Magazine Diario personale

La macchia umana

Da Chiagia

“Non si trattava più di provare una maschera e scartarla, esercitarsi interminabilmente e prepararsi a essere. Era la soluzione, il segreto del suo segreto, con appna una goccia di ridicolo per renderla più saporita: il ridicolo che riscatta e rassicura, il modesto contributo della vita a ogni decisione umana.”

“Perchè c’è la verità e poi, ancora, c’è la verità. Per quanto il mondo sia pieno di gente che va in giro credendo di conoscerti, di conoscere te o il tuo vicino, l’ignoto è davvero senza fondo. La verità che ci riguarda è infinita. Come le bugie.”

Un altro capolavoro assoluto di Philip Roth.
Coleman Silk,l’uomo che fugge per ritrovarsi schiavo e finire paradossalmente sconfitto dalla propria menzogna.
Faunia, la donna che voleva essere una cornacchia.
Lester, il reduce del Vietnam che riesce a ordinare una zuppa cantonese.
Delphine Roux, si chiede perchè abbia lasciato la Francia.
Personaggi scolpiti con potenza verbale ed emotiva sullo sfondo dell’America, ancora un’Arcadia violata come nella “Pastorale”.
L’America dei pompini clintoniani e del muro dei veterani, ma anche quella che i negri dovevano starsene fuori, e non fino troppo tempo fa.
Coleman e Faunia, due anime che deflagrano e che faticheremo a dimenticarci, anche grazie all’ottimo film con Hopkins e la Kidman, che pur non potendo contenere tutto questo strepitio di libro è ruscito a condensare le scene salienti, le frasi più belle, il senso della macchia umana.

(Dopo due tentativi andati a vuoto (con Portnoy e Shylock) l’innamoramento per Roth è ormai conclamato.)



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