Crediti: NASA/LRO
È noto che le forze gravitazionali che la Luna e il Sole esercitano sulla Terra sono responsabili della salita e della discesa delle maree sul pianeta. Ma sapevate che la forza gravitazionale terrestre influenza – e molto – il nostro satellite naturale? Ovviamente sì, ma quello che forse non sapete è che gli astronomi che lavorano sui dati della sonda Lunar Reconnaissance Orbiter (LRO) della NASA hanno scoperto che alcune caratteristiche della Luna in superficie sono causate dalla gravità esercitata dalla Terra.
I ricercatori hanno visionato le immagini dalla Narrow Angle Camera (NAC) di LRO (lanciata nel 2008) e hanno riportato la scoperta di ulteriori 14 scarpate conosciute come lobate scarps (scarpate a forma di lobo) sulla superficie della Luna, oltre alle 70 già fotografate dall’Apollo Panoramic Camera (a bassa risoluzione). Queste scarpate sono prodotte dall’effetto congiunto del restringimento del nucleo lunare mano mano che si raffredda e degli effetti della gravità terrestre e hanno dimensioni fino a dieci chilometri in lunghezza e solo qualche decina di metri di altezza. Il team scientifico è arrivato alla conclusione che la Luna si stia restringendo. Questi difetti causati dalla gravità terrestre sono piuttosto piccoli, nella media dei 10 chilometri di lunghezza e delle poche decine di metri di altezza.
Dopo 7 anni in orbita, LRO ha studiato e fotografato più dei 3/4 della superficie lunare a una risoluzione senza precedenti, portando alla scoperta di oltre 3000 piccole e grandi strutture, dai crateri alle scarpate. L’analisi degli orientamenti di queste piccole scarpate ha prodotto un risultato sorprendente: si sono probabilmente formate dalla contrazione globale derivante dal raffreddamento del nucleo caldo della Luna stessa. Più il nucleo interno si raffredda e porzioni di sottosuolo si solidificano, più il volume del satellite naturale diminuisce. E non solo: la forza gravitazionale della Terra esercita una forte influenza, che si va ad aggiungere al fattore interno.
La contrazione globale provocata dalla forza gravitazionale della Terra non può essere l’unica responsabile, infatti, per la formazione di questi difetti sulla superficie lunare, ha detto Thomas Watters, del National Air and Space Museum di Washington. «C’è uno schema nell’orientamento delle migliaia di scogliere e fratture che suggerisce che qualcosa di diverso sta influenzando la loro formazione, qualcosa agisce su scala globale». Come se questa “forza” stesse massaggiando e riallineando tutte le strutture lunari. Watters è l’autore principale della ricerca pubblicata nel numero di ottobre della rivista Geology.
Crediti: NASA/LRO/Arizona State University/Smithsonian Institution
Come detto, quindi, gli esperti parlano di due forze: una che proviene dall’interno (dal nucleo) e l’altra che proviene dalla Terra (la gravità). Le forze mareali, appunto. «La scoperta di tante caratteristiche non rilevate in precedenza è davvero notevole», ha sottolineato Mark Robinson dell’Arizona State University. «All’inizio della missione c’era il sospetto che le forze mareali avessero avuto un ruolo fondamentale nella formazione di queste caratteristiche tettoniche, ma non avevamo abbastanza prove per fare dichiarazioni conclusive. Ora che abbiamo le immagini di NAC con l’illuminazione adeguata di oltre la metà della Luna, gli schemi strutturali stanno cominciando a venire a galla».
Queste scarpate sono relativamente giovani se si pensa all’età della Luna stessa. E sono talmente recenti, che gli studiosi credono che il processo di formazione e modellamento sia ancora in corso. Dai modelli realizzati dal team di LROC si evince il picco delle sollecitazioni viene raggiunto quando la Luna è più lontana dalla Terra nella sua orbita (all’apogeo). Se questo processo è ancora attivo, i terremoti lunari superficiali sono più frequenti quando la luna si trova al suo apogeo. «Con LRO siamo stati in grado di studiare nel dettaglio la Luna a livello globale come non è stato ancora possibile con altri corpi del Sistema solare. I dati raccolti da LRO ci permettono di studiare piccoli ma importanti processi che altrimenti resterebbero nascosti», ha spiegato John Keller, LRO Project Scientist.
Fonte: Media INAF | Scritto da Eleonora Ferroni