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La lunga chioma del chitarrista

Creato il 12 maggio 2012 da Scribacchina

Chitarrista

Jer sera, complice un certo desiderio di musica live, m’imbattei in una di quelle feste della birra al semi aperto (leggasi «tendone») che van per la maggiore nel periodo estivo.
Sì, soliti lettori, lo so da me che siam ancora in primavera, ma v’assicuro che la pianura Padana (non
«Padania», come erroneamente segnala l’automatico correttore di quest’infernale iPad) da alcuni giorni è tutt’un ribollire di calura; i campi già profuman d’erba appena tagliata, i papaveri son in piena fioritura e… sì, par quasi che questa bella campagna (la poca ch’è rimasta) sia priva d’inquinamento.
Ogni tanto fa bene illudersi. 

Ragionari ambientalistici a parte, torniam alla calda serata d’jeri: debbo dire che rimasi piacevolmente stupita dalla proposta musicale. A far da supporter, una manica di giovincelli che – così pare – avean 51 anni in tre: ragazzetti, dunque, ma già promettenti, col loro repertorio tutto pescato dalla produzione di Jimi Hendrix.

A seguire, le star della serata.
Che lo dico a fare? Già lo sapete: trattavasi d’una tribute band, tanto per variar il menu sonoro delle serate
live bergamasche. Nota positiva: al posto del solito minestrone (il Vasco nazionale o il Luciano più noto come Ligabue che col nome di battesimo), un’ottima selezione tratta dal repertorio dell’accoppiata Robert Plant / Jimmy Page.

Il bravo emulo del Jimmy, tal Simone Trevisan, vecchissima conoscenza della sottoscritta, era immutato d’una virgola da come lo ricordavo; pure il capello lungo era rimasto inalterato.
Vederlo sonare la sua sei corde scotendo i lunghi capelli lisci mi fece venire in mente quanto mi disse al proposito un chitarrista yugoslavo, senza dubbio il più eccellente musicista che abbia mai avuto la ventura di conoscere. Ne ometto volontariamente nome e cognome, ma vi rivelo volentieri ch’egli era cugino del bravo Krist Novoselic (già bassista dei Nirvana) e ch’era membro d’una band famosissima in Yugoslavia, sciolta come neve al sole a metà anni Novanta.
Oh, immagino non ci sia bisogno che vi dica il motivo dello scioglimento.
Già sapete che la guerra ha un enorme potenziale distruttivo.

Ebbene, quando lo conobbi, il bravo chitarrista avea da poco tagliati i lunghi capelli; tra una chiacchiera e l’altra, mi confidò che quando sonava colla sua band, una delle sensazioni più belle era l’eseguire soli scotendo la chioma, quasi seguendo con essa le note che si perdevano nell’aere.

Quest’immagine m’è rimasta nel cuore, ed è legata in maniera indissolubile alle terribili storie di guerra che mi narrò in quel fugace periodo.

*** 

Ohibò. Mi rileggo e m’accorgo d’aver fatto più d’un salto di palo in frasca, oggi.
Non potrei dunque chiuder in maniera migliore l’odierno post facendovi partecipi del pensiero che jer sera, all’uscita dalla festicciuola, si fece 
strada nell’affollatissima mente di Scribacchina. Ossia: considerato il fatto che si vive una volta sola e che le passioni van vissute fino in fondo pena l’acuto rimpianto vita natural durante, sarà forse il caso d’impadronirsi d’un biglietto pel concerto di Felix Pastorius cogli Yellowjackets?


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