutti aspettavano e speravano nella tecnica robotica. Aspettarono finché arrivò. Con gli elicotteri alcuni robot furono portati in zone particolarmente pericolose, ma non funzionarono. Le batterie si scaricarono e l'elettronica si bloccò.

Nelle operazioni che mi toccò guidare nelle zone particolarmente pericolose del terzo blocco energetico non vidi una sola volta un robot al lavoro, tranne uno, estratto dalla grafite, "bruciato" dai raggi X e diventato un ostacolo nel compimento del lavoro nella zona "M".

Nel frattempo i lavori per la sepoltura del quarto blocco energetico incidentato erano vicini al compimento. Alla fine di settembre si doveva coprire il "sarcofago" di tubi metallici di grande diametro. Il compito non semplice di per se fu complicato anche dal fatto che sui tetti degli impianti giacevano tonnellate di sostanze altamente radioattive Bisognava raccoglierle e gettarle nelle fauci del reattore distrutto, celarle sotto un tetto sicuro. Un lavoro super-difficile e molto rischioso...

Ma come avvicinarsi a zone dove i livelli di radiazioni restavano pericolosi per la vita? I tentativi di utilizzare idro-monitor e altri dispositivi meccanici si rivelarono senza successo. Inoltre c'erano i luoghi di scarico di prodotti radioattivi, adiacenti alla tubatura di ventilazione del corpo principale, le aree della tubatura erano difficili da raggiungere: l'altezza degli impianti era da 71 a 140 metri. In poche parole, senza l'attiva partecipazione delle persone era semplicemente impossibile svolgere tale compito.

Il 16 settembre 1986, secondo il cifrato ricevuto, volai in elicottero a Č ernobyl'. Giunsi alle 16.00 dal generale Plyš evskij e subito mi diressi con lui alla seduta della commissione governativa che B.E. Šč erbina conduceva. Discutevano la variante proposta per la rimozione dei materiali altamente radioattivi dal tetto della centrale atomica di Č ernobyl' da parte dei soldati dell'esercito sovietico.

I membri della commissione si immersero in un penoso silenzio. Ognuno capiva quanto pericoloso fosse questo lavoretto per i suoi esecutori. B.E. Šč erbina selezionò ancora una volta tutte le varianti possibili, nessuna delle quali era reale. In seguito si prese a trattare del luogo di sepoltura dei materiali altamente radioattivi La decisione era unica - gettarli solo nel reattore incidentato. Tentai di convincere la commissione a fermare i futuri lavori, fare container metallici speciali dal grande coefficiente di riduzione delle radiazioni e portare con gli elicotteri i materiali raccolti nei corrispondenti luoghi di sepoltura. La proposta fu respinta. Parlarono di mancanza di tempo: premevano i tempi di chiusura del "sarcofago".

In seguito il presidente della commissione si rivolse al generale e a me: "Firmerà una disposizione per coinvolgere nei lavori i soldati dell'esercito sovietico".

La decisione fu presa. Ma con questa decisione ricadde su di me la responsabilità per la direzione scientifico-pratica di tutta l'operazione. Nella stessa seduta proposi di preparare e condurre un esperimento particolareggiato come preparazione all'operazione.

Il gesto eroico del medico militare Saleev

Il 17 settembre un elicottero ci portò nel luogo di svolgimento dell'esperimento. Decisero di svolgerlo nell'area "N". Un ruolo particolare nell'esperimento spettò al candidato in Scienze Mediche e colonnello tenente del servizio medico Aleksandr Alekseevič Saleev. Doveva verificare su di se la possibilità di lavoro in una zona pericolosa. Saleev doveva agire utilizzando mezzi di protezione speciali rafforzati. Adattarono a lui una protezioni in piombo per petto, schiena, testa, organi respiratori e occhi. In gambali speciali misero manopole piombate. Sul petto e sulla schiena misero ulteriormente un grembiule piombato. Tutto ciò, come mostrò poi l'esperimento, abbassò di 1,6 volte l'effetto delle radiazioni. Inoltre appesero a Saleev decine di contatori e dosimetri. Fu tenuto accuratamente conto del percorso di spostamento. Bisognava uscire nell'area dalla rottura nel muro, osservare questa e il settore incidentato, gettare nelle rovine 5-6 palate di grafite radioattiva e tornare indietro al segnale. Il tenente colonnello del servizio medico Saleev svolse questo programma in 1 minuto e 13 secondi. Noi, trattenendo il respiro, seguimmo le sue azioni - stavamo nell'apertura creata dall'esplosione nel muro, ma in modo tale che non avevamo protezione, ci trovammo nella zona per 30 secondi...

In un minuto e qualcosa Aleksandr Alekseevič ricevette una dose di irradiazione fino a 10 roentgen secondo il dosimetro che lo mostrava direttamente. Decisero di inviare i contatori in laboratorio, solo dopo la loro decifrazione fu possibile trarre conclusioni più precise. Dopo qualche ora ricevemmo notizie: non differivano particolarmente da quelle a noi già note. Inviammo l'atto sui risultati dell'esperimento e le nostre conclusioni ai membri della commissione governativa. La commissione esaminò l'atto presentato, le istruzioni elaborate da noi e i promemoria per ufficiali, sergenti e soldati e le approvò.

Tanto più stupefacente per noi fu il fatto che per tutto il periodo di lavoro del quartier generale per la liquidazione delle conseguenze dell'incidente alla centrale atomica di Č ernobyl' da giugno a novembre 1986 il Ministero della Sanità dell'URSS non dette alcuna raccomandazione e non svolse esami sui lavoratori dal punto di vista dello stato psico-fisico. Ai membri del reparto di ispezione speciale sulle dosi in 4 mesi di lavoro in condizioni di campi alti e altissimi e di grandi carichi di dosi fecero analisi del sangue solo una volta! Feroce indifferenza...

La preparazione alla futura operazione andò a pieno regime. I soldati prepararono manualmente i mezzi di protezione individuale. Per la protezione del midollo spinale tagliarono piastre di piombo dello spessore di 3 millimetri, fecero mutande di piombo - "canestri per le palle", come li chiamavano i soldati. Per la protezione della nuca preparano schermi di piombo simili agli elmetti dell'esercito; per la protezione della pelle del viso e degli occhi dai raggi beta scudi di plexiglas dello spessore di 5 millimetri; per la protezione dei piedi solette di piombo nei gambali o negli stivali; per la protezione degli organi respiratori si adattarono respiratori; per la protezione del petto e della schiena grembiuli di gomma piombata; per la protezione delle mani manopole e guanti piombati.

Con tali armature da 25 a 30 kg di peso il soldato somigliava a un robot. Ma questa protezione permetteva di ridurre l'effetto delle radiazioni sull'organismo 1,6 volte. "Come si fa?! - non mi stanco di pormi la domanda. - O venivamo dall'età della pietra per raccogliere così lastre di piombo e ritagliarci in fretta una protezione degli organi umani critici?" Per me, generale e persona che ha perso la salute in quell'operazione, è vergognoso parlare di una protezione così primitiva delle persone. Non a caso a ogni soldato, sergente e ufficiale toccò contare il tempo di lavoro - al secondo! Lo affermo: proteggemmo il soldato più di noi... Non ripetemmo gli errori fatali dei pompieri eroi. Sono sicuro, anch'essi avrebbero potuto restare in vita se avessero saputo il conto del tempo e dei roentgen... Ma cosa principale - se avessero avuto il vestiario speciale necessario e i mezzi di protezione.

La scienza accademica non elaborò niente di ragionevole nell'organizzazione dei lavori nelle zone particolarmente pericolose. Toccò creare da soli ed equipaggiare in corsa un punto di comando (KP [6]) speciale. Là installammo dei monitor, una stazione radio a onde corte per le comunicazioni con la centrale atomica e il gruppo operativo del Ministero della Difesa. Nelle zone particolarmente pericolose furono poste delle telecamere PTU-59 [7] con quadro di comando a tre assi e regolazione del fuoco con zoom. La telecamera permetteva di svolgere l'osservazione ed esaminare in primo piano singoli oggetti. In questo KP condussi l'istruzione dei comandanti e posi compiti concreti ad ogni militare.

Obblighi particolari ricaddero sull'ufficiale di uscita e di percorso. L'ufficiale di uscita aveva la responsabilità personale della precisione nell'osservare i tempi di lavoro. Dava personalmente il comando "Avanti!" e avviava il contasecondi e dava il comando di interruzione del lavoro nella zona e accendeva la sirena elettrica. Nelle mani di questo ufficiale c'era la vita dei soldati. La minima imprecisione o il minimo errore avrebbero potuto avere conseguenze tragiche. Non minore responsabilità ricadde anche sugli ufficiali di percorso. Inizialmente i dosimetristi A.S. Jurč enko, G.P. Dmitrov e V.M. Starodumov li condussero per complessi labirinti nelle zone particolarmente pericolose. E solo dopo questa preparazione l'ufficiale di percorso poteva portare la propria squadra nella zona di lavoro. Di solito l'ufficiale di percorso portava 10-15 squadre di soldati e il suo carico di dose diventava quello limite, cioè 20 roentgen.


Mentre elaboravamo questi esperimenti, inaspettatamente giunse in volo una commissione speciale designata dal primo vice-ministro della Difesa, il generale di corpo d'armata P.G. Lu . Presidente della commissione era il generale di corpo d'armata I.A. Gerasimov, che nei giorni più difficili dopo l'incidente fu a capo del gruppo operativo del Ministero della Difesa dell'URSS. Senza offesa per lui sia detto che non era la migliore variante di comando della liquidazione delle conseguenze dell'incidente. Tutt'altro che la migliore. Infatti insieme a N.I. Ry e E.K. Liga il 2 maggio a ernobyl' giunse in volo il capo della Difesa Civile dell'URSS, il generale di corpo d'armata A.T. Altunin . Proprio allora questi leader dello stato furono obbligati ad affidare la guida di tutta l'operazione per la liquidazione delle conseguenze dell'incidente alla Difesa Civile dell'URSS. Ne sarebbe conseguito dislocare il quartier generale della Difesa Civile a ernobyl' e dargli un adeguato numero di truppe . Ma che successe? I solerti capi rimossero A.T. Altunin e, rimproverandolo ingiustamente, lo mandarono a Mosca. Al comando furono acclusi generali dell'esercito, talvolta del tutto incompetenti. La Difesa Civile fu valutata impreparata e incapace di agire, tecnicamente non equipaggiata.

Ligačë v e Ry ž kov, mandando il generale Altunin a Mosca, giocarono un ruolo implausibile tanto nell'organizzazione della liquidazione delle conseguenze dell'incidente, quanto pure nel destino di Aleksandr Terent'evič... Conoscevo bene questa persone. Per lui questo fu un colpo terribile, irreparabile. Presto si trovò all'ospedale del Cremlino con un grave infarto. Poi un'ulteriore infarto e il generale Altunin venne a mancare...

Ecco così che arrivò quella stessa commissione del Ministero della Difesa. Nel suo organico c'erano otto generali, tra cui dello Stato Maggiore, della GlavPUR [10], dei servizi logistici, delle truppe chimiche, ecc. All'inizio parlarono nel gabinetto del capo del gruppo operativo. Poi si incontrarono con Šč erbina. Più tardi si rivestirono e andarono a Č ernobyl'. Là qualche persona in elicottero volò in perlustrazione sul tetto del terzo blocco energetico e sulle aree della principale tubatura di ventilazione della centrale atomica. Su comando del presidente della commissione gli elicotteristi restarono sospesi qualche volta sui tetti del terzo blocco energetico e presso la tubatura. I membri della commissione videro con i loro occhi la massa di grafite, di componenti nucleari con combustibile nucleare, TVĖ L di zirconio e lastre di cemento armato e tornarono a Č ernobyl'.

Tutti si radunarono di nuovo in riunione e cominciò una discussione. Fu proposto di fissare la dose di singola irradiazione nel periodo di esecuzione del lavoro nella zona pericolosa a 20 roentgen.

Nella disposizione della commissione governativa n°106 del 19 settembre 1986 c'erano in tutto quattro punti. Il primo punto diceva che il Ministero della Difesa dell'URSS insieme all'amministrazione della centrale atomica ordina di organizzare e compiere il lavoro di rimozione delle fonti di alta radioattività dai tetti del terzo blocco energetico e dalle aree della tubatura e tutta la direzione scientifico-pratica faceva ricadere l'ultimo punto sul primo vice-comandante del reparto di truppe 19772, il generale di divisione N.D. Tarakanov. Nessuno mi chiese o mi avvertì personalmente a questo riguardo, tanto più che per formazione sono ingegnere meccanico e non sono affatto un chimico. Ma non mi misi a discutere la decisione della commissione, semplicemente che non mi considerassero un vigliacco.

Lo stesso giorno, il 19 settembre nel pomeriggio iniziò l'operazione infernale in una zona particolarmente pericolosa del terzo blocco energetico. Mezz'ora dopo ero al punto di comando, che si trovava al segno 5001. Secondo le misure giornaliere, i livelli di radiazioni nel blocco presso il muretto adiacente al quarto blocco incidentato erano di 1,0-1,5 roentgen all'ora, ma presso quello opposto, adiacente al secondo blocco di 0,4 roentgen all'ora. Cosicché in due settimane di permanenza al KP per 10 ore al giorno ci si poteva "ubriacare" in abbondanza di quelle maledette radiazioni...

Per primi nelle zone andavano continuamente i ricognitori, precisando ogni volta il mutevole stato di radiazioni. Farò i loro nomi: il comandante del reparto di ricognizione dosimetrica Aleksandr Jurč enko, il vice-comandante del reparto Valerij Starodumov; i ricognitori-dosimetristi: Gennadij Dmitrov, Aleksandr Golotonov, Sergej Severskij, Vladislav Smirnov, Nikolaj Chromjak, Anatolij Romancov, Viktor Lazarenko, Anatolij Gureev, Ivan Ionin, Anatolij Lapoč kin e Viktor Velavi č jus. Eroi ricognitori! Su di loro e non sui trovatori dell'Arbat [11] bisognerebbe comporre canzoni...

Quando arrivai al KP, i soldati del battaglione si erano già rivestiti e stavano in riga - 133 persone in tutto. Salutai. Giunse la delibera ufficiale del ministro della Difesa sullo svolgimento dell'operazione. Alla fine del mio intervento chiesi a tutti quelli si sentissero male e non fossero sicuri delle proprie forze di uscire dalla riga. La riga non si mosse...

La zona particolarmente pericolosa

Istruii personalmente il primo quintetto di soldati con a capo il comandante maggiore V.N. Biba al monitor sullo schermo del quale erano visibili la zona dei lavori e tutti i materiali altamente radioattivi che si trovavano in essa. Insieme al comandante uscirono nella zona i sergenti Kanarejkin e Dudin e i soldati semplici Novožilov e Šanin. Al via l'ufficiale avviò il contasecondi e iniziò l'operazione per la rimozione dei materiali radioattivi I soldati lavoravano non più di due minuti. In questo tempo il maggiore Biba riusciva a gettare via quasi 30 chilogrammi di grafite radiattiva con una paletta, il sergente V.V. Kanarejkin con l'aiuto di tenaglie speciali rimuoveva un tubo con combustibile nucleare, il sergente N.S. Dudin e il soldato S.A. Novož ilov gettavano via sette pezzi di TV Ė L mortiferi. Ogni soldato, prima di gettare via un carico mortifero, doveva dare un'occhiata alle rovine del reattore - dare un'occhiata all'inferno...

Alla fine il contasecondi si fermò! Per la prima volta suonò la sirena. Il quintetto di soldati con a capo il comandante di battaglione depose l'attrezzatura da artificieri nel posto indicato, in un istante lasciò la zona attraverso la fessura nel muro e continuò verso il punto di comando. Qui il dosimetrista, egli pure ricognitore, G.P. Dmitrov insieme al medico militare prese le testimonianze dei dosimetri e annunciò personalmente ad ognuno la dose di irradiazioni da lui ricevuta. Le dosi del primo quintetto non superarono i 10 roentgen. Ricordo bene che il comandante di battaglione mi chiese di lasciarlo andare nella zona ancora una volta per finire di raccogliere i suoi 25 roentgen. Fatto sta che ricevuti 25 roentgen spettavano cinque paghe.

Nella zona andò il quintetto di turno formato da Zubarev, Staroverov, Gevordjan, Stepanov e Rybakov. E così - un turno dopo l'altro. Quel giorno 133 soldati eroi rimossero dalla zona "N" più di 3 tonnellate di materiali altamente radioattivi

Ogni giorno dopo il compimento del lavoro preparavamo il bollettino operativo, che io personalmente riferivo al generale di brigata B.A. Plyš evskij. I bollettini cifrati si inviavano al ministro della Difesa e al capo del GlavPUR.

B O L L E T T I N O O P E R A T I V O

Il 19 e 20 settembre ai lavori per la rimozione di sostanze altamente radioattive dai tetti del 3° blocco energetico della centrale atomica di Č ernobyl' hanno preso parte soldati, sergenti e ufficiali del battaglione ingegneristico di posizione (reparto di truppa 51975, comandante - maggiore Biba V.N.) di 168 persone. I lavori sono stati fondamentalmente compiuti nella prima zona particolarmente pericolosa "N".

Durante il compimento dei lavori:

- sono state raccolte e gettate nelle rovine del reattore incidentato 8,36 tonnellate di grafite contaminata da radioattività insieme ad elementi di combustibile nucleare;
- sono stati estratti e gettati nel reattore incidentato due componenti nucleari del peso complessivo di 0,5 tonnellate;
- sono stati raccolti e gettati nelle rovine del reattore incidentato 200 pezzi di TVĖ L e altri oggetti metallici del peso di circa 1 tonnellata.

La dose media di irradiazione del personale è di 8,5 roentgen.

Noto soldati, sergenti e ufficiali distintisi particolarmente: il comandante di battaglione maggiore V.N. Biba, il vice-comandante di battaglione per la parte politica maggiore A.V. Filippov, il maggiore I. Logvinov, il maggiore V. Janin, i sergenti N. Dudin e V. Kanarejkin, i soldati semplici Šanin, Zubarev, Žukov e Mosklitin.

Non ci sono perdite tra il personale o incidenti.

Il capo delle operazioni, primo vice-comandante
del reparto di truppa 19772, generale di divisione N

L'operazione ferveva e all'improvviso un blocco. Nell'angolo destro della zona "М", che è sotto la tubatura, comparvero campi eccessivamente alti - nell'ambito dei 5-6 mila roentgen all'ora e anche di più... Quasi tutti i ricognitori erano "rotti", cioè avevano superato la dose di irradiazione. Chiamai il comandante di reparto e dico: "Scegli ufficiali volontari ragionevoli per la ricognizione nella zona "M". Ma qui mi si avvicinò Saša Jurčenko: "Andrò da solo". Mi opposi categoricamente, notando che avevo già dato ordine di scegliere gli ufficiali. Saša rispose che un ufficiale, tanto più non "sparato", non ci avrebbe portato i dati necessari e difficilmente sarebbe arrivato sul posto. E andò da solo in ricognizione. Tornato, schizzò a memoria una cartografia dello stato ingegneristico e delle radiazioni. Aleksandr Serafimovič svolse il compito splendidamente, ma so cosa gli comportò questa uscita nella zona...

Dopo questo furono inseriti correttivi nello svolgimento dei lavori sui tempi e le dosi di irradiazione. Conservo ancora con cura quella memorabile cartografia!

Ho già rammentato il ricognitore Dmitrov. Gennadij Petrovič arrivò alla centrale atomica di Č ernobyl' da Obninsk [12] come volontario. Durante l'operazione fu quasi ogni giorno con me nel terzo blocco e più di una volta uscì in ricognizione in zone particolarmente pericolose. Era uno splendido maestro della propria occupazione - erudito, tattico, modesto. I soldati lo stimavano. Con lui tornavamo sempre a tarda notte dal terzo blocco per tutti quei lunghi labirinti. Una volta tornammo alla centrale atomica, ma l'accesso sanitario era già chiuso. Tutti i nostri vestiti puliti erano sotto chiave. Avevamo gettato le scarpe già prima. Ed ecco che stiamo stanchi, rotti e terribilmente affamati e non sappiamo che fare. Era mezzanotte. Dico: "Gennadij Petrovič, vai dalla guardia e risolvi il problema, sei un ricognitore". Gennadij Petrovič: "Agli ordini, compagno generale!" - e andò con i soli calzini dalla guardia della centrale atomica. Mezz'ora dopo ci eravamo già lavati, ma non ci riuscì comunque mangiare: era tutto chiuso.

Ricordo un altro episodio legato a Gennadij Dmitrov. In qualche modo, tutto pallido, mi si avvicina di corsa, porta un soldato e dice: "Nikolaj Dmitrievič, questo soldato bara con le dosi di irradiazione. Oltre al nostro dosimetro, posto sul petto a protezione, ha trovato da qualche parte un altro dosimetro e l'ha messo in tasca, ma al controllo ha presentato non il nostro, ma il suo. Ma questo soldato ha compiuto il suo dovere, ha lavorato nella zona pericolosa". Invitai il comandante dell'unità e chiesi di far luce secondo coscienza. Se punirono questo soldato o si risolse con un colloquio non so, ma riferii questo fatto ai partecipanti all'operazione. Infatti erano tutti volontari, a tutti prima di uscire a svolgere il compito offrimmo la possibilità di pensare ancora una volta e decidere se andare o non andare nella zona pericolosa. Quali potevano essere i dubbi sulla direzione delle operazioni? O c'erano fondamenti per non fidarsi personalmente di me, che stavo alle porte dell'inferno?

Il blitz delle aree della tubatura

Ma tutto ciò che si dice tra il popolo sono fiorellini... Ed ecco che le bacche ci aspettavano nelle aree della tubatura di ventilazione principale e presso le sue fondamenta, dove sia di grafite, sia di combustibile nucleare c'era semplicemente un mucchio! La tubatura di ventilazione della centrale atomica garantiva il rilascio nell'atmosfera di una fiaccola di aria in qualche grado purificata dai sistemi di ventilazione forzata dei vani del terzo e del quarto blocco energetico. Per costruzione questa tubatura rappresentava un cilindro d'acciaio del diametro di 6 metri. Per aumentare la stabilità fu stretta in una costruzione con carcassa a tubatura che si basava su otto supporti (gambe). Per il servizio la tubatura aveva 6 aree. L'altezza dei segni della 1.a area era di 94 metri, della 5.a 137 metri. L'uscita nelle aree di servizio era garantita da speciali scale metalliche. Ogni area - per sicurezza - aveva una barriera dell'altezza di 110 centimetri.

In conseguenza dell'esplosione del reattore del quarto blocco energetico in tutte queste aree, compresa la 5.a, furono gettati pezzi di grafite contaminata dalla radioattività, TVS distrutti e interi, pezzi di TVĖ L e altre sostanze radioattive Nel gettarle si danneggiò parzialmente la 2.a area della tubatura dal lato del quarto blocco energetico...

Ed ecco che, secondo la tecnologia elaborata per la rimozione di prodotti altamente radioattivi, fu presa la decisione di iniziare i lavori nella 1.a area della tubatura, dove la radioattività era più di 1000 roentgen all'ora!

I lavori si complicarono per la difficoltà del percorso di spostamento nella zona. La squadra inizialmente uscì al limite di uscita, dove fu messo il posto dell'ufficiale che dava il via. Comandava la sirena, cronometrava il tempo che i fisici contavano. E la squadra dal via usciva per la scala antincendio attraverso l'apertura nella copertura, che si era formata dopo l'esplosione. Con brevi corse sulla copertura di legno tutti seguivano attraverso le zone "L" e "K", dove i livelli di radiazioni erano di 50-100 roentgen all'ora, nella zona "M". Là i livelli di radiazioni arrivavano a 500-700 roentgen all'ora. In seguito la squadra saliva per la scala metallica attraverso la fessura nella 1.a area della tubatura nella zona di lavoro. Tempo di andata e ritorno - 60 secondi. Tempo di lavoro nella zona 40-50 secondi. I lavori si svolgevano a squadre ridotte - solo 2-4 persone...

24 settembre. Inizio del blitz delle aree della tubatura. Per primi al segno 5001 arrivarono i soldati del reggimento della Difesa Civile della regione di Saratov [13]. In questo reggimento, con il compito di ingegnere di reggimento, passò il mio servizio dal 1962 al 1967, quando con la famiglia mi trasferii dall'Ucraina in Russia.

Ed ecco che adesso nell'inferno di Č ernobyl', al segno 5001, stava il personale dei soldati del reggimento di Saratov. Là non c'erano né amici, né conoscenti... Intervenni brevemente davanti al personale e raccontai che lavoravamo da sei giorni. Ma avvertii che ci aspettava il lavoro più complesso e più pericoloso. Dissi i livelli di radiazioni delle zone (più di duemila roentgen all'ora), dove questi, del mio stesso reggimento, avrebbero iniziato l'operazione per la raccolta e la rimozione di elementi altamente radioattivi Guardandoli attentamente in faccia, annunciai forte come il giorno prima e il giorno prima ancora e precedentemente: "Chi non è sicuro di se e chi si sente male, prego esca dalla riga!" Non uscì nessuno. Al comandante del reggimento detti disposizione di spezzare il personale in squadre, iniziare il rivestimento di protezione e presentarsi già per l'istruzione.

Alle ore 8 e 20 minuti iniziò il blitz della prima area della tubatura. Dai soldati di Saratov presero il testimone gli artificieri del reggimento ingegneristico-stradale, poi il reggimento della protezione chimica e conclusero i soldati del battaglione chimico separato.

Il 24 settembre ai lavori per la rimozione di sostanze altamente radioattive dalla 2.a area della tubatura della centrale atomica di Č ernobyl' ha preso parte il personale dei reparti di truppa 44317, 51975, 73413, 42216 per un totale di 376 persone.

Durante il compimento dei lavori:

- è stata raccolta dalla 2.a area della tubatura la principale tubatura di ventilazione e sono state gettate nelle rovine del reattore incidentato 16,5 tonnellate di grafite contaminata dalla radioattività;
- sono stati raccolti e rimossi 11 componenti nucleari semidistrutti con combustibile nucleare del peso complessivo di 2,5 tonnellate;
- sono stati raccolti e gettati nel reattore incidentato oltre 100 pezzi di TVĖ L.

La durata media del tempo di lavoro ammontava a 40-50 secondi.

La dose media di irradiazioni dei militari è di 10,6 roentgen.

Non ci sono perdite tra il personale o incidenti.

Noto soldati, sergenti e ufficiali distintisi maggiormente: Min'š Ė.Ja., Terechov S.I., Savinskas Ju.Ju., Šetin'š A.I., Pilat Š.Ė., Iljuchin A.P., Bruveris A.P., Frolov F.L., Kabanov V.V. e altri.

Il capo delle operazioni, primo vice-comandante
del reparto di truppa 19772, generale di divisione N. TARAKANOV

Nel compimento delle operazioni per la rimozione di sostanze altamente radioattive dai tetti del terzo blocco energetico e dalle aree delle tubature nostri aiutanti di campo furono gli ottimi elicotteristi - civili e militari.

Molto spesso, prima di iniziare l'operazione nel terzo blocco, gli elicotteristi con enormi Mi-26 irroravano di gromma o di lattice la fessura del reattore incidentato, i tetti della sala macchine del terzo blocco energetico e le aree della tubatura. Si faceva questo perché la polvere contaminata dalla radioattività non si sollevasse nell'aria durante i lavori e non si diffondesse nel circondario.

Mi si sono impressi particolarmente nella memoria l'elicotterista militare Vodolaž skij e il rappresentante dell'A ė roflot Anatolij Grišč enko. Ricordo bene l'incontro non ufficiale che organizzarono Jura Samojlenko e Vitja Golubev. L'incontro ebbe luogo in fabbrica da Golubev, dove questi organizzarono una cena a tarda sera. Arrivarono le persone a me più vicine - Ž enja Akimov, Volodja Č ernousenko, il colonnello A.D. Sauš kin, A.S. Jurč enko e gli elicotteristi, tra cui Vodolaž skij e Grišč enko. Già ben dopo mezzanotte finalmente ci salutammo e ci dividemmo... Vivevano tutti a Č ernobyl'.

Ed ecco che quando il 3 luglio 1990 a Seattle in America scomparve Anatolij Grišč enko e io a quel tempo ero all'Ospedale Clinico Centrale, stetti del tutto male... Non credevo che non avrei più visto Anatolij. In testa girava involontariamente: di seguito è il tuo turno...

Intorno c'era un qualche vuoto. Infatti questa persona viva, meravigliosamente gioiosa era da me nel gennaio 1987 in un ospedale di Mosca e dal suo aspetto era impossibile anche supporre che tre anni dopo se ne sarebbe andato... Schizzavano memorie di un elicotterista meravigliosamente modesto e coraggioso. Aveva un'enorme esperienza di lavoro con carichi eccezionali, che si adattava pure alla liquidazione delle conseguenze dell'incidente alla centrale atomica di Č ernobyl'.

Gli elicotteristi per primi cercarono di soffocare il reattore esploso. Più tardi fecero lotta agli elementi radioattivi dannosi, soffocando la polvere con le pompe antincendio. Questa si chiama bonifica aerea. Anatolij Dem'janovič, inoltre, insegnava agli elicotteristi militari a bilanciare i carichi eccezionali. In seguito la commissione governativa gli ordinò lo spostamento di ventilatori e condizionatori da molte tonnellate. Questi erano richiesti per il ristabilimento dei primi tre blocchi della centrale atomica. La prima trasferta fu di più di un mese. Allora insieme a Grišč enko compì onestamente il suo dovere il meritevole ufficiale di rotta Evegenij Voskresenskij. A lui più tardi il medico Monachova ottenne un soggiorno gratis in una casa i cura, in quanto alcuni specialisti non vollero riconoscere all'ufficiale di rotta una malattia del sangue. Ma già la seconda volta non gli dettero il soggiorno gratis. Da noi erano capaci di fare questo...

La bandiera rossa della vittoria sulla morte "bianca"

Il 27 settembre fu un giorno davvero da ricordare per me. Quella mattina i miei colleghi dell'operazione alla centrale atomica dissero per scherzo: "Beh, alla fine tolgono il generale di Č ernobyl' dalla tubatura". Ma era solo una piccola pausa. Fatto sta che il 26 settembre giunse in volo da Mosca il generale di corpo d'armata V.I. Varennikov. Già a tarda sera mi avevano riferito che il mattino seguente mi avrebbero ascoltato sull'andamento dell'operazione. Non preparai alcun appunto per il rapporto - tutte le informazioni erano nella mia testa.

Al mattino del 27 settembre ebbe luogo la riunione. Prima della riunione Varennikov mi interrogò a lungo sui lavori alla centrale atomica, gli interessava particolarmente lo stato della costruzione del "sarcofago", il suo sistema di ventilazione filtrata, i risultati dei lavori di bonifica del primo e del secondo blocco energetico, come si attuavano le indicazioni del Capo di Stato Maggiore S.F. Achromeev sui lavori alle scalette di de-aerazione del terzo blocco. Fatto sta che le scalette di de-aerazione del terzo blocco erano andate nelle rovine del blocco energetico incidentato ed erano pure una pericolosa fonte di radiazioni ad alto livello. Il governo ordinò al Ministero della Difesa e al Ministero dell'Industria Leggera di compiere insieme i lavori per il soffocamento di queste radiazioni. Come ora ricordo, dopo aver ricevuto un messaggio cifrato dallo Stato Maggiore insieme al vice-ministro dell'Industria Leggera A.N. Usanov tenemmo una prima riunione e stabilimmo le misure. A proposito, su questa persona: Aleksandr Nikolaevič Usanov diresse personalmente la costruzione del "sarcofago" e il suo KP, più o meno protetto, si trovava nello stesso terzo blocco, dov'era anche il mio... Più tardi io e lui ci incontrammo spesso nel sesto ospedale clinico di Mosca. Anch'egli "acchiappò" troppe radiazioni. Per Č ernobyl' ricevette la Stella di Eroe del Lavoro Socialista. Testimonio: questa decorazione di Aleksandr Nikolaevič è meritata.

Alla riunione con voce rauca riferii del coraggio dei nostri soldati, sergenti e ufficiali, dei volumi di lavoro compiuto, di quello che restava ancora da fare.

Il 2 ottobre 1986 terminammo con successo l'operazione per la rimozione di elementi altamente radioattivi In tutto furono gettati tra le rovine del 4° blocco energetico esploso circa 200 tonnellate di combustibile nucleare, grafite contaminata dalla radioattività e altri elementi dell'esplosione. Sotto la direzione di Viktor Golubev furono sviluppate le tubazioni e con l'aiuto di idro-motori furono lavate tutte le piccole frazioni dell'esplosione dai tetti della centrale nucleare di Č ernobyl'. La commissione speciale esaminò la zona dei lavori sui tetti dei blocchi energetici, sui tetti della sala macchine e nelle aree dei tubi della tubatura di ventilazione principale, su cui fu issata la bandiera rossa in segno di vittoria sulla morte "bianca".

,, Nikolaj Tarakanov,
generale di divisione, capo dei lavori per la liquidazione delle conseguenze dell'incidente alla centrale nucleare di
presidente della MOOI "Centro di difesa sociale degli invalidi di
dottore in scienze tecniche, membro dell'Unione degli Scrittori della Russia

"Novaja gazeta", http://www.novayagazeta.ru/society/57885.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

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