La logica del bambolotto ahimé appartiene alla stragrande maggioranza della nostra popolazione e fa sì che:- passanti e sconosciuti si sentano in diritto di toccare e sbaciucchiare ogni bimbo o neonato che incontrano- conoscenti e parenti si sentano in diritto di prendere in braccio qualsiasi bimbo o neonato- bambini e neonati siano subissati di richieste, rumori, gridolini, spesso da più persone contemporaneamenteQuesti ovviamente sono solo tre macroscopici esempi, accumunati però tutti da una stessa caratteristica: la mancanza di rispetto del bambino.Nessuno mette in discussione la buona fede, ma.. come la prenderebbero le stesse persone se dei perfetti sconosciuti si fermassero e le baciassero? Io non credo che sarebbero tanto contente, anzi magari partirebbe anche qualche denuncia per molestia.E allora mi chiedo: se il rispetto che si deve all'adulto contempla in primis il rispetto degli spazi vitali, perché per un bambino dovrebbe essere diverso? Più sono piccoli e più i bimbi hanno bisogno di protezione e quindi in realtà il rispetto che si dovrebbe avere nei loro confronti dovrebbe essere superiore, non inferiore.Questa riflessione ha permeato la mia vita da mamma da quando il tartarugo è uscito dalla mia pancia e ho dovuto confrontarmi con l'accoglienza del mondo che -per quanto gioiosa- tutto è tranne che attenta alle esigenze di un neonato, che viene invece vissuto alla stregua di un bambolotto.All'inizio sono stata molto zitta (ahimé), poi col passare dei mesi, la stabilizzazione della famiglia e l'approfondimento di tematiche inerenti mi sono fatta forza e insieme al maritozzo ho deciso che nessuno avrebbe più preso in braccio il tarta a meno che non fosse conosciuto da lui benissimo (quindi solo nonni e zii) o che fosse lui stesso a richiederlo. Le persone rimangono perplesse quando chiedono "posso prenderlo?" o "me lo dai?" (come fosse una cosa O.o) e si sentono rispondere "se vuole venire", perché davvero non c'è abitudine a pensare ad un bambino piccolo come un essere senziente, a sé stante, con una volontà propria, una sensibilità delicata e -soprattutto- degna di rispetto, dello stesso rispetto (almeno) che si da' a chiunque altro.E riflettendoci la causa credo che sia nel fatto che non parli.. ma tratteremmo allo stesso modo un muto? io non credo.