di Eleonora Gentilucci (Centre d’Economie de la Sorbonne)
Quanto incidono gli interessi dei fabbricanti d’armi nelle decisioni politiche dell’UE?
L’attività di lobbying, diretta a favorire particolari interessi economici, è praticata in modo più o meno formale, con azioni spesso “discrete” e indirette. I lobbisti appartengono generalmente allo stesso settore di attività. Il lobbying delle imprese del settore militare, oltre che informale, si muove in un alone di opacità. Quali sono le strutture intermedie di cui si serve l’industria militare per promuovere i suoi interessi a livello europeo?
· I quattro gruppi di interesse
Nel 2012 Beckley ha costruito il seguente schema (i cui contenuti abbiamo ampliato nella nostra ricerca)[1] per classificare le lobby della difesa e della sicurezza nell’UE.[2]
Figura 1 – Gli attori del lobbying della difesa
Ogni settore, pur non essendo esaustivo, mette in luce le componenti più importanti.
L’insieme di tali gruppi di interesse evidenzia alcune caratteristiche comuni. Ad esempio i legami interni tra i soggetti istituzionali e industriali; o il fenomeno del “revolving door”: succede di frequente che personalità con posizioni importanti nel settore militare si trasferiscano verso le industrie degli armamenti o verso le lobby di riferimento o ancora verso le strutture tecniche di sostegno all’adozione delle misure politiche o, per finire, verso le strutture istituzionali incaricate di pianificare e attuare le decisioni. Tale fenomeno si qualifica per la sua reversibilità, che implica dei passaggi frequenti dal settore politico (quindi pubblico) al settore privato e viceversa.
Il processo si spiega attraverso la causazione bidirezionale vebleniana[3]. L’interscambiabilità delle posizioni pone il problema del conflitto di interessi nel settore militare, allorché l’interesse generale è sottoposto all’interesse particolare. La politica di difesa e di sicurezza dell’Unione europea viene di conseguenza ad essere fortemente influenzata dallo scenario dei lobbisti del settore.
· Il peso delle componenti pubbliche e private nel lobbying della difesa UE
Cerchiamo ora di scomporre i gruppi d’interesse nelle loro due componenti, pubblica e privata, in modo da mettere in evidenza i nessi di causazione circolare e di interdipendenza che caratterizzano i due soggetti. Il grafico che segue mostra, la ripartizione percentuale delle componenti private e pubbliche nelle lobby della difesa.
Figura 2- Percentuale dei membri istituzionali e industriali nei gruppi di esperti, think tanks e forum di riflessione.
Ad eccezione dell’Advisory Board di Security Defence Agenda (SDA), la percentuale dei membri dell’industria, dei servizi e del mercato rappresenta almeno la metà dei componenti delle lobby di interesse. Dunque il ruolo del settore privato nell’attività di lobbying della difesa e della sicurezza è preponderante.
Come si è visto nella Fig.1, i gruppi di esperti, i think tanks e i forum riflessione non rappresentano la totalità dei lobbisti. In effetti vi sono anche le strutture industriali e le delegazioni delle imprese del settore, composte interamente da rappresentanti delle industrie, dei servizi e del mercato. La Fig.3 mostra il quadro generale della composizione dei lobbisti del settore difesa e sicurezza, sulla base delle quattro categorie individuate nella Fig.1.
Figura 3 – Percentuali “pubbliche” o “private”dei lobbisti di sicurezza e difesa.
Emerge che tra i gruppi di esperti, i membri istituzionali prevalgono sui membri dell’industria. Tale risultato risente della preponderanza dei membri pubblici delle istituzioni e del mondo accademico nella composizione dell’Advisory Board di SDA. Nel caso dei Think tanks e dei forum di riflessione, il peso dei membri privati dell’industria, dei servizi e del mercato è sorprendente.
Per sintetizzare le informazioni generate dalla nostra ricerca, si è calcolato il peso percentuale degli attori istituzionali e dell’università, nonché degli stakeholders privati dell’industria, dei servizi e del mercato, sulla lobby della difesa e della sicurezza.
Figura 4 – La composizione del lobbying della difesa e della sicurezza.
La percentuale dei membri dell’industria, dei servizi e del mercato è notevolmente superiore a quella dei membri delle istituzioni e dell’università. Quindi nel lobbying della difesa e della sicurezza le componenti private superano quelle pubbliche, ed è evidente la forte tendenza dei gruppi di interesse del settore alla tutela delle esigenze delle imprese private. Ne consegue che la neutralità delle istituzioni nei processi decisionali e nell’attuazione delle politiche è fortemente condizionata dalla composizione stessa dei lobbisti del settore, i cui obiettivi si risolvono nel soddisfacimento dei propri interessi economici.
10 novembre 2014
[1] GENTILUCCI, E., « Le lobbying européen de la défense et de la sécurité vis-à-vis des institutions communautaires : une approche bi-sectorielle», Innovations. Cahiers d’Economie de l’Innovation, Vol. 1, N. 43, pp. 61-83, 2014,
[2] BECKLEY, A., « Promotion de l’industrie de la défense et de la Sécurité : Acteurs et pratiques », Note d’analyse du GRIP, 22 juin 2012, Bruxelles.
[3] VEBLEN, T., The Theory of Business Enterprise, Charles Scribner’s Sons, New York, 1904.