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La luna dell'oracolo

Creato il 27 agosto 2015 da Weirde
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Finalmente è disponibile in italiano il quarto libro della serie Elder races di Thea Harrison, IL MIO PREFERITO! Stupendo, fantastico, dovete leggerlo per forza.

E’ disponibile grazie a Fanucci in versione ebook e anche cartacea (non so se la cartacea è già disponibile, ma se non lo è ora lo sarà a breve).

Cercatelo nelle librerie e compratelo, è un ordine, in italiano si intitola LA LUNA DELL'ORACOLO.

Il titolo originale era Oracle’s moon

Trama: Petra, che abbiamo intravisto nel terzo libro della serie, è il nuovo oracolo ora che sua sorella e il marito di lei sono morti. Oltre alla respionsabilità del optere di famiglia si rirtova anche a dover badare ai due piccoli nipotini ora orfani. Max di pochi mesi e Chloe di 4 anni. Pagare le bollette è difficile così come ogni piccola cosa visto che l’incidevte che ha coinvolto sua sorella ha ferito anche lei sia nel corpo che nello spirito. Per fortuna in suo aiuto appare Khalil, un Djiin o genio come lo chiameremmo noi. Khalil non è nemmeno lontanamente umano, eppure prova sentimenti come gli umani, avendo quasi perso una figlia ha un debole per i bambini bisognosi e decide di rimanere nei paraggi di Petra per badare ai bambini. Ma piano piano rimaròà affascinato anche da Petra.

La mia opinione: Bellissimo, romantico e toccante. Un essere incorporeo e che di umano ha poco, che piano piano riscopre e scopre un’umanità a lui aliena e si innamora quasi contro la sua volontà di un umana testarda ma terribilmente generosa. Ci sono così tante scene stupende…..la trama è molto bella e non solo il rapporto tra i due anche il misterio che circonsda Petra è ben raccontato e il finale poi, è fantastico……non voglio rivelarvi troppo per non rovinarvi la sopresa, sappiate solo che questo è un libro stupendo. E’ così romantico!!!!!!! e pure poetico a tratti, con tantissime frasi veramente belle.

Io l'ho letto ormai nel lontano 2012, caspita come siamo indietro in Italia!

All'epoca tradussi con l'aiuto di Barbara Slongo alcuni dei brani più belli del romanzo, se volete potete ora confrontare la nostra traduzione con quella dell'edizione Fanucci! e poi ditemi quale preferite, noi eravamo state molto attente a mantenere il più possibile i termini e i significati originali:

“Khalil appariva infuriato, imprevedibile….e lei si innamorò perdutamente di lui per la quarta volta quel giorno. Si ritrovò a pensare che avrebbe veramente amato spendere tutta la vita ad innamorarsi di lui ogni volta che l’avesse guardato negli occhi, cadendo dentro di loro per sempre. Sempre amando, sempre cadendo.”

“Questa volta aveva assunto l’aspetto di un uomo alto, pressappoco intorno al metro e novanta. I lunghi capelli corvini tirati indietro a rivelare un viso elegante e pallido. Quel viso possedeva tutto ciò che caratterizza un viso umano: due occhi, un naso e una bocca. Era perfino attraente, con una mascella delicata, ma in qualche modo la sua inumanità era palese. Quei suoi strani occhi erano gli stessi, qualunque forma decidesse di prendere, cristallini e simili a diamanti. Possedeva un fisico asciutto e aggraziato che ben si intonava al suo volto, e indossava una semplice tunica nera, dei pantaloni e un fiero orgoglio regale.

Questa, tanto quanto qualunque altra, era la sua vera forma. O perlomeno era la sua forma abituale. Nella sua essenza era uno spirito di fuoco e magia. Nessuna forma fisica poteva contenerlo nella sua interezza. Il suo Potere riempiva la casa.

Oh dei, è così immenso, pensò lei fissandolo in quei suoi occhi scintillanti e adirati. È una tale calamità. A stargli di fronte si sentiva giovane in maniera assurda, piccolissima e, come una sciocca, affascinata oltre misura.

I djinn erano creature di fuoco e magia, e un Potere quasi inimmaginabile. Non davano valore alle cose materiali o al denaro, ma mercanteggiavano favori. Per un Djinn un accordo era una cosa sacra, e rompere un patto era un grave crimine.

Non erano conosciuti per essere creature clementi. Molte leggende umane raccontavano del comportamento malevolo o dispettoso dei Djinn nei confronti di chiunque fosse stato abbastanza stolto da stringere con loro un patto e poi infrangerlo.”

****

“Rimase ad ascoltare i rumori provenienti dall’interno della casa, piccoli suoni domestici come il tintinnio delle posate contro i piatti, la risata contagiosa del bimbo e la voce argentina di Chloe. La bambina chiacchierava di qualunque cosa le colpisse l’immaginazione, e quando non parlava, cantava. Faceva domande senza sosta. Nonostante lo scatto di rabbia che aveva avuto con lui, Grace rispondeva sempre con pazienza alle domande di Chloe.

Erano come un nido di uccellini. Khalil sorrise a quel pensiero.

Cip cip. Poi sentì il rumore dell’acqua che scorreva e un gran sbattere d’ali. Il cinguettio si fece più forte. Le risatine erano interrotte da Chloe che faceva tra–la–la e da Max che gorgheggiava allegro. Il rumore si spostò dalla cucina ad unaltra parte della casa. Grace stava mettendo i bambini a letto. Li riempiva d’affetto. Anche se non l’approvava come persona ed era quasi certo che non le piacesse, doveva riconoscere almeno quello alla femmina umana.

Ritornò col pensiero a tanto tempo prima, quando era sua figlia, Phaedra, a produrre quei suoni delicati e felici.”

****

“Si strattonò il labbro inferiore mentre lo valutava. In futuro, come avrebbe mai potuto giustificarsi per tutto questo con chiunque altro, o con se stessa? Era tardi, non aveva controllo dei propri impulsi, e lui era interessante. Quella frase probabilmente racchiudeva ogni errore commesso dal genere femminile nell’intero arco della storia delle relazioni. Quel suo stupido cuore si mise a battere più velocemente mentre lui la studiava, e il silenzio fra di loro si fece teso.”

****

“A quelle parole si voltò e incontrò il suo sguardo cristallino.

Quegli occhi inumani e senza età possedevano una lucidità penetrante, e quando vi guardava dentro si sentiva come se stesse cadendo nell’infinito. Non riusciva a distogliere lo sguardo, e neanche lui lo fece. Con l’attenzione completamente concentrata su di lui, sentì la propria energia allinearsi con la sua, ed era un’esperienza del tutto nuova che in qualche modo sembrava giusta, confortante e positiva. Possedeva una completezza che non aveva mai conosciuto prima, il suo essere maschio al suo essere femmina, il Potere di lui che toccava quello da Oracolo che risiedeva dentro di lei, insieme al proprio, unico, Potere dello spirito. Si sentiva avvolta, riscaldata, quasi come se lui l’avesse fisicamente presa fra le braccia. Sul viso gli passò una strana espressione. Corrugò appena la fronte, inclinò la testa da un lato e la fissò.

Così da vicino, la fiamma brillante del suo Potere era intensa e inesauribile, un ruggito puro e incessante che era…

Era sexy.

Non solo un pochino, ma magnificamente, da calcio in testa sexy.

Per la prima volta dopo mesi, sentì un fremito d’eccitazione.

La sua presenza, così intensamente virile, riempiva la casa, proprio come era successo la sera prima.

E lei non gli era più del tutto indifferente.

“Adesso hai destato il mio interesse,” mormorò Khalil.”

****

“Lui si dissolse e riprese forma di fronte a lei. Grace fece un balzo indietro quando la prese per le spalle. Voleva scuoterla per la sua ingenuità. Voleva urlarle contro per la sua sciocca compassione e generosità. Voleva infuriare per la casa e la terra, e fare a pezzi questa cosa preziosa e invisibile che non comprendeva. Voleva provare di nuovo antipatia per lei e litigare e …

Lei aveva unespressione incredula. Poi fece qualcosa che lo stupì per davvero. “Vieni qui,” gli disse.

Lui si paralizzò, rimase a fissarla, lei gli appoggiò le mani dietro al collo e gli abbassò la testa con una tale sconvolgente sicurezza che la lasciò fare, senza altra ragione se non per vedere cosa avrebbe fatto dopo. Lui si piegò, lei gli mise le braccia intorno al collo e lo abbracciò stretto con tutto il corpo, come aveva fatto Chloe, fino a quando le braccia non le tremarono per la forza che ci stava mettendo.

E non lo abbracciò solo fisicamente. Ma con tutto lo spirito, la sua presenza appassionata e ardente posata accanto alla sua, femmina contro maschio, Potere contro Potere.

“Non riesco nemmeno a immaginare quanto ti manchi tua figlia,” bisbigliò. “

Ma so quanto mi manca la mia famiglia. E fa molto male.”

Aveva divelto le pietre all’entrata del tempio funerario di un antico faraone a Saqqara. Aveva causato terremoti, creato uragani, abbattuto montagne. Aveva dichiarato guerra a un Djinn di prima generazione, uno dei più potenti della sua specie, e aveva vinto. Poteva fare a pezzi Grace in un istante. Aveva creduto di essere tanto più vecchio, saggio e potente di lei.

Ma questo… Questo…

La avvolse con le braccia e il proprio Potere. La sua testa era solo un’illusione. Non sapeva perché la sentisse tanto pesante. Comunque gliela appoggiò sulla spalla esile e lei gli accarezzò la nuca.

“Non puoi rimangiartelo,” le disse. La voce era attutita contro la sua pelle.

Rimangiarmi cosa?” gli chiese.

Il loro patto.

Le verità che si erano scambiati. Le battutine pungenti e spiritose. Le offerte di cibo, bevande, risate e compassione. Il permesso di vedere i bambini. La promessa di chiamarlo così che potesse vigilare su di loro. La sua dichiarazione d’amicizia.

Sollevò la testa e le disse, “Tutto quanto.”

La pelle di Grace era soffusa di un colorito roseo come quello di una pesca matura. Le labbra sembravano incredibilmente morbide, piene e succulente. Lei aprì la bocca per dire di nuovo qualcosa, per fare una domanda, discutere, tergiversare o fare un discorso insopportabilmente saggio.

Decise che non glielo avrebbe lasciato fare. Così le prese la testa tra le mani, la piegò indietro e la baciò.

****

All’improvviso le fu di fronte. Le sollevò il viso con entrambe le mani. Quando sentì le sue dita tremare, Grace si sentì venir meno.

Il suo sguardo era una fiamma severa e furiosa. Potevi morire. Potevi non esserci più. Basta solo un colpo, una caduta, una stilettata al cuore. Un incidente.” Si fermò e sollevò il viso verso la luna calante. Per un istante i suoi tratti regali apparvero disperati e scrutatori. Quando riabbassò lo sguardo su di lei, fu come guardare le stelle cadenti. “Mi hai spaventato,” le disse con schietta sorpresa.

****

Poi la baciò.

E fu il primo bacio, l’unico.

Il solo in tutto il mondo.

Lo abbracciò e ci fu maggiore attrito, questa volta causato dal suo braccio caldo che gli scivolava lungo la nuca. Modellò le labbra su quelle di lui, e il bacio diventò una danza delicata e indagatrice mentre cambiavano posizione e si accarezzavano in risposta ai movimenti l’uno dell’altra.

Si staccarono e lui scoprì altri colori: il rosa intenso delle sue labbra e il rossore delle sue guance. Gli occhi le brillavano con uno scintillio lucente, e la sua energia divampava brillante.

Un tempo aveva creduto di sapere cosa fosse il desiderio, dalle cose che aveva visto e dagli amanti che aveva avuto. Aveva pensato che il desiderio fosse un artificio, una scambio educato di piacere.

Il ruggito di brama agonizzante che ora provava lo ustionò. Non c’era nulla di artificiale in tutto questo. Era crudo e affilato, e riusciva a stento a tenerlo sotto controllo.

Era esistito per così tanto tempo che non si era mai preoccupato di tenere il conto degli anni. Per lui i numeri e il conteggio non significavano nulla. Ma ricordava di averli vissuti tutti. Misurava la lunghezza della sua vita in base agli avvenimenti, e non aveva mai provato un desiderio come questo, come assoluta disperazione.

Anche lei lo sentiva; lui lo sapeva. Soffriva della sua stessa bramosia. Il suo crudo ardore era condito dalla complessità dei suoi pensieri e dei suoi sentimenti.

Eppure preferiva ancora entrare in quel fabbricato.

Poteva giungere ad un’unica conclusione. Chiaramente per lei il bacio non era stato tanto persuasivo quanto per lui.

Voleva dire che avrebbe dovuto impegnarsi più a fondo nel prossimo bacio, così da convincerla.

****

Riprese forma alle sue spalle sul letto e la girò così che fosse distesa sulla schiena. Le mani di Khalil erano così delicate che quando Grace aprì gli occhi, si trovò del tutto impreparata alla serietà dell’emozione che gli trasformava il viso. Le disse con freddezza, “Sono venuto a riscuotere il favore che mi devi.”

Scossa, gli disse, “Cosa, proprio adesso?”

La interruppe. “Sei in grado di pagare il tuo debito?”

“Certo,” gli rispose. “Fino a quando non si ripercuote sui bambini…”

Fermò le sue parole semplicemente mettendole una mano sulla bocca. Gli occhi infuocati, le si avvicinò fino a quando l’unica cosa che riusciva a vedere era lui, e l’unica cosa che poteva sentire, tutto intorno a sé, era lui.

Mi chiamerai,” le disse. “Per il resto della tua vita, mi chiamerai. Non me ne frega niente se sei dell’umore. Non m’interessa se la tua causa è inutile o se arrivo troppo tardi o se puoi risolvere tutto il dannato problema da sola o se hai solo paura. Mi chiamerai, Grace. Mi chiamerai.”

Lo fissò attonita.

Non aveva il controllo completo della sua forma fisica. Ondulava, o semplicemente la mano gli tremava per la stessa emozione che gli faceva tremare la voce. I suoi occhi non erano solo infuocati. Erano troppo luminosi, perfino per lui. Ascoltò non solo quello che le diceva, ma anche quello che non le aveva detto. Sotto la rabbia c’era un’altra emozione.

Mi hai spaventato, le aveva detto prima, e non era abituato a provare paura. Era troppo arrogante e Potente, troppo abituato al compiacimento che deriva dal vivere tanto a lungo.

Gli strinse le dita intorno al polso e spinse via la mano dalla bocca. Lui serrò la mascella ma le permise di spostare la presa. La punta delle dita le accarezzarono le labbra.

“Ti amo anch’io,” gli disse, perché il suo senso dell’orientamento nello scegliere sempre la direzione più stupida nella vita era praticamente infallibile. Osservò l’impatto delle proprie parole cambiargli l’espressione in modo drastico, e cominciò a blaterare. “Lo so che è stupido. Pensavo che la differenza d’età tra Hugh Hefner e le sue ragazze fosse brutta. E chi ha tempo per questo genere di cose, giusto? Credo sia successo quando hai preso in braccio Max per la prima volta…”

Non terminò mai la frase. Khalil le fece scivolare una mano dietro al collo. Le sollevò la testa e si chinò sul suo viso, e lei si ritrovò presa in mezzo, mentre la bocca di lui si posava sulla sua, e non importava se in teoria l’Oracolo non era in grado di fare profezie su se stessa, perché in quel momento Grace seppe che l’avrebbe amato incondizionatamente per il resto della propria vita.

La baciò e la baciò, come aveva fatto prima, con gentilezza, ardore, trafiggendola con quella sua lingua calda, e lei si sentì bruciare ovunque la toccasse, su tutto il corpo e nel profondo dell’anima. “Mi chiamerai,” le disse a fior di labbra. “

Giuralo, Grace. Non potrei sopportarlo se non mi chiamassi.”

“Lo giuro,” mormorò lei.

****

Ti amo anch’io, aveva detto Grace, come se avesse già saputo qualcosa che lui ignorava.

Khalil rimase immobile a guardare Grace mentre dormiva. Come aveva fatto questa giovane umana a diventare tanto preziosa per lui in così poco tempo? Era accaduto in meno di due settimane. Una mera manciata di giorni.

Non si era mai preoccupato di tenere il conto del tempo prima, ma aveva iniziato a farlo adesso, e il tutto era cominciato col contare ogni respiro che lei emetteva. Rimase ad osservare il gentile sollevarsi e abbassarsi del suo petto in agonizzante meraviglia. Avrebbe respirato solo un numero limitato di volte nella vita, e poi avrebbe smesso per sempre. Max e Chloe, quegli uccellini dagli occhi vispi, sarebbero vissuti per un tempo così breve.

Un tempo aveva creduto che le loro vite fossero banali, lontani dalla politica, dalle preoccupazioni del mondo e dalle lotte per il dominio e il Potere. Adesso si rendeva conto di quanto immense fossero in realtà le loro esistenze, perché avevano tutto ciò che era davvero importante. Loro erano l’unica cosa importante. La sorpresa gioiosa per ogni scoperta che facevano insieme era più preziosa del tesoro di un re, più coinvolgente anche del più spettacolare inseguimento automobilistico, più bella del più esotico dei paesaggi.

****

Le labbra erano gonfie e le tremavano. Le coprì la bocca con la sua e l’accarezzò con gentilezza. Avrebbe voluto sapere come descriverle ciò che provava.

Per te ho iniziato a tenere il conto del tempo.

Per te voglio cambiare ciò che sono.

Sei la mia Grace, la mia grazia.

Era ricolmo, e non c’erano abbastanza parole.

“Non sapevo mi servisse grazia fino a quando non ho incontrato te,” le disse.

Poi mentre lei lo teneva stretto a sé, seppe che ciò che aveva detto era stato abbastanza.

****

Grace si rivolse al Djinn con voce gentile e vivace, “Adesso devi fare un passo indietro e lasciarci un po’ di spazio. Anzi, se vuoi davvero aiutare, potresti portare qualcosa da mangiare ai bambini dato che la nostra cucina è esplosa.”

Poi mormorò a Chloe, “Hai fame?” Chloe annuì. “Cosa vuoi mangiare?”

Chloe si tolse il pollice di bocca. “Formaggio.”

Ebrahim guardò Max.

Khalil disse prontamente, “Latte artificiale. Non in polvere. Pronto per riempire il biberon.

Un pacco di pannolini usa e getta Pampers, una decina di omogeneizzati fase due – prendi diversi gusti, e ricorda, adora la salsa di mele – e un cucchiaino, qualche salvietta, e una borsa porta pannolini. Un peluche adatto a un bambino di nove mesi e una coperta di cotone. Dovrebbe essere sufficiente per i suoi bisogni immediati.”

Grace fissò Khalil a bocca aperta. Se non fosse già stata innamorata di lui, quello l’avrebbe convinta. Per la seconda volta.

L’intensità di Ebrahim si era trasformata in confusione. Khalil gli disse, “Chiedi a un commesso di aiutarti a scegliere.

E sbrigati.”

Laltro Djinn si smaterializzò e volò via. Grace chiese, “Sembrava un po’ teso. Cosa succede?”

Khalil glielo disse, “La sua compagna non sta bene.

Ha visto Phaedra e ci ha sentiti parlare. Spera che tu possa aiutare la sua compagna. Non mi è venuto in mente quando gli ho chiesto di ripagare il suo debito.”

Lei si premette un palmo sulla tempia. “Oh, accidenti. Non posso promettere niente a nessuno. Khalil, quello che ho fatto è stato un caso. Sul serio, Phaedra ha fatto quasi tutto da sola.”

Si accovacciò di fronte a lei. Max sembrava così piccolo accoccolato sul suo petto. “Lo so. E adesso proprio non è il momento. Ma quando arriverà, sarai almeno disposta a provarci – per lui o per qualcuno degli altri?” Le strinse una spalla, “Non importa cosa risponderai, appoggerò la tua decisione.”

E se non fosse già stata innamorata di lui, quello l’avrebbe fatto succedere per la terza volta in una sola giornata. “Certo che ci proverò,” gli disse. “Non potrei rifiutare.”

La fissò negli occhi, le prese la mano e le posò le labbra sulle dita. Appunto.


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