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La logica e i suoi limiti

Creato il 06 febbraio 2015 da Dariosumer
La logica e i suoi limiti
Il pensiero logico e razionale in senso ampio e quindi non solo di carattere scientifico-matematico, è una delle doti più preziose dell’uomo, insieme alla razionalità, intesa come conformità alla ragione. I più remoti e profondi basamenti scientifici sono fondati sul presupposto, anche se sarebbe meglio dire la “speranza”, che tutto quanto il conosciuto sia razionale in tutti i suoi aspetti osservabili. La possibilità che vi siano aspetti della realtà che vanno oltre il potere del ragionamento umano ci rende la sensazione che esistano cose la cui spiegazione potremmo non comprendere mai ed altre cose che potrebbero non avere spiegazione alcuna. Adottando una panoramica più ampia che trascenda ed includa, nel contempo, la scienza, ci si prospettano due scenari adiacenti: il primo è rappresentato dal “distinto” ed il secondo dall’ “indistinto”.
Tutto ciò non è una novità, l’umanità ha sempre “vissuto” su questo territorio di frontiera. In ogni epoca ha cercato, infatti, di dare spiegazioni razionali spingendo il ragionamento fino ai suoi limiti, oltre i quali ha conosciuto il mistero e l’incertezza. Sentendo nel più profondo di ogni proprio singolo essere individuale, l’ineludibile bisogno di conoscenza e consapevolezza, ha cercato altre vie, altre spiegazioni, e questo vuoto è stato colmato dalle filosofie, dalle dottrine religiose, da credenze più o meno sensate ed in molti casi da un franco agnosticismo. Non è nostra intenzione ricondurre a concetti esclusivi di logica e razionalità gli strumenti di ricerca che utilizzeremo, poiché siamo coscienti che essi, da soli, non ci porterebbero lontano. Fisici, matematici, filosofi e scienziati di ogni tempo hanno percorso questi sentieri in lungo ed in largo e, sebbene sia innegabile il loro contributo in termini di ampliamento delle conoscenze e delle prospettive, essi non sono arrivati mai veramente a delle svolte rivoluzionarie. Ciò che la fisica quantistica ha, dai primi anni del secolo scorso, osservato e sperimentato, modificando radicalmente la visione meccanicistica newtoniana era, in qualche modo noto, già ai filosofi orientali, dal VIII secolo e anche prima.
Tenteremo di formulare una “veduta alternativa”, che agli occhi degli storici e filosofi più attenti non sembrerà né nuova, né rivoluzionaria; una visione “apocrifa” che potremmo chiamare “creativa” e che applicheremo, dove necessario, per dare modo al lettore di uscire dalla spirale di avvitamento in cui potrebbe ritrovarsi a proposito di certi temi. Non abbiamo la pretesa di credere che possa funzionare compiutamente, nel senso che tramite essa si potrà approdare a risultati che in passato non si erano mai raggiunti, ma culliamo la speranza che offra possibilità di confronto tra discipline di diversa natura, senza preclusioni generali e che grazie alle molteplici “vie di fuga” non favorisca la fossilizzazione su particolarismi più o meno fascinosi, a meno che non lo si desideri specificatamente, rendendo in qualsiasi momento la possibilità di ritorno a quell’osservazione olistica, dalla quale si era partiti.
In funzione di questo nostro proposito abbiamo immaginato di “sfondare il fronte” e considerare virtualmente i confini in maniera fluttuante anziché rigida, per godere di un panorama il più ampio possibile. Trascendere questo limite significa poter ammettere nel razionale qualcosa che apparteneva all’irrazionale; ne consegue certamente un rischio ma allo stesso tempo un guadagno per i postulati , per le ipotesi e gli assunti nei processi di logica deduttiva. La domanda che nasce spontanea a questo punto è: com’è possibile che qualcosa che prima era illogico ed incoerente poi diventa logico e coerente, tanto da poter rientrare nel campo della razionalità; cosa può giustificare questa modificazione? Si è sempre considerato il “distinto” come razionale, equazione che è comunemente affermata e condivisa. Dovremmo domandarci qual è l’origine di questa razionalità; di certo essa non può sorgere nella nostra mente, poiché riflette ciò che già c’è. Cercare fin da subito la spiegazione in un “architetto del razionale” ci sembra incoerente ed improduttivo. Possiamo considerare, anche, che il “distinto” possa essere irrazionale “in una scala di valori più ampia”, ma che ci troviamo ad abitare in un’ “oasi di razionalità apparente”, come se fosse un sotto-insieme del “distinto”. Quest’apparenza di razionalità in un “distinto”, irrazionale al pari dell’ “indistinto” è, seppur poco plausibile, non trascurabile a livello di ipotesi, per cui la verificheremo e vedremo nei successivi articoli se, con un’analisi più accurata, sia sostenibile.
Quel che potrebbe, invece, risultare assai più fruttuoso è di considerare tutto, in termini di contenuti e manifestazioni, sia nel “noto” che nell’ “ignoto” come potenzialmente logico e razionale; l’irrazionale e l’illogico sono apparenze, espressioni, manifestazioni, cosiffatti in quanto non ne conosciamo i processi, i valori ed i contenuti, soprattutto in termini di interazione, sviluppo e finalità. Teniamo a precisare che quanto detto, non è da noi inteso in alcun modo come tentativo di minare o invalidare i mezzi e le teorie che i matematici ed i fisici hanno fino ad oggi sviluppato, utilizzato e migliorato; riteniamo peraltro che i dissidi e le incomprensioni interne alle loro stesse categorie siano già sufficienti e non abbisognino di essere stimolate o incrementate. Il nostro è un suggerimento, una veduta d’insieme più ampia, che da tali teorie non prescinde e non lo potrebbe, poiché proprio su tali basi trae fondamento; anzi, il nostro lavoro comincerà proprio dall’uso della logica e della deduzione, abbinata a vari concetti di filosofia per tentare impostare le prime evidenze. Senza questa nostra veduta, che conceda deroghe seppur temporanee alla rigida obiettività, alla cruda logica e che abbassi per un istante la soglia dell’oggettività, di quali strumenti ci potremmo dotare se, ad esempio, ci trovassimo nelle condizioni di dover fare un parallelismo tra le monadi di Liebniz e i tachioni di Feinberg, ossia tra particelle spirituali e particelle virtuali? Dovremmo ammettere fin da subito che ciò è impossibile, almeno con alcuni mezzi della ragione, restano comunque altri strumenti, poiché nulla è da ritenere impossibile in senso assoluto, nondimeno avremo creato una prima profonda spaccatura.

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