Come si può recensire un romanzo che si apre con l’incipit “Non può essere un caso che in nessuna lingua terrestre esista l’espressione “Bello come un aeroporto”” se non con un monumentale “grazie per le risate che mi hai regalato”?
E prima da di dare il via ad alcune riflessioni su “La lunga oscura pausa caffè dell’anima”- romanzo di Douglas Adams ancora inedito in Italia ed appena dato alle stampe da Mondadori – vi regalerò in completezza il suo primo paragrafo:
“Gli aeroporti sono brutti. Alcuni sono molto brutti. Certi raggiungono un livello di bruttezza che può solo essere il risultato di uno sforzo consapevole. La bruttezza degli aeroporti dipende dal fatto che sono pieni di gente stanca e di pessimo umore che ha appena scoperto che i propri bagagli sono sbarcati a Murmansk (l’aeroporto di Murmansk è l’unico che fa eccezione a questa regola altrimenti infallibile), e gli architetti per lo più si sono sforzati di riflettere questo stato d’animo nelle loro creazioni.”
“La lunga oscura pausa caffè dell’anima” è il secondo romanzo di una mini-serie certamente meno conosciuta rispetto ai cinque volumi che compongono “La guida galattica per gli autostoppisti” ma altrettanto geniale e d i v e r t e n t e. Il protagonista, l’investigatore Dirk Gently, è baciato dal dono della preveggenza ma non lo sfrutta nel corso dei suoi tentativi di risoluzione dei folli casi a cui viene sottoposto, preferendo accreditarsi come una sorta di ciarlatano. Eternamente in bolletta ed in perenne lotta con tutti gli elettrodomestici di casa, nel corso di questa nuova avventura Dirk cercherà di sbrogliare una intricata matassa che prende il via da una strana esplosione (senza vittime) in un aeroporto e prosegue fra cadaveri orrendamente mutilati e apparizioni di dei del pantheon nordico (Thor e Odino). Lo so, a qualcuno si saranno immediatamente eretti i peli delle braccia e del collo al ricordo di “American Gods” di Gaiman, ma vi assicuro senza tema di esser smentito che l’effetto è decisamente differente! Con queste pagine si ride, ci si sorprende a maledire l’arrivo della propria fermata e ci si spalma sul divano con l’intenzione riuscita di passare delle sane ore di puro intrattenimento.
Se nella serie della “Guida” Adams dedicava il suo inesauribile umorismo ad una trama fantascientifica, con Dirk Gently l’ironia è tutta diretta al genere hard boiled: è in questa chiave, con un confronto che non può non correre al Marlowe chandleriano o all’immortale Sam Spade di Hammett, che l’investigatore olistico fa risaltare ancora più profondamente sarcasmo e originalità, facendoci maledire – una volta di più – quel maledetto infarto che stroncò Douglas Adams a soli 49 anni, lasciandoci orfani del suo genio e della sua fantasia. E per salutarlo, nel momento complicato che viviamo, vogliamo ricordare che…
Il maggior problema, ossia uno dei maggiori problemi (ce ne sono tanti) che l’idea di governo fa sorgere è questo: chi è giusto che governi? O meglio, chi è così bravo da indurre la gente a farsi governare da lui? A ben analizzare, si vedrà che: a) chi più di ogni altra cosa desidera governare la gente è, proprio per questo motivo, il meno adatto a governarla; b) di conseguenza, a chiunque riesca di farsi eleggere Presidente dovrebbe essere proibito di svolgere le funzioni proprie della sua carica, per cui: c) la gente e il suo bisogno di essere governata sono una gran rogna.