L'ispirazione era tale che ho anche, per la prima volta, abbozzato una prima ipotesi di titolo "semiserio", che potrebbe cioè anche sopravvivere, con le dovute varianti, all'intera stesura.
Non appena mi sono messa a scrivere la storia mi ha presa come al solito e per la prima volta dopo tanto tempo ho ritrovato il piacere di scrivere. Che sia il primo degli effetti positivi della dieta? Mah. I miei personaggi sembravano vivi nella mia mente e li vedevo comportarsi come in un film, cercando semplicemente di mettere su carta virtuale ciò che vedevo.
Trattandoli come persone "vere" le loro vicende potrebbero andare avanti all'infinito, anche se ho già in mente un finale del romanzo, così ho cercato in internet quale sia la lunghezza media accettabile per un romanzo del mio genere. Non avrei mai creduto di trovare così tanto materiale in proposito. E così tanto contrastante.
La lunghezza del romanzo, misurata ovviamente in cartelle (gruppi di 1800 caratteri) varia da autore ad autore, più o meno serio. Si va da un minimo di 195 ad un massimo di 278 cartelle.
Sembra strano, però, perchè a pensarci bene se ci si basasse esclusivamente sulle dimensioni, il mondo sarebbe stato privato di belle letture come "Il signore degli anelli", oppure "It" e tutti gli altri mattoni della letteratura che riescono, nonostante la mole, a tenerci incollati alle pagine ed a farci sognare. Che sia allora davvero questione di quantità?
Mah, secondo me è legittimo chiedersi a quante pagine "stampate", da libro, corrispondano le cartelle o le facciate di Word, ma decidere la lunghezza di un romanzo in base a cosa può essere accattivante per un editore è un po' triste.
Perchè in fin dei conti si tratta di questo: di pubblicare. Quando portiamo un curriculum ad un'agenzia per il lavoro o ad un ipotetico datore di lavoro, sappiamo che dedicherà alla nostra causa non più di qualche secondo. Inizio a credere che questo avvenga anche quando si sottopone un manoscritto ad una casa editrice. C'è la paura che il mattone, così come la velina, vengano cestinati perchè troppo brevi o troppo pesanti (fisicamente parlando). Il libro, per piacere all'editore, deve quindi avere la bella presenza di una commessa, essere esteticamente grazioso nel momento in cui verrà posato sulla mensola.
Ecco che allora su internet si trovano consigli del tipo:
Delos Books si attesta fra i 350.000 e i 500.000 caratteri come standard.
Nell'ottimizzazione di uno scritto da mandare alle case editrici, sono più alte le probabilità che un romanzo venga preso in considerazione se di lunghezza compresa tra le 200 e le 250 cartelle, ciascuna da 30 righe di 60 battute per un totale di 1.800 caratteri.Tutti i consigli sembrano concordare sul fatto che "il formato standard che non spaventa evidentemente l'editore, dando nel contempo al lettore un contenuto sufficiente a motivarlo all'acquisto, pare essere tra le 200 e le 250 pagine".
Tutte queste paranoie sono per gli editori, intendiamoci, perchè se lasciassero fare ai lettori la storia sarebbe ben diversa. Non sto parlando di chi legge un libro all'anno e si spaventa di fronte ad un tomo più grosso del consono, come se potesse saltargli addosso e sbranarlo con la furia di un pitbull ma di lettori veri, quelli che non riescono a stare senza leggere nemmeno una sera perchè sennò non si addormentano, di quelli che sanno che le biblioteche esistono ancora e non sono state chiuse nel secolo scorso, di quelli che quando leggono un libro lo lasciano alla fine spossato, con il dorso tutto spiegazzato, vissuto, sofferto, goduto. Se lasciassero decidere a quei lettori che cosa va pubblicato e cosa no, di sicuro ci sarebbero in circolazione molti più libri e molte meno paranoie.
La Redazione