LA LOGICA DEI SIMBOLI #papafrancesco #parlamento #comunicazione

Creato il 16 marzo 2013 da Albertomax @albertomassazza

Ed ecco tornare prepotentemente alla ribalta della comunicazione il buon vecchio simbolo. Bastano tre, quattro gesti simbolici, con la loro comunicativa schietta e basilare, a dipanare le nebbie finanziarie ed etiche che si addensano da tempo sul Vaticano. Un Papa si fa chiamare Francesco, si mette una croce di legno anziché d’oro, prende l’autobus e subito si parla di svolta epocale. Passa in secondo piano il fatto che questo Papa ha 76 anni e un polmone solo, non proprio il profilo del grande riformatore. Passa in terzo, quarto piano la dignità degli omosessuali o l’autonomia delle donne di fronte alla maternità. Tutto si risolve con una spending review e una parata di simboli consolatori.

Dall’altra sponda del Tevere, rispondono con apriscatole sui banchi del Parlamento, scontrini della mensa e crociate contro il fumo. Anche qui, tutto si risolve con una spending review e una parata di simboli. Poco importa della situazione economica. Poco importa della necessità di trovare convergenze su questioni pratiche. Poco importa dell’opportunità storica di avviare una legislatura veramente di svolta, mettendo all’angolo, una volta per tutte, il principale artefice dell’immobilismo italiano.

La comunicazione è tutto nel mondo contemporaneo, anche se non è in grado di cambiare la sostanza delle cose, ma solo la percezione che il popolo ha di esse. Non si rendono più etiche la Chiesa e la politica estetizzandole, sia pure nel senso della povertà e della morigeratezza. Sull’estetizzazione, sulla metafisica dei simboli si reggono solo le organizzazioni assolutiste e totalitarie, non certo quelle democratiche.



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