In questi giorni, dopo avere ricevuto l’email da Carlo Cottarelli in merito all’operazione di ottimizzazione dell’illuminazione pubblica, ho assistito è partecipato con “sedicenti” esperti su questo tema; uno in particolare, qui su facebook, contestava tutti, ma proprio tutti gli studi, non solo non rispondendo alle mie domande, ma dicendo che esistono studi che dimostrano l’esatto contrario, senza mai citarmeli; segno inequivocabile che chi ha la bocca non sempre ha il cervello.
Circa due anni fa pubblicai un pezzo su un giornale di Forlì che volle intervistarmi nel quale con argomenti certi e dati pratici, contestavo in toto l’equazione.
Tutti citano che più luce è uguale a più sicurezza; invece io ripeto l’equazione è falsa l’onere della prova spetta a chi fa l’affermazione, cioè a chi sostiene che la luce aumenti la sicurezza. Il problema fondamentale è però che nessuno produce mai prove statisticamente solide in questo settore. Andando ad indagare sugli studi effettuati in questi ambiti si scopre che generalmente si trovano lavori poco solidi dal punto di vista statistico, con errori anche grossolani.
Ad esempio in una città si vanno ad illuminare maggiormente le vie che nell’anno precedente hanno mostrato un livello di criminalità più alto della media. Si contano poi gli episodi criminosi avvenuti dopo l’aumento dell’illuminazione e si trova che in media sono diminuiti.
Ma questa diminuzione era da aspettarsi indipendentemente dalla nuova illuminazione perché statisticamente le zone che hanno avuto livelli insolitamente alti di criminalità tenderanno a vederli diminuiti, tornando verso livelli più normali (fenomeno della regressione verso la media Marchant PR (2008) ’Regression towards the mean’, entry for the International Encyclopedia of the Social Sciences, 2nd edition, W. Darity (ed.), Macmillan Reference USA (Thomson Gale), New York).
Approfondimenti su questo si possono trovare in Marchant( Marchant PR (2004) A Demonstration that the Claim that Brighter Lighting Reduces Crime is Unfounded, The British Journal of Criminology 44, 441-447; http://bjc.oupjournals.org/cgi/content/abstract/44/3/441 Marchant PR (2005) What Works? A Critical Note on the Evaluation of Crime Reduction Initiatives, Crime Prevention and Community Safety 7 7-13). La città di Bristol ( http://www.thisisbristol.co.uk/Burglars-afraid-dark-Crime-falls-Bristol-street/story-13952633-detail/story.html) sta spegnendo molte strade di notte e si è trovato che i crimini in quelle strade diminuiscono. La polizia spiega la cosa con il fatto che i ladri hanno bisogno della luce per individuare i loro obiettivi, per trovare velocemente una via di fuga e per non ‘tradirsi’ usando torce elettriche. L’ Illinois Criminal Justice Information Authority ha svolto uno studio( Illinois Criminal Justice Information Authority, The Chicago Alley Lighting Project: Final Evaluation Report, April 2000 (http://www.icjia.state.il.us/public/pdf/ResearchReports/Chicago%20Alley%20Lighting%20Project.pdf) sulla città di Chicago dove gli episodi criminosi sono aumentati sostanzialmente dopo un aumento dell’illuminazione. Lo stesso studio analizza i risultati contrastanti delle ricerche precedenti nello stesso campo.
Anche nel caso della sicurezza stradale gli studi portano a risultati spesso contraddittori. Molti indicano un aumento della sicurezza stradale con l’illuminazione, ma la gran parte degli studi è affetta da errori statistici che ne inficiano il valore. L’illuminazione può senz’altro migliorare la visibilità della strada e degli ostacoli (ma attenzione che l’illuminazione abbagliante e mal realizzata può anche ridurla, vedasi Art.23 del Nuovo Codice della Strada), ma questo non significa che la sicurezza aumenti, per due motivi principali. La maggior visibilità porta ad una aumentato senso di sicurezza che si riflette a sua pericolosità degli incidenti. In Belgio un tempo illuminavano le autostrade, mentre oggi le tengono in gran parte spente appunto perché hanno constatato che l’illuminazione delle autostrade non influisce sul il rischio di incidenti. Addirittura hanno trovato che l’ora del sorgere o del tramontare del sole non influenza gli incidenti L ‘altro motivo è che la sicurezza va studiata a 360 gradi, anzi nelle 24 ore. I pali che generalmente sostengono gli apparecchi di illuminazione sono degli ostacoli fissi e pericolosi a lato della carreggiata e sono presenti anche di giorno. Nel 2011 in Germania ci sono stati 3683 incidenti contro pali a lato della carreggiata, con 59 morti (pag. 84 del rapporto ‘incidenti stradali’ 2011 dell’Ufficio Federale di Statistica tedesco). Quindi la presenza di pali diminuisce sicuramente la sicurezza stradale.
In questi giorni ho saputo una notizia, peraltro non rara, che un povero automobilista italiano è stato coinvolto in un incidente mortale in Slovenia il 31 di Dicembre 2012.
Il sinistro si è verificato, di sera, su strada iperilluminata dove il malcapitato, ironia della sorte, è andato ad impattare proprio su di un palo della luce.
Nella foto del luogo si vede che i lampioni di certo non mancano tanto da essere stati installati in misura più che doppia rispetto a quelli necessari (con ovvie conseguenze sui costi di realizzazione e gestione dell’impianto).
Il livello di luminanza della strada era di molto superiore a quello previsto dai minimi di sicurezza. Esclusa l’ipotesi di un malore improvviso, sempre possibile, non resta che prendere atto che, come già più volte sottolineato, l’illuminazione oltre certi livelli non solo non aumenta ma addirittura diminuisce la sicurezza stradale per la baldanza nella guida che colpisce in genere gli automobilisti. Potremmo dire, sintetizzando, più luce comporta maggiore velocità e quindi maggiori rischi!
Dopo questo aggiornamento informativo vediamo se e quanto l’incremento dell’illuminazione si rifletta positivamente sul fenomeno della criminalità in Italia e, in ipotesi, su quali settori di questa.
A dispetto di quanto si possa credere non esistono studi scientifici che abbiano decretato, in modo inequivocabile, che la presenza di luce artificiale sia un sicuro deterrente per la limitazione dei reati in generale. Forse lo potrebbe essere limitatamente a qualche tipologia di questi.
Ciò dipende dal fatto che le ricerche più volte utilizzate per “millantare” tali conclusioni si basano non tanto sull’accertamento oggettivo della diminuzione dei reati quanto su quella soggettiva legata alla percezioni di sicurezza che l’opinione pubblica associa alla presenza dell’illuminazione.
Non è detto quindi che un luogo ritenuto sicuro, in quanto illuminato, lo sia poi veramente mentre in tantissime zone buie non è dato riscontrare incidenti o crimini a memoria d’uomo.
Ancor meno certo, anzi si è potuto dimostrare in alcuni casi il contrario, è che l’aumento dell’illuminazione, oltre certi valori, comporti un incremento della sicurezza.
Vale, mutatis mutandis, il ragionamento già formulato in altri scritti ed in altre sedi; ma vediamo ora un po’ di statistiche raccolte al riguardo e non solo in Italia.
Incomincerei da alcuni dati che ho recuperato dal libro “L’inquinamento Luminoso”. Tanto per avere un idea di come spesso le città più illuminate siano, indipendentemente dalle dimensioni, anche quelle con un alto tasso di criminalità apprendiamo dai dati del Dossier Criminalità 2007 pubblicati dal Sole 24 Ore che la città di Rimini (notoriamente sovrailluminata), con relativa giovane provincia, conquista il 25° posto con un incremento di reati, dal 2006 al 2007, di ben 10,3%, precedendo, paradossalmente, quella di Reggio Calabria che è al 36° posto.
Nel libro viene fatto un confronto tra le città di Frosinone e Latina per quanto concerne la sicurezza stradale e tenendo conto che la seconda utilizza livelli di luminanza massimi più che doppi (130 lumen) rispetto la prima (60 lumen).
Purtroppo, a dispetto della maggior illuminazione e con una popolazione poco più che doppia, Latina anche nella classifica delle città più pericolose, e parliamo della stessa regione, svetta al 28° posto contro il 55° di Frosinone, notoriamente città dark-sky.
Il dato emerso quindi nella sicurezza stradale si conferma, in modo ancor più netto ed inequivocabile, su quello della criminalità.
In base ai dati contenuti in una statistica della Banca Dati Interforze del Ministero dell’Interno, nel periodo 2004-2005, la città di Latina ha subito un incremento di reati del 7,01% a fronte della crescita 0 rilevata nella “meno illuminata” Frosinone, nello stesso periodo.
La tendenza si confermava anche al livello provinciale in quanto l’insieme dei 33 comuni pontini ha registrato un +7,3% contro il –2,6% di quelli ciociari (all’epoca unica provincia in controtendenza in tutto il Lazio). Quindi il fatto che in quest’ultimo comprensorio territoriale ci sia una maggiore osservanza della legge regionale sull’inquinamento luminoso dimostra non solo che le zone più illuminate non sono le più sicure ma addirittura il contrario.
In questo senso e maggior conforto ritengo utile riportare, tra i tanti esistenti, lo studio effettuato in USA dall’Unità di Ricerca e Analisi di Giustizia Criminale dell’Illinois a seguito del potenziamento dell’illuminazione di Chicago in alcuni quartieri.
L’ Amministrazione di questa metropoli, per aumentare la sicurezza delle strade, ha deciso nel 1998 di aumentare la potenza di una parte dei 175.000 lampioni cittadini, utilizzando lampade da 250 W al posto di quelle da 90 W, nel quartiere di West Garfield Park. Successivamente sono stati analizzati i dati raccolti “sui benefici” derivanti da questa operazione.
Purtroppo la scoperta non è stata favorevole per la scelta del Sindaco di Chicago in quanto è emerso un incremento dei crimini commessi, nelle zone più illuminate, del 21% (da 428 a 519).
Su livelli precedenti di reati registrati è invece rimasta la contigua zona di Englewood, volutamente non interessata dalle modifiche degli impianti al fine di avere un termine di paragone.
Ebbene l’aumento riscontrato si è suddiviso nel seguente modo in tutte le categorie analizzate:
- +14% crimini violenti;
- +20% reati contro il patrimonio;
- +24% non Index-crimini.
Per verificare che non si trattasse di in caso o di una tendenza di ordine generale sono stati conteggiati, a parte, i reati commessi durante il giorno ed è emerso, con grande stupore, che questi sono diminuiti del 7%.
Quindi appare del tutto evidente che la maggiore illuminazione ha certamente portato ad un incremento della criminalità. Le attese della cittadinanza sono state deluse mentre le spese sostenute dall’Amministrazione, in termini di istallazione e aumento dei consumi di energia, non sono assolutamente giustificate. Sicuramente maggior efficacia, a parità di costi, si poteva conseguire con l’aumento del pattuglie di polizia in servizio durante le ore notturne.
Concludo con una valutazione personale, la stragrande maggioranza dei reati viene commessa indifferentemente di giorno e di notte. Sempre più spesso quelli più efferati in fascia notturna vengono perpetrati nel pieno centro delle città o in luoghi comunque bene illuminati (centri commerciali, piazze affollate, ristoranti e quant’altro). Più volte ho avuto modo di parlare con “esperti del settore” e mi hanno detto che la luce artificiale non costituisce un problema; anzi in alcuni casi è un aiuto per meglio studiare il campo in cui si deve poi “operare”. Ne è un caso quello delle ville illuminate con i fari come dei veri e propri fortini. Questi permettono di vedere cosa succede all’interno della proprietà mentre privano della visione coloro che si trovano all’interno e, sempre più spesso, accecando le sensibili telecamere di controllo esterno. In definitiva l’unico vero presidio contro la criminalità è il controllo del territorio da parte delle forze dell’ordine che, negli ultimi anni in Italia, lamentano di non avere i fondi per la benzina, fondi che potrebbero essere presi dalla razionalizzazione ed ottimizzazione dell’illuminazione Pubblica.